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Redazione on line
20 Febbraio 2019
Una veduta di Porto Cesareo
«Non si capisce perché oggi, a distanza di oltre 50 anni dalla realizzazione dell’immobile, con una prospettazione dei fatti assolutamente errata e fuorviante, venga posta all’attenzione pubblica una simile vicenda». Così l'avvocato Saverio Sticchi Damiani, a cui si è rivolto il procuratore aggiunto di Lecce Elsa Valeria Mignone, interviene dopo l’interrogazione di sei parlamentari del M5S sulla casa al mare del magistrato a Porto Cesareo.
L’immobile - spiega il legale in una nota - «è stato legittimamente assentito con licenza di costruzione del 31 ottobre 1962 e realizzato conformemente al progetto. Una delle unità immobiliari è stata successivamente acquistata, con regolare atto notarile nel 1969, dal padre della dottoressa Mignone. Soltanto nel 1970 la Capitaneria ha accertato che una ridotta porzione dell’area di sedime dell’immobile ricadeva in uno spazio demaniale. A valle di questo accertamento i proprietari dell’epoca con istanza del settembre 1970, poi reiterata nel 1978 avanzarono formale richiesta di sdemanializzazione dell’area in esito alla quale venivano acquisiti i pareri favorevoli da parte di tutti gli enti preposti». «Un procedimento ancora in corso - specifica l'avvocato Saverio Sticchi Damiani - con la sua definizione sollecitata da ultimo con istanza del 6/11/2018».
Nella nota si precisa come la dottoressa Mignone peraltro subentrava nella titolarità dell’immobile e del rapporto concessorio nel maggio 2014 in seguito alla morte della madre, "provvedendo regolarmente al pagamento dei canoni. Attualmente la proroga della concessione in questione è sino al 31 dicembre 2020».
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