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31 Gennaio 2018
POTENZA - La mancata candidatura in Liberi e Uguali del sen. Giovanni Barozzino - eletto nella passata legislatura per Sel - è il frutto di «interessi di parte e di qualcuno» che gli hanno proposto «un terzo posto 'utilè differito nel tempo, con l’unico intento di ipotecare improbabili e improponibili scenari futuri (le elezioni regionali)».
Lo ha spiegato lo stesso Barozzino, annunciando il suo ritorno al lavoro in fabbrica: è un dipendente della Fca nello stabilimento di Melfi (Potenza), dove fu protagonista negli anni scorsi, prima di essere eletto al Senato, di una dura battaglia legale contro l’azienda, insieme a due compagni di lavoro.
Barozzino, spiegando di aver «già da tempo aperto una riflessione prima personale e poi con i compagni a me vicini sulla possibilità di rientrare in fabbrica», ha ribadito i punti del suo programma, che consiste nel «cancellare le peggiori leggi antipopolari: dal 'Pacchetto Treu' alla cosiddetta Legge Biagi sul lavoro, passando per la riforma Fornero, e fino al 'capolavoro' del Jobs Act; tutte leggi attraverso cui abbiamo assistito a uno stillicidio consumato sulla pelle di coloro che disponevano solo del proprio lavoro. Solo in questa visione - ha aggiunto - avevo dato la mia disponibilità a una candidatura, la quale non doveva e non poteva essere altro che l’immagine di quanto da me svolto in questi anni. Purtroppo ad agire non è stata la politica, ma gli interessi di parte e di qualcuno che ha inteso il progetto come un viatico personale: questo è il senso della proposta avanzatami circa un terzo posto "utile" differito nel tempo, con l’unico intento di ipotecare improbabili e improponibili scenari futuri (le elezioni regionali). Da domani - ha concluso l’ex senatore - sarò lì dove ho imparato che la politica non può sempre essere gioco di tattica, ma anche un processo di cura della dignità delle persone».
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