Marzabotto, giustizia dopo 62 anni
LA SPEZIA - Dopo 62 anni da quel terribile autunno del 1944, dopo 56 anni dalla condanna a Bologna del maggiore Walter Reder(poi graziato), responsabile del più feroce massacro della Seconda Guerra mondiale, quello di Marzabotto, la giustizia degli uomini ha dato oggi la sua risposta: dieci ergastoli per altrettanti ex nazisti appartenenti alla 16/ma divisione Reichsfuhrer, la divisione delle SS che attuò tutti gli eccidi tra la Toscana e l'Emilia Romagna durante la ritirata del terrore del 1944.
Una giustizia umana, tradotta nella sentenza emessa questa sera dal Tribunale militare della Spezia (presidente Vincenzo Santoro, giudici a latere Carlo Lenzi e sottotenente di vascello Carannante) che riconosce la responsabilità, diretta o complice, di dieci dei 17 imputati, e che in qualche modo offre una sorta di risarcimento postumo ai tanti eredi di quelle 800 vittime ed a qualche superstite, ma che non chiude i conti con una storia di violenze, torture, massacri, sofferenze indicibili.
Con la sentenza di questa sera si mette dunque la parola fine all'ultimo e più grande processo per le stragi naziste, quello di Marzabotto, un processo simbolo molto difficile sul piano investigativo, tecnico e procedurale, condotto in porto con ostinazione e coraggio dal pubblico ministero Marco De Paolis e grazie alla collaborazione di un pool investigativo infaticabile di carabinieri. L'indagine su Marzabotto ha infatti richiesto numerosi anni, a fronte della mole di documenti da esaminare e catalogare.
E' stato solo nel 1996 che alla Spezia sono arrivati gli oltre 270 fascicoli assegnati per competenza alla procura spezzina dopo il rinvenimento del materiale nascosto dal 1960 nell'"armadio della vergogna» a Palazzo Celsi di Roma. Le indagini operative sono scattate nel 2002, finito l'esame dei faldoni redatti dagli alleati nel 1944-1945.
L'equipe del procuratore De Paolis ha indagato complessivamente su 500 nominativi. Alla fine sono stati individuati 22 imputati ultraottantenni, un elenco che, per decessi e stralci, si è poi ridotto a 17.
Nessuno di loro oggi era in aula alla Spezia. C'erano invece tanti famigliari ed alcuni superstiti delle stragi che vanno sotto il nome di Marzabotto; c'erano le istituzioni (Regione Emilia Romagna, Provincia di Bologna, Comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno); c'erano i ragazzi della Scuola di pace di Montesole, il parco che è stato istituito dalla Regione Emilia Romagna come luogo della memoria; c'era soprattutto la speranza, di tutti, che questo processo («non alla Storia - come ha sottolineato l'avvocato di parte civile per la Regione Emilia, Giuseppe Giampaolo, - ma alla microstoria dei carnefici») possa contribuire alla costruzione della cultura del rispetto dei diritti altrui.
Orietta Bonanni
LE CONDANNE E LE ASSOLUZIONI
Il tribunale militare della Spezia ha condannato all'ergastolo dieci dei 17 imputati (tutti contumaci) per la strage nazista di Marzabotto. Gli altri sette sono stati assolti per non aver commesso il fatto. La camera di consiglio è durata quattro ore e 45 minuti.
La condanna all'ergastolo è stata emessa per Paul Albers, 88 anni, aiutante maggiore di Reder; per il sergente comandante di plotone Josef Baumann, 82 anni; per il maresciallo delle SS Hubert Bichler, 87 anni; per i sergenti Max Roithmeier, 85 anni; Max Schneider, 81, Heinz Fritz Traeger, 84, Georg Wache, 86, Helmut Wulf, 84; per il maresciallo capo Adolf Schneider, 87 anni; per il soldato Kurt Spieler, 81 anni. Tutti sono stati ritenuti colpevoli di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici, pluriaggravata e continuata.
Sono stati invece assolti per non aver commesso il fatto il caporale Franz Stockinger, 81 anni; il caporalmaggiore Gunther Finster, 82; i caporali Albert Piepenschneider, 83, ed Ernst Gude, di 80; il sergente SS Hermann Becker, 87 anni; il caporalmaggiore Otto Erhart Tiegel, 81 anni ed il sergente Wilhelm Kusterer, di 84.
