I retroscena

Così è nata l’inchiesta sui sindaci di Maglie, Sanarica e Ruffano. Una funzionaria denunciò Toma, nei cellulari tracce di appalti truccati

Massimiliano Scagliarini

In 25 rischiano l'arresto compresi i tre primi cittadini. Deciderà il gip Stefano Sala lunedì 4 e martedì 5 febbraio dopo aver interrogato gli indagati

È nato tutto da una funzionaria del Comune di Maglie, che nel 2019 aveva denunciato irregolarità nell’appalto per la gestione dei parcheggi. È partendo da qui, e intercettando altri tecnici, che la Procura di Lecce ha incrociato i fratelli Marco e Graziano Castrignanò di Galatina. Ovvero i due imprenditori che potrebbero costare l’arresto non solo al sindaco di Maglie, Ernesto Toma, ma anche ai suoi colleghi primi cittadini di Sanarica, Salvatore Sales, e di Ruffano, Antonio Rocco Cavallo: per quest’ultimo la pm Maria Vallefuoco, con il visto del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi, ha chiesto il carcere.

Deciderà il gip Stefano Sala lunedì e martedì dopo aver interrogato gli indagati, ma grazie alla nuova legge voluta dal governo Meloni le carte sono già a disposizione delle difese e dunque anche della stampa. E sempre grazie alla nuova legge, la richiesta di arresto (554 pagine) datata 26 marzo 2024 e i suoi allegati sono diventati pubblicabili.

Il Nucleo di polizia economico-finanziaria guidata dal tenente colonnello Giulio Leo ha dunque ricostruito una serie di appalti pubblici che, nell’impostazione della Procura, potrebbero essere stati alterati per favorire la ditta dei Castrignanò che poi a loro volta si sarebbero sdebitati con gli amministratori locali a colpi di favori. Un meccanismo che non era sfuggito a chi lavorava per il Comune: un imprenditore del mondo dei rifiuti, intercettato nel 2020 insieme a un ingegnere, rilevava che «qualunque appalto» finiva assegnato ai Castrignanò, anche attraverso «ditte fantasma» comunque a loro riconducibili. «Io penso - diceva in sostanza l’imprenditore - che prima o poi qualcosa esca...».

La Procura ha dunque attivato le intercettazioni, anche attraverso i trojani, e ha infilato una videocamera nell’ufficio del sindaco Toma. Ed è emersa la conferma ai «si dice». In questo contesto Marco Castrignanò viene ritenuto dalla Procura «il più spregiudicato» nella gestione di «rapporti privilegiati» con gli amministratori pubblici che poi - nell’indagine - si riveleranno «corruttivi» secondo uno schema definito «solito» che assomiglia a un patto tra politici e appaltatori. Un «sistema perfettamente collaudato», lo definisce la Procura, che avvolge gli appalti pubblici fin dalla fase della loro ideazione e che richiedeva necessariamente la collaborazione di un tecnico comunale individuato nell’ingegnere Maurizio Montagna (Rup di molti appalti): anche per lui è stato chiesto l’arresto.

Marco Castrignanò risulta avere un rapporto stretto con l’assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco di Maglie, Marco Sticchi, pure lui come il primo cittadino vicino al centrodestra. I due vengono intercettati la sera delle elezioni amministrative del 2020: l’imprenditore chiede di sapere «come siamo andati a Maglie», dove era candidato governatore Raffaele Fitto, l’altro gli risponde con fatalismo. «Pure se siamo andati bene a Maglie che cosa abbiamo risolto», riferendosi al fatto che comunque aveva vinto Michele Emiliano. Il rapporto tra i due è talmente stretto che Sticchi può permettersi anche di fare uno scherzo quando a ottobre 2020 Castrignanò gli chiede chi fosse il nuovo assessore comunale al verde pubblico: in realtà era Sticchi, ma lui dice all’imprenditore che era stato nominato un altro. «Davvero dici?», è la risposta sorpresa. Poi, quando Sticchi gli dice la verità, l’uomo si rilassa. «C...one - gli dice in sostanza - la mia compagna mi ha visto sbiancare». A testimonianza, secondo la Procura, di quanto contasse questo rapporto.

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