La casa editrice

Alessandro Laterza «Dopo 43 anni, ritorna a Bari la sede legale»

di LEONARDO PETROCELLI

Quarantatré anni dopo, la tradizionale dicitura «Laterza Roma-Bari», in auge dal lontano 1973 e rintracciabile in ogni citazione nonché all’interno dei volumi, è destinata a cambiare. O, meglio, a invertirsi perché la casa editrice barese, quasi nove lustri dopo, ritorna a casa, riportando la propria sede legale nel capoluogo pugliese. Sarà «Laterza Bari-Roma», dunque, così come spiega l’editore Alessandro Laterza ricucendo i fili della recentissima operazione: «Abbiamo tecnicamente deliberato questa scelta alla fine di maggio – racconta - e poi è stato necessario affrontare un percorso di preparazione di tipo tecnico-amministrativo, il cui effetto più visibile è l’inversione delle due città nell’indicazione reperibile all’interno dei libri».

Alessandro Laterza, perché questa decisione?

«Si tratta di una scelta essenzialmente di natura aziendale. È infatti opportuno che la sede sia in Puglia, e quindi a Bari, piuttosto che a Roma, per consentirci l’accesso ad alcune possibilità di finanziamento e ad alcune occasioni di natura economica che, diversamente, perderemmo senza ragione. Anche l’istruzione di alcune pratiche, ad esempio di natura bancaria, è qui meno onerosa che nella Capitale».

Roma non subirà depotenziamenti?

«No di certo. Roma conserverà la direzione editoriale della Varia così come l’ufficio stampa, ed anche a Bari si continuerà come sempre con la direzione della Scolastica, l’area commerciale e le altre attività. Non cambierà nulla. Lo ripeto, è stata una valutazione di tipo squisitamente tecnico».

E dunque sbaglierebbe chi volesse vedere in tale iniziativa la volontà di restituire una centralità, anche formale, alla vostra vocazione meridionale?

«Guardi, sicuramente ci fa piacere aver riportato qui la sede legale anche da un punto di vista materiale, certi che i tempi siano cambiati rispetto a quando si supponeva che il prerequisito per pubblicare con Laterza fosse l’essere baresi. Oggi equivoci non ce ne sono più, tutti sanno che la qualità dei libri è l’unico riferimento e si lavora con una maggiore consapevolezza, anche da parte degli autori. Ma attenzione a non caricare questa operazione di chissà quali significati reconditi come successe nel ‘73 per la ragione opposta».

Facciamo un passo indietro, allora. Cosa accadde in quegli anni?

«Inizialmente era segnalata solo la sede di Bari, mentre Roma appariva non classificata né come sede primaria né come sede secondaria. