Uccelli campioni «mondiali» in Puglia. (Nel senso di canarini)
C’è una Puglia che vola alto. Con un successo dopo l’altro. E in tempi di continue fibrillazioni del trasporto aereo, basterebbe questo perché la notizia balzasse agli onori delle cronache. Ma c’è di più. Abbiamo gli uccelli più belli del mondo. Lasciamo da parte le scontate battute da caserma. Parliamo di canarini. I«canarino boys» made in Puglia - niente a che vedere con i Centocelle boys - sono tornati dalla rassegna iridata di Piacenza con 15 titoli mondiali e una valanga di secondi e terzi posti. Campioni di bellezza e di colore tra 28.700 soggetti ingabbiati all’appuntamento più importante riservato agli amanti di Titti, nemici giurati dello sfigato gatto SIlvestro.
Un successo storico, al di là di ogni più rosea aspettativa, ottenuto in terra Padana dal «canarino terroncello», Gli aggettivi per il risultato, tra il migliaio di allevatori pugliesi, si sprecano: strepitoso, meraviglioso, incredibile. A fare la parte del leone (6 titoli) l’associazione barese Allevamenti del Mediterraneo che in 50 anni di attività aveva ottenuto solo sei riconoscimenti internazionali. Primo tra i primi (2 titoli e un secondo posto) Antonio Garofalo, 79 anni, pensionato, un’autorità indiscussa nel settore. Sul podio con lui sono saliti due canarini di colore, selezionati con cura in tanti anni: un «nero pastello bianco dominante/recessivo singolo» e un «nero pastello giallo/avorio intenso singolo». Roba da intenditori.
Medaglia al collo anche per Michael Jemmett, Alessandro Prencipe, Nicola Cristiantielli, Sergio Peci, Giuseppe Albergo, Luca Barbieri, FrancescoChieppa, Umberto Saponaro, Agostino Vitrano, Michele La Forgia, Michele Larenza (tutti baresi), Giuseppe Cariati (Trani), Giuseppe Greco (Lecce) e Vincenzo Carlomagno (Potenza).
Le razze riconosciute sono una trentina e, in base alla selezione, si parla di «canarini di colore», «canarini da canto», «canarini di forma e posizione». In ogni caso dietro i simpatici uccellini ci sono sempre sacrifici, passione ereditata da generazioni, pazienza, inevitabili delusioni, gioie e un bel po’ di soldi spesi.
Spiega Pinuccio Albergo, 140 canarini da competizione allevati come figli: «Per creare un ceppo, cioè tanti campioni, serve un lavoro di anni. I giudici, a seconda delle categorie, esaminano le capacità canore, il colore e la lucentezza del piumaggio, la grandezza del volatile, le forme. Insomma, l’esatto opposto di Titti, il canarino più famoso dello schermo».
C’è poco da scherzare. Pensate che il canarino domestico è da tempo studiato dalla «Rockefeller University» di New York. I ricercatori d’oltre oceano hanno scoperto - tra l’altro - che il colorato pennuto ha un sistema nervoso centrale particolarmente complesso, nel quale è presente un centro del canto, in una zona cerebrale che nell’uomo presiede ai processi cognitivi del linguaggio. Inoltre ha una capacità unica nel mondo animale (uomo compreso): rinnova le cellule cerebrali, i neuroni. In pratica la mente del canarino non invecchia mai, può apprendere in continuazione, arricchendo senza limiti il repertorio canoro. Infine, è stato scientificamente dimostrato come in primavera il flusso di testosterone, cioè l’ormone sessuale maschile, nel canarino maschio agisca proprio sul centro cerebrale del canto. Insomma, canta che ti accoppi. Infatti, i campioni del mondo uscenti hanno un futuro da «razzatori» (l’equivalente dello stallone per i cavalli). Non possono più gareggiare e si dovranno accoppiare con più partner in modo da creare una dinastia vincente.
E pensare che statisticamente il canarino è l’animale più abbandonato d’estate dagli italiani: aprire la gabbia equivale a condannarlo alla morte per fame perché l’animale non è abituato alla libertà. I falsi amici degli animali, purtroppo, sono sempre in agguato. Intanto c’è chi pensa alla grande. La Puglia tra breve potrà contare su una nuova razza di canarino, il «Salentino», in via di riconoscimento.