Italia-Usa: due versioni sulla morte di Calipari
ROMA - Versioni poco conciliabili tra Usa e Italia sull' uccisione dell' agente del Sismi Nicola Calipari il 4 marzo scorso a Baghdad. Ed i risultati della commissione d' inchiesta, affidata ad un team del Multinational corp Iraq americano, presieduto dal generale Peter Vangjel, cui partecipano anche due rappresentanti italiani, tardano ad essere diffusi.
EVIDENTI DIVERGENZE TRA DUE VERSIONI - Il rapporto preliminare della Commissione, anticipato dalla televisione Nbc, assolverebbe da responsabilità i soldati Usa che hanno sparato contro l' auto sulla quale viaggiavano Calipari, Giuliana Sgrena ed un altro agente del Sismi. Quello che è certo è che, fin dall' inizio, sono emersi contrasti tra la versioni fornite da parte americana ed italiana. Divergenze ammesse anche, nelle loro comunicazioni al Parlamento, dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dal vicepremier, Gianfranco Fini, nonchè dal sottosegretario Gianni Letta e dal direttore del Sismi, Nicolò Pollari, ascoltati dal Copaco. Il 9 marzo al Senato, Berlusconi confermò che la ricostruzione del Governo italiano di quanto avvenuto su quella strada a poche centinaia di metri dall' aeroporto di Baghdad «non coincide totalmente con quanto è stato sin qui comunicato dalle autorità statunitensi». E Fini, il giorno prima, parlò di due «discrasie evidenti": l' alta velocità dell' auto e la successione degli avvertimenti da parte dei militari americani prima dell' apertura del fuoco.
CONTRASTI/1: VELOCITA' AUTO - Primo punto di contrasto, la velocità dell' auto sulla quale viaggiavano gli italiani. Quaranta chilometri orari secondo la testimonianza dell' agente del Sismi rimasto ferito ed anche della Sgrena, circa il doppio invece per gli americani, cosa che spiega la reazione della pattuglia. Nella sua ricostruzione alla Camera, Fini, in proposito spiegò che l' auto aveva rallentato «in previsione di un bivio con successiva svolta ad angolo pressochè retto» e dunque viaggiava ad una velocità «che non poteva essere superiore ai 40 kmh».
CONTRASTI/2: AVVERTIMENTI DA PATTUGLIA USA - Altro punto di contrasto è costituito dai cosiddetti «warnings», gli avvertimenti fatti dalla pattuglia americana prima di sparare contro l' auto. Secondo la versione Usa, i soldati hanno agito come da regole d' ingaggio: si è intimato l' alt prima con i fari, poi con colpi traccianti (cioè luminosi) verso l' alto e solo dopo - continuando la vettura la sua corsa - si è sparato contro la Toyota Corolla. Diversa invece la ricostruzione italiana. Secondo quanto affermò sempre il vicepremier, è stata «accesa una luce molto forte, simile ad un faro, in una posizione sopraelevata rispetto all' autovettura. Alla conseguente frenata e pressochè immediato arresto dell' auto, si è registrata un' azione di fuoco probabilmente sviluppata da più armi automatiche della durata di circa 10-15 secondi; le raffiche hanno raggiunto l' automobile sul lato destro ed il conducente ha notato colpi traccianti passargli davanti al petto e sopra le gambe».
CONTRASTI/3: COMUNICAZIONE PRESENZA AUTO A USA - Manca una posizione condivisa poi in merito alle comunicazioni fornite dagli italiani al comando Usa sulla presenza di Calipari e sull' azione che stava conducendo a Baghdad. Secondo gli americani, Calipari non avrebbe compiuto tutti i passaggi previsti. Di tutt' altro avviso le autorità italiane. L' agente del Sismi, è sempre Fini che parla, «ha assunto tutti i necessari contatti con le autorità militari americane preposte alla sicurezza dell' aeroporto, non soltanto per notificare la presenza sua e del collega, ma anche per ottenere, così come hanno ottenuto, il lasciapassare di libero movimento nello scalo aeroportuale e nelle zone limitrofe». Il motivo della sua presenza è stato comunicato alle autorità americane solo a liberazione dela Sgrena avvenuta. E' il generale Mario Marioli, vicecomandante della coalizione, che quella sera attendeva all' aeroporto i due agenti del Sismi e la giornalista del Manifesto, a comunicare al capitano Green, l' ufficiale Usa di collegamento che era con lui, che sull' auto in arrivo c' era Giuliana Sgrena. Questo avveniva alle 20.30, cioè venti minuti prima della sparatoria.
