Processo Mez, è «battaglia» su tracce di Raffaele su reggiseno e coltello

PERUGIA - Nella sala degli affreschi del tribunale di Perugia - con accesso vietato a fotografi e telecamere, ma alla presenza dei tre imputati Amanda Knox, Rudy Guede ed il pugliese Raffaele Sollecito - s'è svolta un'importante udienza nel procedimento per l'omicidio di Meredith Kerchel.

Davanti al Gup Paolo Micheli, oggi, c'è stato un solo testimone: la dottoressa Patrizia Stefanoni della polizia scientifica, biologa esperta di Dna e consulente dei Pm Giuliano Minnini e Manuela Comodi.

La richiesta di escussione della dottoressa è stata avanzata dal collegio difensivo di Raffaele Sollecito che ha chiesto conto delle procedure attraverso cui la biologa ha formulato i suoi risultati (in particolare ha isolato il Dna di Sollecito sul gancio del reggiseno della vittima), modalità che sono state criticate nelle relazioni peritali depositate dalla difesa di Raffaele Sollecito (periti Vincenzo Pasquali e Francesco Vinci).

Nell'accettare la richiesta degli avvocati, Giulia Bongiorno, Luca Mauri e Marco Brusco, legali di Raffaele, il gup ha dato consenso che le domande vengano poste direttamente dai consulenti trattandosi di confronto tra esperti, anche da quelli delle altre parti coinvolte, il dott. Carlo Torre consulente di parte di Amanda Nox, (avv. Luciano Virga e Carlo Della Vedova) ed il medico legale Barbaro consulente di parte di Rudy Guede (avv. Walter Biscotti, Niccodemo Gentile e Vittorio Lombardo).

All'udienza tecnica svoltasi stamani, farà seguito il 18 ottobre prossimo (il calendario, così come era stato predisposto qualche settimana fa, ha subito stamani dei cambiamenti stabiliti dal Gup) la requisitoria dei PM, quindi dal 20 al 24 gli interventi delle parti civili e le arringhe delle difese e il 25 ottobre la sentenza che deciderà la sorte processuale di Rudy e l'eventuale rinvio a giudizio di Amanda e Raffaele.

LA BIOLOGA CONFERMA: DNA SOLLECITO E KNOX SU REGGISENO VITTIMA E SUL COLTELLO
La prima parte della quarta udienza del caso Meredith è stata tutta incentrata sulle domande del pm Giuliano Minnini e del gup Paolo Micheli alla biologa della Procura sui reperti chiave del procedimento: il reggiseno di Metz e l'arma presunta dell'omicidio.

Sui reperti venne individuato dal perito il materiale genetico di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Dalle indiscrezioni emerse dall'Aula 2 del Palazzo di Giustizia, la biologa ha confermato di aver trattato i reperti con dei guanti e non con speciali pinze. Ma ha escluso, anche adottando questa metodologia, un contagio, dato che ad ogni reperto, secondo codice comportamentale, venivano cambiati i guanti.

L'ipotesi di contagio dei reperti sequestrati dalla Procura era stata più volte messa in risalto dai pool difensivi di Raffaele e Amanda, portando a sostegno della propria tesi la scarsa consistenza di materiale genetico rinvenuto. Il pm ha confermato in aula che sui gancetti del reggiseno di Meredith la sostanza di dna individuata è quantitativamente rilevante. Nel pomeriggio sulle perizie si esprimeranno e faranno domande i pool difensivi di Sollecito, Knox e Guede.

LA DIFESA DI SOLLECITO: SCENA DEL DELITTO CONTAMINATA, SI SGRETOLA CERTEZZA SCIENTIFICA SU TRACCE REGGISENO
«Siamo convinti che oggi sia stata una udienza forse più che importante, decisiva». È quanto ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno del collegio difensivo di Raffaele Sollecito uscendo dal tribunale di Perugia dove per otto ore e mezzo si è tenuta l'udienza per l'escussione della consulente dell'accusa, la biologa Patrizia Stefanoni.

