La Procura antimafia chiude le indagini sull’omicidio di Claudio Giorgino, di cui si erano perse le tracce il 24 agosto del 1994.
L’avviso di conclusione è a firma del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi. Il 53enne Angelo Salvatore Vacca, risponde del reato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili. Assistito dall’avvocato Francesco Fasano, potrà chiedere di essere interrogato e presentare memorie difensive, entro i prossimi venti giorni.
Angelo Salvatore Vacca è un ergastolano originario di Racale, che deve intanto scontare in carcere, la condanna in via definitiva per l’omicidio di Luciano Stefanelli, il presunto boss emergente ucciso a colpi di kalashnikov, nel centro di Taviano, nel mese di luglio del 1995. E per togliersi un peso dalla coscienza decise di incontrare il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi, per confessare l’omicidio di Giorgino, ma come specificato dal suo legale, non ha mai intrapreso un percorso di collaborazione con la giustizia. E Vacca accompagnò i carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce nei pressi di un pozzo dove furono rinvenute alcuni resti di ossa, nelle campagne di Matino in località «Lazzarello». Secondo l’ergastolano, quelle ossa appartenevano a Giorgino. Il giovane sarebbe stato freddato a colpi di pistola, calibro 6,5 e 9, dallo stesso Vacca che lo avrebbe prima colpito a martellate.
Dopo avere parlato con il procuratore aggiunto, l’ergastolano ha voluto anche scrivere una lettera ai familiari dell’allora 30enne tavianese e fatta recapitare all’avvocato Biagio Palamà, legale della famiglia, per ribadire il proprio pentimento su quanto accaduto e per spiegare il movente del fatto di sangue e ricostruire la dinamica. Vacca sottolinea di volersi togliere un peso dalla coscienza e di assumersi le proprie responsabilità. Inoltre, dichiara di essersi avvicinato alla fede e di immedesimarsi nella sofferenza e nel dolore dei familiari, pur consapevole dell’impossibilità di perdonarlo.
Nella lettera, Vacca riferisce dunque di sentirsi in dovere di informare la famiglia su ciò che accade quel tragico giorno di 26 anni fa. E afferma che Giorgino si sarebbe presentato da lui con 600 grammi di cocaina, che appartenevano ad un altro soggetto. E quest’ultimo, avvertito di ciò, voleva incontrare il giovane per un chiarimento e fissò il luogo dell’incontro, anche se Vacca si era raccomandato di non fargli del male visto che erano amici e di punirlo al massimo con dei ceffoni.
Qualcosa però andò storto. Vacca, temendo che la situazione potesse degenerare era arrivato armato all’appuntamento, con un paio di pistole. Giorgino se ne accorse e spaventato gli sarebbe saltato addosso, stringendoli la gola con le mani e tentò di toglierli l’arma. A quel punto sarebbe partito il colpo di pistola. Un tentativo di difesa, secondo l’ergastolano, costato caro al trentenne.
Ricordiamo che nel corso delle indagini, il procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi ha conferito l’incarico per l’esame autoptico al medico legale Alberto Tortorella ed al professore Francesco Introna, direttore dell’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari. L’autopsia non è stata in grado di confermare se le ossa ritrovate appartenessero a Giorgino, poiché quei resti risultavano troppo datati. Ora le indagini sono giunte al capolinea.