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Due pugliesi e un lucano nella truffa del Casinò di Sanremo

 
Redazione online

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Due pugliesi e un lucano nella truffa del Casinò di Sanremo

Dieci misure cautelari, in carcere un croupier e un cliente. L’accusa: riuscivano a segnare le carte per truccare il «punto e banco»

Mercoledì 14 Giugno 2023, 08:31

SANREMO - Le carte uscivano dalla casa da gioco e vi rientravano dopo essere state taroccate con un fine lavoro di cesello da renderlo impercettibile agli occhi esperti dei croupier. In questo modo il Casinò di Sanremo sarebbe stato truffato da un gruppo di giocatori residenti nel Torinese, a Sanremo e a Carrara, che erano soliti frequentare il gioco Punto e Banco. La presunta attività criminale sarebbe andata avanti per mesi nel corso del 2022 e si sarebbe fermata nell’estate di quell’anno dopo che il Casinò aveva rilevato un numero di vincite anomalo per 300mila euro avvenute principalmente in corrispondenza della presenza di alcuni degli indagati al tavolo. Secondo l’accusa tutto ciò sarebbe potuto avvenire grazie alla complicità di un «cartaio».

L’indagine condotta dalla Polizia e coordinata dal sostituto procuratore di Imperia Veronica Meglio, ha portato a 10 misure cautelari. Sei sono gli arrestati, due in carcere e quattro ai domiciliari, per altri quattro è stato disposto l’obbligo di dimora. Tra gli arrestati finiti in carcere c’è il «cartaio», Luigi Carbone, 58 anni, conosciuto come Silvio, di Sanremo, considerato una figura chiave. In cella anche Francesco Ricotta, 67 anni, nato a Riesi (Caltanisetta) e residente a Grogliasco (Torino), ritenuta la mente dell’organizzazione. Le accuse sono associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al peculato e alla corruzione. La truffa ammonterebbe a centinaia di migliaia di euro. Tra i giocatori (ai domiciliari) che avrebbero approfittato del sistema anche Michele Rubino, 64 anni, nato a Ripacandida (Potenza) e residente a Rivoli (Torino); Raffaele Leonardo Ferri, 73 anni (detto «il vecchio»), nato a San Severo e residente a Carrara. Obbligo di dimora per un altro pugliese, Franco De Matteis, 60 anni, nato a San Severo e residente a Grugliasco (Torino).

Carbone aveva mansioni di cartaio o roulettier, ed è stato licenziato dopo che sono emerse le prime irregolarità. Secondo l’accusa era lui, su impulso di Ricotta, che aveva il compito di sottrarre e mettere a disposizione dell’organizzazione le carte prelevate dal Casinò che venivano «segnate» dai complici, in modo percepibile solo da chi sapeva come fare. Le carte venivano poi riconsegnate a Carbone che le reintroduceva nel Casinò e predisponeva i mazzi contenenti le carte taroccate, collocandoli negli armadi da cui i croupier li prelevavano per utilizzarli ai tavoli da gioco. E così i giocatori erano in grado di condizione che permetteva loro di decidere se puntare o meno, avendo così ottime possibilità, se non la certezza, di vincere le manche.

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