l'allarme
«Ormai vecchi e troppo pericolosi», Lecce dice addio a tutti gli alberi di pino
Il dirigente del settore ambiente: bisogna eradicare e sostituire per una questione di pubblica incolumità e non c’è Soprintendenza che tenga
LECCE - Tutti i pini, anche quelli secolari che svettano in città, dovranno essere sostituiti. Nella commissione ambiente convocata dalla presidente Fabiola De Giovanni, ieri mattina, è stata fatta chiarezza, una volta per tutte, sulla situazione delle alberature a rischio crolli grazie all’intervento del dirigente del Settore Ambiente del Comune di Lecce, Francesco Magnolo. «Pini, eucalipti ed altre essenze simili non possono essere piantumati in città, secondo le regole agronomiche moderne. A Lecce ci sono tantissimi alberi incompatibili con il tessuto urbano. Le alberature già presenti da 50 o 60 anni presentano problemi di staticità e rappresentano obiettivamente un pericolo». Il responsabile del settore ambiente lo dice senza peli sulla lingua: bisogna eradicare e sostituire per una questione di pubblica incolumità e non c’è Soprintendenza che tenga. Anche l’albero di piazza Libertini, prima o poi, sarà sostituito, secondo lo schema di Magnolo, che spiega di non aver nessuna intenzione di farsi denunciare per omicidio colposo, nel caso un albero dovesse cadere su un passante.
«Gli eucalipti presentano meno problematicità, ma si rischia comunque il collasso di rami molto grossi», chiarisce il dirigente. Dunque, è necessario ripensare la presenza in città dei pini, alberi più adatti ai boschi e non a zone antropizzate.
C’è una vera e propria emergenza nella zona 167. «Gli alberi di pino in questa periferia leccese rappresentano di per sé un rischio perché hanno raggiunto i limiti d’età», spiega Magnolo. Dall’ex Galateo alla Villa comunale, fino all’ex campo Montefusco sono state monitorate e studiate tutte le alberature: il gruppo di esperti, al lavoro già da circa un anno, è intervenuto più volte. Le zone critiche sono tantissime: persino il trafficato viale Grassi e via Antonio Dell’abate. Il dirigente premette che non si può fare tutto dalla sera alla mattina, perché le essenze sono tante e gli interventi richiedono tempo. «Il settore vuole proseguire con le prassi seguite fino ad oggi: abbattimento degli alberi pericolosi e piantumazione di alberi più idonei, però vorrei spiegare che anche l’agronomo più bravo non è un mago - puntualizza il dirigente Magnolo - Nessuno può sapere se l’albero cadrà o resisterà fino all’intervento programmato. Gli eventi meteorologici che si sono verificati negli ultimi tre anni non erano conosciuti al tempo in cui sono stati piantati i pini. Acquazzoni così abbondanti provocano un indebolimento delle radici, com’è accaduto per l’albero di Santa Rosa rovinato al suolo di recente». In pratica, individua anche nei cambiamenti climatici la concausa dell’escalation di crolli di alberature pesanti, comunque inadeguate all’habitat cittadino.
I pini si trovano ovunque a Lecce, salvano la città cementificata da un eccessivo surriscaldamento, con la loro ombra e il loro ossigeno, ma sono pericolosi. Franano anche al cimitero è lì si apre l’ulteriore problema «perché sono state piantate in gruppo e il taglio di un pino può indebolire e mettere a rischio gli altri». «Tutti i progetti del Pnrr prevedono interventi sulle alberature, nei viali storici e in tutti gli altri». Ecco la nota positiva del dirigente Magnolo con cui chiude la sua audizione: le risorse ci sono per mettere tutto in sicurezza e garantire quel verde a cui nessuna città può rinunciare.