Bush-Kerry, Ohio decisivo
WASHINGTON - Il presidente George W. Bush è convinto di aver vinto le presidenziali americane e di avviarsi, quindi, verso un secondo mandato, dopo avere conseguito, nelle elezioni di ieri, una netta vittoria nel voto popolare: oltre tre milioni e mezzo di suffragi in più di Kerry, su almeno 110 milioni di voti espressi.
Ma il rivale di Bush, John Kerry, candidato democratico alla Casa Bianca, non intende ammettere la sconfitta. Nel cuore della notte, verso le 02.30 di Boston, ha mandato il suo vice John Edwards ad annunciare che si batterà fino all'ultimo perchè tutti i voti siano contati.
In questo contesto, il presidente Bush ha evitato, finora, di proclamare la vittoria direttamente. George W. è andato a dormire verso le 5 del mattino (le 11.00 in Italia) e ha fatto fare l'annuncio dal suo capo di gabinetto, Andrew Card, alla festa dei repubblicani, nel centro di Washington.
«Siamo convinti che il presidente (George W.) Bush ha vinto le elezioni con almeno 286 grandi elettori»: ha detto Card, sottolineando il fatto che Bush ha ottenuto «oltre 3,5 milioni di voti in più « di John Kerry.
Ai 254 grandi elettori ufficiali conquistati da Bush, Card ha aggiunto quelli dell'Ohio (20), dell'Iowa (7), e del New Mexico (5). Il capo di gabinetto di Bush, che ha parlato per pochi minuti, ha indicato che il presidente prenderà la parola pubblicamente più tardi in giornata.
Il divario di voti in Ohio, lo Stato che pare destinato a recitare nel 2004 il ruolo che fu della Florida nel 2000, è dell'ordine di centomila suffragi: Kerry potrebbe teoricamente rovesciare lo svantaggio rispetto a Bush con le schede sub judice, che sono circa 150mila.
In base alla legge dell'Ohio, ci vorranno 11 giorni perchè ciò accada: si prospetta, per la seconda volta consecutiva, una vacanza di legittima conclusione delle elezioni presidenziali statunitensi.
Anche lo Iowa e il New Mexico, altri Stati contesi, non hanno finora proclamato il vincitore: un problema tecnico alle macchine elettroniche induce a verifiche nel primo, con i due antagonisti vicinissimi nello spoglio.
I conteggi attuali nel Collegio Elettorale (538 membri, 270 è la maggioranza) attribuiscono a Bush 254 Grandi Elettori, che, con l'Ohio, diventerebbero 274: oltre la maggioranza.
Kerry, invece, è a 252. Con l'Ohio diventerebbero 272.
Rispetto al 2000, repubblicani e democratici sono rimasti sostanzialmente in stallo, tranne che quando lo sfidante ha strappato al presidente il New Hampshire, che, con 4 voti elettorali, non basta a rovesciare i rapporti di forza a favore di Bush.
S'era anche affacciata, a un certo punto, un'ipotesi di pareggio, fra Grandi Elettori, a 269 pari. Ma anche in questo caso, Bush sarebbe stato sicuro del secondo mandato, che gli sarebbe stato conferito, a termine di legge, dalla Camera, dove i repubblicani hanno appena confermato e consolidato la loro maggioranza (come pure al Senato, dove il capogruppo democratico Tom Daschle non è risultato eletto).
A Boston, John Kerry non è uscito allo scoperto, mentre i suoi portavoce man mano arretravano le loro trincee. Il clima col passare delle ore era mutato, dopo che i primi dati delle presidenziali negli Stati Uniti erano stati accolti con grande ottimismo nel campo democratico, incoraggiato, soprattutto, dalla grande partecipazione.
Poi, l'entusiasmo dei democratici è scemato mentre arrivava l'ondata, per altro prevista, di Stati repubblicani e mentre la conquista della Florida sfumava e quella dell'Ohio si rivelava quasi impossibile, salvo contestazioni d'improbabile esito.