Caso Geusa - Condannata anche la madre

PERUGIA - La Corte d'Assise di Perugia ha condannato questa sera a 15 anni di reclusione (tre condonati) Tiziana Deserto per il concorso nell'omicidio della figlia Maria Geusa e nella violenza sessuale subita dalla bambina di 2 anni e 7 mesi.
La sentenza è stata letta poco prima delle 21 alla presenza della stessa imputata, che è subito scoppiata in lacrime.
La Deserto ha quindi accusato un malore dal quale si è poi ripresa. È stata abbracciata dalla madre presente in aula insieme al marito Massimo Geusa.
Di «sentenza che grida scandalo» ha parlato uno dei difensori, l'avvocato Eugenio Zaganelli. «In questo processo - ha aggiunto - non c' è nemmeno un indizio, solo montature. Ma nonostante questo siamo stati condannati. Faremo appello».

È durato oltre un anno e mezzo il processo davanti alla Corte d'assise di Perugia a Tiziana Deserto, pugliese di 33 anni, accusata di concorso nell'omicidio della figlia Maria Geusa e nella violenza sessuale che la bambina avrebbe subito da Giorgio Giorni (già condannato all'ergastolo in primo e secondo grado per il delitto). La donna deve rispondere inoltre di maltrattamenti ai danni della piccola, ma si è sempre proclamata estranea a ogni addebito.
La prima udienza si è infatti tenuta il 6 aprile del 2006, lo stesso giorno in cui, due anni prima, Maria Geusa morì all'età di due anni e sette mesi all'ospedale di Città di Castello dove era stata portata il giorno prima dall'imprenditore, amico di famiglia dei Geusa e datore di lavoro del padre della vittima. Dall'indagine dei Carabinieri emerse quindi che la bambina era stata seviziata in un appartamento di Città di Castello da Giorni al quale la Deserto - secondo l'accusa - l'aveva affidata (per la difesa fu invece lui a offrirsi di tenere la piccola). L'uomo ha sempre sostenuto di avere colpito Maria in preda a un raptus, negando però che ucciderla fosse nelle sue intenzioni ed escludendo di averla violentata. Giorni portò quindi la piccola in ospedale sostenendo che si era fatta male accidentalmente. Venne invece subito arrestato.
La madre della bambina (legata sentimentalmente a Giorni, è emerso dall'indagine) venne inquisita nel gennaio del 2005 per concorso in violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia (per avere percosso, rimproverato senza motivo e per non avere "curato" la figlia) e di omissione di soccorso. Accusa quest'ultima trasformata il 31 marzo del 2005 dalla Procura di Perugia di concorso in omicidio in base all'articolo 116 del codice penale. Questo prevede che se «il reato commesso sia diverso diverso da quello voluto da taluno dei concorrenti, anche questi ne risponde se l'evento è conseguenza della sua azione o omissione». Secondo il Pm la Deserto sarebbe stata infatti consapevole degli abusi ai quali Giorni sottoponeva la figlia e non li avrebbe evitati.
Il 29 novembre del 2005 la Deserto è stata quindi rinviata a giudizio e mercoledì scorso il Pm Giuseppe Petrazzini ha chiesto per lei una condanna a 19 anni di reclusione.
La donna ha però sempre respinto ogni addebito, sostenendo di non essere stata a conoscenza delle violenze e di essersi fidata di Giorni. I suoi difensori, gli avvocati Gianni ed Eugenio Zaganelli ne hanno chiesto l'assoluzione.
Il 6 dicembre prossimo è in programma l'udienza di Cassazione per il processo a Giorni.

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