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A 90 anni muore Fidel Castro
il padre della «Revolucion»

 
Flavio Campanella

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Flavio Campanella

A 90 muore Fidel Castroil padre della «Revolucion»

Sabato 26 Novembre 2016, 10:52

11:04

ROMA - Quando a Cuba è da poco passata la mezzanotte, Raul Castro, trattenendo a stento le lacrime, annuncia in tv «al popolo dell’isola, agli amici della Nostra America e al mondo che alle 22.29 del 25 novembre del 2016 è deceduto il comandante in capo della Rivoluzione Cubana Fidel Castro Ruz. Hasta la victoria siempre».

La notizia fa subito il giro del mondo e l’Avana si avvolge nel lutto, ammutolita. Nel momento della sorpresa c'è spazio solo per le lacrime. 'Hasta siempre comandantè, scrive il sito web ufficiale Cubadebate, in omaggio al lider maximo, deceduto a 90 anni.

Il corpo di Fidel, l’uomo che ha segnato la storia di Cuba per quasi sessant'anni diventando un’icona della politica della sinistra radicale nel mondo intero, sarà cremato oggi stesso, sabato, come annunciato dal fratello-presidente Raul. I dettagli sui funerali verranno annunciati nelle prossime ore.

Se i media a L’Avana si impegnano a «difendere La 'Revolucion' che Castro ha costruito insieme ai poveri della sua terra», per le strade di Little Havana a Miami si registrano invece scene di gioia e molti sono gli slogan che si levano contro «il dittatore». Per gli anticastristi della comunità cubana statunitense è «la fine di un capitolo orribile». «E' morto un tiranno - esultano - e finalmente può cominciare una nuova era».

Tra i primi leader mondiali a commentare la scomparsa di Castro ci sono i presidenti dell’America Latina, da Enrique Pena Nieto in Messico ("E' morto un amico") a Nicolas Maduro in Venezuela ("Fino alla vittoria, sempre"), fino a Rafael Correa in Ecuador ("Se ne è andato un grande"). «Con Fidel Castro si chiude una pagina grande e drammatica del Novecento. Vicini al popolo cubano che guarda al futuro», è il tweet del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

La morte di Castro è diventata subito breaking news sui principali media internazionali. Se la stragrande maggioranza lo ricorda come il «padre della rivoluzione cubana», si distingue l'americano Washington Post che lo definisce in apertura «un dittatore».

«Finalmente» Fidel Castro muore. Lo scrive in un tweet 14 y medio, il blog della nota dissidente Yoani Sanchez commentando la morte dell’ex presidente cubano. Anche un altro media, Diario de Cuba, commenta la notizia del decesso del «dittatore che aveva ceduto il potere al fratello Raul Castro nel luglio del 2006».

LA STORIA - Fidel Castro, eroe per la sinistra nel mondo e dittatore sanguinario per i nemici, è stato protagonista di una piccola isola caraibica per quasi sessant'anni, sulla scia della sua tenace battaglia contro la maggior potenza del mondo, gli Stati Uniti.
Nato a il 13 agosto 1926 a Biran, figlio del proprietario terriero spagnolo Angel Castro e della cubana Lina Ruz, ha studiato prima nei collegi La Salle e Dolores di Santiago de Cuba, poi, dal 1941 al 1945, a L’Avana, nella prestigiosa scuola gesuita di Belen, periodo che incide fortemente nella sua formazione culturale, così come in quella del fratello, Raul.

Qualche anno dopo la laurea in legge si candida alle presidenziali, progetto subito frustrato per il golpe del 10 marzo di Fulgencio Batista. La sua risposta è l’assalto alla Caserma della Moncada, il 26 luglio 1953. Per Fidel fu un disastro: i ribelli vennero catturati e 80 di loro fucilati. Castro è condannato a 15 anni di prigione e, nella sua difesa finale, pronuncia il famoso discorso su 'La storia mi assolverà', in cui delinea il suo sogno rivoluzionario. Dopo il carcere, amnistiato, va in esilio negli Usa, poi in Messico: è qui che conosce Ernesto Guevara.

