Icaro
La donna che sfidò Le Corbusier
Un pomeriggio di novembre del 1927, Charlotte Perriand, poco più che ventenne, attraversa caparbiamente le strade di Parigi. Tra le mani ha quello che oggi chiameremmo il suo portfolio (disegni e progetti) per raggiungere quello che era un tempio dell’architettura: l’atelier di Le Corbusier in rue de Sèvres. Voleva incontrare il principe del razionalismo, autore dei libri Vers une Architecture e L’art Décoratif d’Aujourd’hui. Inaspettatamente, quei testi le avevano mostrato la strada da seguire. Nel 1927, infatti, al Salon d’Automne di Parigi, Charlotte aveva già presentato la composizione d’arredi Bar sous le toit. Successivamente, la designer progetta, realizza ed espone l’arredamento di una sala da pranzo: Salle a Manger al Salon des Artistes Décorateurs, riscuotendo un ampio successo di pubblico e di critica. I suoi mobili in rame nichelato e acciaio anodizzato esprimevano una nuova estetica “fredda” e meccanicistica specchio del desiderio di innovazione del suo tempo. Tuttavia, la giovane neodiplomata all’École de l’Union Centrale des Arts Décoratifs di Parigi si chiedeva: «Questa è la gloria, ma a cosa mi serve? Proprio a niente.» pensando, addirittura, di iscriversi a un corso di botanica. Fu il famoso gioielliere Jean Fouquet a consigliarle di leggere i due libri di Le Corbusier. «Oh, ma da me non si ricamano cuscini». Il grande maestro la respinse con parole dure salvo poi, dopo qualche tempo, incuriosirsi, studiare, stupirsi del suo lavoro e offrire alla Perriand direttamente un contratto da collaboratrice, senza passare dallo stage. Ebbe così avvio una col- laborazione lunga e prestigiosa tra i due e Pierre Jenneret, anch’egli collaboratore di Le Corbusier. Si scrive così la storia dell’architettura e del design. Charlotte comincia a lavorare sugli in- terni delle architetture del maestro, nella salda convinzione che architettura e de- sign debbano essere progettati come un unicum. Frutti prestigiosi del lavoro di Per- riand sono la famosa chaise longue ba- sculante LC4 e la poltrona LC2 oltre alla rivisitazione in bambù della chaise lon- gue Tokyo piena espressione della sua sensibilità nel concepire l’oggetto in base al luogo in cui sorge (il Giappone). Charlotte Perriand pensa all’architet- tura come luogo di vita con tutti i gesti che in essa si compiono; pensa al luogo in cui sorge e ai desideri dei commit- tenti per poi arrivare a definire le for- me. Nonostante quel rifiuto iniziale, dal vago sapore maschilista, esce a testa alta dall’atelier di rue de Sèvres. Il freddo ra- zionalismo lecorbusiano viene così uma- nizzato dagli occhi e dalla mano di una giovane donna che inseguiva caparbia- mente il suo sogno.