«Alcune certezze scientifiche - ha detto l'avvocato Bongiorno - a nostro avviso non solo oggi hanno perso il carattere di certezza ma si sono sgretolati alcuni elementi che erano ritenuti particolarmente significativi per l'accusa». Nel ribadire che tutto ciò sarà oggetto di arringa, la legale ha precisato che «c'è stato un confronto tra i nostri consulenti, noi avvocati e la tesi scientifica e credo che in esito a quanto è successo oggi, al controesame e ad una serie di elementi credo significativi e documentati portati dai nostri consulenti, quella che era considerata la prova scientificamente più significativa per l'accusa oggi è stata più che fortemente messa in discussione».

La prova alla quale si riferisce l'avvocato Bongiorno è il Dna di Raffaele Sollecito isolato sul gancio del reggiseno della vittima: «noi abbiamo sempre sostenuto - ha concluso l'avvocato - la tesi secondo cui questa traccia è inservibile, è contaminata, i nostri tecnici hanno documentato ciò ed è stata per questo una udienza decisiva».

DIFESA RUDY: CONCORDANO CON LA PERIZIA DELLA POLIZIA
I consulenti di parte di Rudy Guede (che ha chiesto ed ottenuto di essere sottoposto a rito abbreviato) non muovono alcuna critica, all'esito dell'escussione della biologa Patrizia Stefanoni (richiesta dal collegio difensivo di Raffaele Sollecito ma condotta anche dagli esperti delle difese di Rudy e Amanda), alla metodologia utilizzata dalla polizia scientifica.

Invitato a parlare di sostanziale «accordo sulle procedure» il professor Fortuni, uno dei periti, fuori dal Palazzo di Giustizia perugino ha detto: «La dottoressa Stefanoni ha esposto con grande precisione tutte le indagini e tutte le indagini sono state convalidate scientificamente, non c'è nessuna critica da parte nostra ed i risultati sono quelli che noi sapevamo e ci attendevamo, ha risposto con precisione e con soddisfazione per tutto quello che compete alla difesa Guede».

Chiamata ad indicare quali elementi non coincidono con la tesi della scientifica, un altro dei consulenti di parte di Rudy, Laura Pagliacci Reattelli, ha spiegato: «Per noi sono abbastanza coincidenti, abbiamo chiesto solo qualche precisazione ed ottenuto delle risposte che secondo noi confermano e convalidano ulteriormente la tesi e ricostruzione data da Rudy, non è emerso nessun elemento nuovo».

In relazione all'impronta della scarpa da ginnastica trovata sulla scena del delitto e confermata da Rudy come sua nell'interrogatorio del 26 marzo scorso ed al fatto che sulla stessa siano state trovate tracce di sangue, la dottoressa ha ribadito: «Su quella impronta oggi non è stato detto nulla di nuovo», confermando, inoltre, che nulla di nuovo è emerso sull'impronta della mano dell'ivoriano impressa sulla federa del cuscino (i pm in udienza hanno depositato foto dell'impronta palmare di Rudy Guede impressa sul cuscino posto sotto al corpo di Mez, proprio la posizione del cuscino indicherebbe per gli inquirenti un partecipazione attiva di Rudy al delitto e non un tentativo di soccorrere la vittima, dopo che era stata colpita, come lui ha sempre asserito).

«Nemmeno quella impronta è stata oggetto di discussione in aula - ha detto Pagliacci Reattelli, - abbiamo parlato di tutti quei reperti che ritenevamo utili ai fini della ricostruzione della scena, della dinamica, della compatibilità con le dichiarazioni rese da Rudy».

Chiamata ad indicare l'elemento di discussione ritenuto più importante per provare l'innocenza dell'ivoriano: «Ci sono tanti reperti che non riguardano solo la presenza di Rudy - ha concluso la dottoressa - oltre 300 reperti che quindi danno...». incalzata a dire se si possa parlare di presenza di altre persone, «noi abbiamo guardato solo quelli che ci riguardano», è stata la risposta.
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