l'inchiesta
«Le coop servivano ad aiutare chi era in difficoltà col credito»: parla l’ex commercialista Baldari accusato di riciclaggio
Sono, in estrema sintesi, le dichiarazioni spontanee, rese nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Su di lui pesa l’aggravante mafiosa
«Le cooperative servivano ad aiutare chiunque fosse in difficoltà nel sistema creditizio nazionale».
Sono, in estrema sintesi, le dichiarazioni spontanee, rese nel corso dell’interrogatorio di garanzia di ieri, presso il carcere di Borgo San Nicola, dall’ex commercialista Antonio Baldari, accusato di riciclaggio, con l’aggravante mafiosa ed arrestato, assieme ad altre 34 persone, nella maxi operazione di mercoledì mattina, coordinata dalla Dda, su un presunto gruppo criminale specializzato nel traffico di droga e nel riciclaggio di denaro sporco. Baldari ha inoltre precisato, sostanzialmente, come «le società cooperative sono state oggetto della mia tesi di laurea e sono diventate la base del mio lavoro che non era diretto ad aiutare soggetti mafiosi».
Il 43enne si è comunque avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip Marcello Rizzo, pur rilasciando dichiarazioni spontanee. Ad ogni modo, la difesa, rappresentata dall’avvocato Gianpiero Tramacere, ha preannunciato di voler chiedere un interrogatorio con il pm Giovanna Cannarile, che ha coordinato le indagini, per chiarire ogni aspetto delle accuse, confluite nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
L’ex commercialista leccese arrestato, secondo l’accusa amministrava gli interessi economico-finanziari del clan, ed in particolare dei Penza, in prima persona, o attraverso teste di legno, per trasferire all’estero ingenti somme di denaro, eludendo le normali procedure di controllo in materia antiriciclaggio. Dalle verifiche svolte dai finanzieri, per esempio, è emerso che, tra maggio del 2019 e settembre del 2020, furono eseguite 9 bonifici, a titolo di buste paga, per una somma complessiva di circa 10.700 euro.
Sempre nella giornata di ieri, si sono svolti gli interrogatori degli altri indagati, finiti in carcere. La maggior parte di essi si è avvalsa della facoltà di non rispondere.