Giustizia

Puglia, riparte processo per corruzione al capogruppo regionale Pd Caracciolo

massimiliano scagliarini

L'accusa: «Truccato un appalto da 5,5 milioni». Il 23 febbraio udienza preliminare a Bari, rischio prescrizione

BARI - Il processo per l’appalto truccato attraverso la corruzione del presidente della commissione del Comune di Corato si farà a Bari. E dunque martedì 23 l’allora assessore regionale all’Ambiente (oggi capogruppo Pd) Filippo Caracciolo dovrà tornare davanti al giudice dell’udienza preliminare insieme ad altre quattro persone.

La Cassazione ha risolto quasi a tempo di record l’eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalla difesa dell’esponente Dem, che comunque ha ottenuto - nei fatti - di avvicinare parte delle accuse alla prescrizione.

Tutto parte dall’inchiesta della pm Savina Toscani che nel 2017 portò all’arresto dell’allora direttore generale di Arca Puglia, Sabino Lupelli. Ovvero il presunto intermediario tra Caracciolo (che dopo una perquisizione a febbraio 2018 fu indotto a dimettersi da assessore) e due imprenditori, i fratelli Massimo e Amedeo Manchisi, che si aggiudicarono la gara da 5,5 milioni grazie alla compiacenza dell’allora dirigente Donato Lamacchia. È questo l’episodio che per la Cassazione (Sesta sezione) è di competenza del Tribunale di Bari, mentre il gup Ilaria Casu a settembre aveva già mandato a Trani l’altra presunta gara truccata per un impianto di rifiuti da costruire ad Andria.

Le oltre 14mila pagine dell’inchiesta documentano il modus operandi di Caracciolo, da un lato terrorizzato di poter essere sottoposto a intercettazioni (utilizza un cellulare vecchio modello che lascia nei cassetti, niente Whatsapp) ma dall’altro sempre disponibile a incontrare imprenditori fornendo loro anche gli elenchi delle gare non ancora bandite da Aqp affinché potessero esprimere le proprie preferenze. Lupelli (che nel 2019 ha patteggiato due anni per altri episodi corruttivi ed è stato licenziato dall’Arca) era ritenuto in rapporti di «solida complicità» con il politico barlettano (difeso dall’avvocato Michele Laforgia), ma anche al soldo di Massimo Manchisi da cui ha ricevuto soldi e regali...

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