Insieme al 'Chè, Raul ed altri 79 volontari, nel'56 sbarca nell’isola a bordo del 'Granmà. Il gruppo, sorpreso dalle truppe di Batista, viene decimato: in 21 riescono a rifugiarsi nella Sierra Maestra. I due anni di guerriglia mettono alle corde il dittatore. Il 1/o gennaio 1959, i 'barbudos' entrano trionfalmente a L’Avana. Castro lo fa qualche giorno dopo.

Fino al trionfo della 'revolucion', l’isola viveva del commercio con Washington. Dopo la presa del potere di Fidel, il paese divenne un campo di battaglia della 'guerra freddà. Cuba riesce comunque a resistere al duro embargo americano e ad un attacco militare, quello della 'Baia dei Porcì, organizzato dalla Cia formato da cubani reclutati all’estero. E’ poi stata al centro della crisi dei missili nel 1962 che ha rischiato di trascinare il mondo in una guerra nucleare mondiale.

Forte di un inossidabile carisma e affascinante capacità oratoria, Fidel è stato per decenni il 'nemico numero unò di Washington: con il risultato che, mentre accresceva la sua dipendenza dall’Urss, appoggiava i movimenti marxisti e le guerriglie in America Latina ed in Africa, diventando tra i leader del movimento dei Paesi non Allineati.

Nel frattempo, si sposa con Dalia Soto del Valle. Hanno cinque figli: Alexis, Alexander, Alejandro, Antonio e Angel. Il 'lider maximò, con una vita privata nella quale realtà e mito s'intrecciano, è 'sopravvissutò a dieci presidenti Usa e - ha più volte ricordato - a 600 attentati. Perfino nel crepuscolo del suo mandato, Fidel e il sistema politico cubano sono riusciti nel bene e nel male a resistere alla disintegrazione socialista e al crollo dell’Urss nel '91.

Per i cubani, Castro è stato il 'Comandantè, oppure semplicemente Fidel, sul quale sono state costruite tante 'storiè: «non dorme mai», «non scorda nulla», «è capace di penetrarti con lo sguardo e sapere chi sei», «non commette sbagli». Castro ha d’altro lato esibito una devozione per le cifre e dati, nascondendo caratteristiche come il pudore e lo scarso interesse, raro per un cubano, per la musica e il ballo.

Ha sempre avuto una salute di ferro fino all’improvvisa e grave emorragia all’intestino avuta al rientro di un viaggio dall’Argentina poco prima di compiere 80 anni.

Malato, dopo aver delegato il potere al fratello Raul - prima in modo provvisorio il 31 luglio 2006, poi definitivamente nel febbraio 2008 - ha così cominciato il conto alla rovescia verso la fine di una vita leggendaria. L’era di Fidel si scioglie lentamente, in mezzo a una nuova Cuba ogni volta più 'raulistà, tra una serie di riforme economiche e la mano ferma del potere sul fronte politico: di sicuro una transizione, la cui portata è però difficile da capire.

La data chiave della nuova era è il 17 dicembre 2014: quel giorno, a sorpresa e con la mediazione di Bergoglio, L’Avana e Washington annunciano il 'disgelò bilaterale. Fidel assiste da lontano al 'deshielò, ogni tanto scrive qualcosa ribadendo concetti quali la 'sovranità nazionalè e il 'no all’imperò. Ma in sostanza a dettare il ritmo dei cambiamenti ormai è Raul.

'Uccisò più volte dalle reti sociali, e con lunghi periodi di assenza dal pubblico, i limiti al suo mandato Fidel li aveva fissati nel 2003, dirigendosi ai cubani: «Rimarrò con voi, se lo volete, finché avrò la consapevolezza di potere essere utile, se prima non lo decide la stessa natura. Né un un minuto prima né un secondo dopo».

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