Lo scandalo

Errede, nel mirino il caso Galatina: ballottaggio deciso per 86 voti, il giudice guidò la commissione elettorale

Massimiliano Scagliarini

L’intercettazione della cancelliera: «Si è preso il mio bracciale di diamanti, non l’avevo ancora pagato»

Le elezioni comunali di Galatina del 2022 sono state vinte da Fabio Vergine, imprenditore sostenuto da una coalizione eterogenea che va dalla Lega al Pd fino ai centristi e che ha battuto al ballottaggio, per 86 voti, il sindaco uscente Marcello Amante. La vicenda incrocia l’inchiesta che lunedì ha portato ai domiciliari il giudice delle Misure di prevenzione del Tribunale di Lecce, insieme al compagno avvocato Alberto Russi e a tre commercialisti. Il motivo può essere una suggestione, ma è stato valorizzato dalle indagini della Finanza e dall’ordinanza del gip Salvatore Pignata: non solo perché Errede era il presidente della commissione elettorale, ma soprattutto perché un commercialista - candidato con la coalizione di Amante - si è lasciato andare al telefono a una previsione poi rivelatasi esatta.

«Lui di nuovo presidente a Galatina sta! Di nuovo!», dice il 21 giugno 2022 Stefano Romano (che non è indagato) alla segretaria di Errede, Grazia De Masi, coinvolta invece nelle perquisizioni dello scorso anno e messa sotto intercettazione dalla Procura di Potenza. «Chi? Errede? Si è messo apposta a Galatina», risponde la donna. «Lo so...», replica Romano. «Chissà che interessi ha...», si chiede la cancelliera. «Sì... per cercare di togliere voti a noi», è il timore del commercialista.

Sull’esito del ballottagio di Galatina non risultano contestazioni, né tantomeno sono stati presentati ricorsi. Tuttavia l’episodio si incrocia con gli accertamenti ancora in corso sui riflessi politici dell’indagine che lambiscono il centrodestra salentino. Va detto che Russi, prima di essere stato consigliere comunale di Lecce in quota Lega, ha avuto una esperienza da assessore comunale a Galatina.

Vergine era sostenuto tra gli altri da Roberto Marti, l’uomo forte della Lega (estraneo alle indagini). Il contesto politico è fornito agli inquirenti da Paride Mazzotta, attuale consigliere regionale di Forza Italia, figlio di Giancarlo, l’ex sindaco di Carmiano (comune sciolto per mafia) che ha denunciato le pressioni arrivate da persone vicine al giudice ed ha raccontato dei 20mila euro consegnati a uno dei commercialisti arrestati, Massimo Bellantone, asseritamente per un Rolex chiesto da Errede. «Nel 2017 - mette a verbale Paride Mazzotta parlando del consiglio comnunale di Lecce - mi ricandidai questa volta con Forza Italia che aveva una lista diversa dal centro destra. Questa lista degli altri componenti del centro destra era promossa da Marti che era un esponente politico di livello nazionale essendo parlamentare. Questa lista fu promossa da Marti un po’ come risposta al fatto che non era stato candidato a sindaco da Forza Italia e da Fitto. Se non sbaglio Marti dopo poco, proprio perché non era stato candidato a sindaco da Fitto e da Forza Italia passò con la Lega. Preciso che fra noi Mazzotta e il Marti da quando lo stesso si è staccato da Fitto e da Forza Italia vi è sempre stata una rivalità politica all’interno del centrodestra, pur facendo parte della medesima coalizione».

I Mazzotta entrano in contatto con Errede per via del procedimento di controllo giudiziario sulle aziende di famiglia, e hanno denunciato pressioni da parte di Russi per la nomina di professionisti «amici»: sarà la Procura a fare chiarezza. Ma nella stessa intercettazione citata prima il giudice e il suo compagno vengono definiti «il gatto e la volpe» dalla cancelliera De Masi (secondo cui «da tutte le parti mangiano»), che racconta un episodio ai limiti della commedia all’italiana: Errede le avrebbe sottratto un bracciale prezioso.

DE MASI: «Sai? Ehi! Il gatto e la volpe sono! Così si è sistemato... Guarda! Non hai idea...».

ROMANO: «Lui fa richieste del 50%... Fifty fifty».

DM: «Sì! Vergognoso...».

R: «Che stia attento!».

De Masi parla poi di una professionista che «per questo non vuole giurare». «Io l’ho chiamata al cellulare piu di una volta, non ha richiamato, io mo glielo dico!». E bisbigliando: «Il piccolo», cioè Russi, «è pericoloso». «Sì - risponde il commercialista - è diventato pericoloso, è diventato pericolosissimo, non era cosi». Poi la donna riferisce l’episodio del bracciale. «Adesso - dice la cancelliera - fa lasciare i telefonini prima di parlare... Quella è la sua tattica e lui lo sa! Più di quello che ha fatto a me, il bracciale che ancora devo pagare a mia sorella! Voleva il bracciale con i brillanti neri». L’uomo appare incredulo. La donna conferma: «Preso, arrivederci e grazie. E non è costato poco! Mio marito non sa niente...».

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