EVIDENTI DIVERGENZE TRA DUE VERSIONI - Il rapporto preliminare della Commissione, anticipato dalla televisione Nbc, assolverebbe da responsabilità i soldati Usa che hanno sparato contro l' auto sulla quale viaggiavano Calipari, Giuliana Sgrena ed un altro agente del Sismi. Quello che è certo è che, fin dall' inizio, sono emersi contrasti tra la versioni fornite da parte americana ed italiana. Divergenze ammesse anche, nelle loro comunicazioni al Parlamento, dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e dal vicepremier, Gianfranco Fini, nonchè dal sottosegretario Gianni Letta e dal direttore del Sismi, Nicolò Pollari, ascoltati dal Copaco. Il 9 marzo al Senato, Berlusconi confermò che la ricostruzione del Governo italiano di quanto avvenuto su quella strada a poche centinaia di metri dall' aeroporto di Baghdad «non coincide totalmente con quanto è stato sin qui comunicato dalle autorità statunitensi». E Fini, il giorno prima, parlò di due «discrasie evidenti": l' alta velocità dell' auto e la successione degli avvertimenti da parte dei militari americani prima dell' apertura del fuoco.
CONTRASTI/1: VELOCITA' AUTO - Primo punto di contrasto, la velocità dell' auto sulla quale viaggiavano gli italiani. Quaranta chilometri orari secondo la testimonianza dell' agente del Sismi rimasto ferito ed anche della Sgrena, circa il doppio invece per gli americani, cosa che spiega la reazione della pattuglia. Nella sua ricostruzione alla Camera, Fini, in proposito spiegò che l' auto aveva rallentato «in previsione di un bivio con successiva svolta ad angolo pressochè retto» e dunque viaggiava ad una velocità «che non poteva essere superiore ai 40 kmh».
CONTRASTI/2: AVVERTIMENTI DA PATTUGLIA USA - Altro punto di contrasto è costituito dai cosiddetti «warnings», gli avvertimenti fatti dalla pattuglia americana prima di sparare contro l' auto. Secondo la versione Usa, i soldati hanno agito come da regole d' ingaggio: si è intimato l' alt prima con i fari, poi con colpi traccianti (cioè luminosi) verso l' alto e solo dopo - continuando la vettura la sua corsa - si è sparato contro la Toyota Corolla. Diversa invece la ricostruzione italiana. Secondo quanto affermò sempre il vicepremier, è stata «accesa una luce molto forte, simile ad un faro, in una posizione sopraelevata rispetto all' autovettura. Alla conseguente frenata e pressochè immediato arresto dell' auto, si è registrata un' azione di fuoco probabilmente sviluppata da più armi automatiche della durata di circa 10-15 secondi; le raffiche hanno raggiunto l' automobile sul lato destro ed il conducente ha notato colpi traccianti passargli davanti al petto e sopra le gambe».
CONTRASTI/3: COMUNICAZIONE PRESENZA AUTO A USA - Manca una posizione condivisa poi in merito alle comunicazioni fornite dagli italiani al comando Usa sulla presenza di Calipari e sull' azione che stava conducendo a Baghdad. Secondo gli americani, Calipari non avrebbe compiuto tutti i passaggi previsti. Di tutt' altro avviso le autorità italiane. L' agente del Sismi, è sempre Fini che parla, «ha assunto tutti i necessari contatti con le autorità militari americane preposte alla sicurezza dell' aeroporto, non soltanto per notificare la presenza sua e del collega, ma anche per ottenere, così come hanno ottenuto, il lasciapassare di libero movimento nello scalo aeroportuale e nelle zone limitrofe». Il motivo della sua presenza è stato comunicato alle autorità americane solo a liberazione dela Sgrena avvenuta. E' il generale Mario Marioli, vicecomandante della coalizione, che quella sera attendeva all' aeroporto i due agenti del Sismi e la giornalista del Manifesto, a comunicare al capitano Green, l' ufficiale Usa di collegamento che era con lui, che sull' auto in arrivo c' era Giuliana Sgrena. Questo avveniva alle 20.30, cioè venti minuti prima della sparatoria.