Romano Prodi presenta querele sulla vicenda Mitrokhin
ROMA - Romano Prodi presenta querele sulla vicenda Mitrokhin, contro tutti coloro che, con atti o dichiarazioni, hanno «leso la sua dignità di cittadino e di rappresentante delle istituzioni». L'annuncio del presidente del Consiglio chiude una giornata segnata da aspre polemiche e scontri in Parlamento sul caso della commissione costituita la scorsa legislatura. Mario Scaramella, l'ex consulente dell' organo bicamerale, indagato dalla Procura di Roma per violazione del segreto d'ufficio e traffico di armi (e si profila anche l'accusa di calunnia); Paolo Guzzanti, che la Mitrokhin ha guidato, che litiga con il Copaco e rinvia a data da definire l'audizione, prevista per il 6 dicembre, che doveva affrontare il tema, presenti anche gli ex vertici di Sismi e Sisde; e ancora il settimanale "Panorama" che anticipa il verbale dei colloqui tra l'ex spia del Kgb Livtinenko, ucciso con il Polonio 210 a Londra, e Scaramella, che non rischia più la vita per eventuali contaminazioni nucleari ma forse qualche guaio con la giustizia italiana. Guzzanti inizia di buon mattino mettendo in forse ("è ancora da decidere") l'audizione davanti al Copaco per valutare l'intera vicenda a cominciare dal ruolo giocato da nostri 007 nei lavori della commissione, oltrechè nel "controllo" eventuale del consulente della commissione d'inchiesta, visti i suoi vasti contatti. Il senatore di Fi non usa mezzi termini: «Vengo come accusatore e non come accusato - dice al Copaco - Non mi lascio nè intimidire nè processare nè indagare».
L'altro fronte mattutino sono le intercettazioni tra Scaramella e Guzzanti con la ricerca frenetica di una conferma alla ipotesi - poi non riversata nella relazione finale della commissione, mai approvata - di una indicazione che qualificasse Prodi se non come agente almeno in «friendly relation» con il servizio prima sovietico e poi russo. Scaramella interviene: «Forse attraverso me vogliono attaccare Guzzanti e Berlusconi. Ma è una strategia che franerà per strada».
A Guzzanti replica il vicepresidente del Copaco, Gianclaudio Bressa (Ulivo): non c'è nulla da concordare, afferma, perchè l'ex presidente della Mitrokhin è stato convocato formalmente il 6 dicembre. Passa poco e Guzzanti scrive ai presidente delle Camere per chiedere di essere tutelato come parlamentare. In sostanza, Guzzanti afferma che l'accusa che gli si muove è di aver indagato su Prodi, cosa che conferma anche se aggiunge che le indagini sono state fatte con lealtà. «Ho raccolto notizie su Prodi ma in maniera chiara e trasparente. Non ho mai usato niente della commissione contro l'attuale maggioranza».
Una spiegazione che non convince affatto Piero Fassino, che invece paragona la Mitrokhin alla vicenda Telekom-Serbia. «E' stata perseguita un'azione di denigrazione personale e di destabilizzazione istituzionale con cui si puntava a colpire il centrosinistra e i suoi principali esponenti politici. Non sono più tollerabili reticenze e inaccettabili ambiguità». Dal centrodestra una debole difesa di Guzzanti e della sua offensiva a tutto campo.
Tra i possibili sviluppi in tempi brevi, almeno sul fronte giudiziario, l'ipotesi che i magistrati romani chiedano alla Giunta del Senato l'autorizzazione ad utilizzare nell'inchiesta le telefonate in cui, come interlocutore, compare Guzzanti. Tanto più dopo l'annuncio di Prodi che, da Palazzo Chigi, a sera fa sapere di avere dato mandato ai suoi legali «di procedere contro gli autori di dichiarazioni e di atti lesivi della sua dignità di cittadino e di rappresentante delle istituzioni in relazione al cosiddetto caso Mitrokhin».
Paolo Cucchiarelli
A Guzzanti replica il vicepresidente del Copaco, Gianclaudio Bressa (Ulivo): non c'è nulla da concordare, afferma, perchè l'ex presidente della Mitrokhin è stato convocato formalmente il 6 dicembre. Passa poco e Guzzanti scrive ai presidente delle Camere per chiedere di essere tutelato come parlamentare. In sostanza, Guzzanti afferma che l'accusa che gli si muove è di aver indagato su Prodi, cosa che conferma anche se aggiunge che le indagini sono state fatte con lealtà. «Ho raccolto notizie su Prodi ma in maniera chiara e trasparente. Non ho mai usato niente della commissione contro l'attuale maggioranza».
Una spiegazione che non convince affatto Piero Fassino, che invece paragona la Mitrokhin alla vicenda Telekom-Serbia. «E' stata perseguita un'azione di denigrazione personale e di destabilizzazione istituzionale con cui si puntava a colpire il centrosinistra e i suoi principali esponenti politici. Non sono più tollerabili reticenze e inaccettabili ambiguità». Dal centrodestra una debole difesa di Guzzanti e della sua offensiva a tutto campo.
Tra i possibili sviluppi in tempi brevi, almeno sul fronte giudiziario, l'ipotesi che i magistrati romani chiedano alla Giunta del Senato l'autorizzazione ad utilizzare nell'inchiesta le telefonate in cui, come interlocutore, compare Guzzanti. Tanto più dopo l'annuncio di Prodi che, da Palazzo Chigi, a sera fa sapere di avere dato mandato ai suoi legali «di procedere contro gli autori di dichiarazioni e di atti lesivi della sua dignità di cittadino e di rappresentante delle istituzioni in relazione al cosiddetto caso Mitrokhin».
Paolo Cucchiarelli