Il Tribunale ha poi deciso la pena dell'isolamento diurno per tutti i condannati, per un periodo variabile tra uno e tre anni, ed il risarcimento dei danni in favore delle parti civili per una somma complessiva di oltre 100 milioni di euro.
Una giustizia umana, tradotta nella sentenza emessa questa sera dal Tribunale militare della Spezia (presidente Vincenzo Santoro, giudici a latere Carlo Lenzi e sottotenente di vascello Carannante) che riconosce la responsabilità, diretta o complice, di dieci dei 17 imputati, e che in qualche modo offre una sorta di risarcimento postumo ai tanti eredi di quelle 800 vittime ed a qualche superstite, ma che non chiude i conti con una storia di violenze, torture, massacri, sofferenze indicibili.
Con la sentenza di questa sera si mette dunque la parola fine all'ultimo e più grande processo per le stragi naziste, quello di Marzabotto, un processo simbolo molto difficile sul piano investigativo, tecnico e procedurale, condotto in porto con ostinazione e coraggio dal pubblico ministero Marco De Paolis e grazie alla collaborazione di un pool investigativo infaticabile di carabinieri. L'indagine su Marzabotto ha infatti richiesto numerosi anni, a fronte della mole di documenti da esaminare e catalogare.
E' stato solo nel 1996 che alla Spezia sono arrivati gli oltre 270 fascicoli assegnati per competenza alla procura spezzina dopo il rinvenimento del materiale nascosto dal 1960 nell'"armadio della vergogna» a Palazzo Celsi di Roma. Le indagini operative sono scattate nel 2002, finito l'esame dei faldoni redatti dagli alleati nel 1944-1945.
L'equipe del procuratore De Paolis ha indagato complessivamente su 500 nominativi. Alla fine sono stati individuati 22 imputati ultraottantenni, un elenco che, per decessi e stralci, si è poi ridotto a 17.
Nessuno di loro oggi era in aula alla Spezia. C'erano invece tanti famigliari ed alcuni superstiti delle stragi che vanno sotto il nome di Marzabotto; c'erano le istituzioni (Regione Emilia Romagna, Provincia di Bologna, Comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno); c'erano i ragazzi della Scuola di pace di Montesole, il parco che è stato istituito dalla Regione Emilia Romagna come luogo della memoria; c'era soprattutto la speranza, di tutti, che questo processo («non alla Storia - come ha sottolineato l'avvocato di parte civile per la Regione Emilia, Giuseppe Giampaolo, - ma alla microstoria dei carnefici») possa contribuire alla costruzione della cultura del rispetto dei diritti altrui.
Orietta Bonanni
LE CONDANNE E LE ASSOLUZIONI
Il tribunale militare della Spezia ha condannato all'ergastolo dieci dei 17 imputati (tutti contumaci) per la strage nazista di Marzabotto. Gli altri sette sono stati assolti per non aver commesso il fatto. La camera di consiglio è durata quattro ore e 45 minuti.
La condanna all'ergastolo è stata emessa per Paul Albers, 88 anni, aiutante maggiore di Reder; per il sergente comandante di plotone Josef Baumann, 82 anni; per il maresciallo delle SS Hubert Bichler, 87 anni; per i sergenti Max Roithmeier, 85 anni; Max Schneider, 81, Heinz Fritz Traeger, 84, Georg Wache, 86, Helmut Wulf, 84; per il maresciallo capo Adolf Schneider, 87 anni; per il soldato Kurt Spieler, 81 anni. Tutti sono stati ritenuti colpevoli di concorso in violenza con omicidio contro privati nemici, pluriaggravata e continuata.
Sono stati invece assolti per non aver commesso il fatto il caporale Franz Stockinger, 81 anni; il caporalmaggiore Gunther Finster, 82; i caporali Albert Piepenschneider, 83, ed Ernst Gude, di 80; il sergente SS Hermann Becker, 87 anni; il caporalmaggiore Otto Erhart Tiegel, 81 anni ed il sergente Wilhelm Kusterer, di 84.
Il Tribunale ha poi deciso la pena dell'isolamento diurno per tutti i condannati, per un periodo variabile tra uno e tre anni, ed il risarcimento dei danni in favore delle parti civili per una somma complessiva di oltre 100 milioni di euro.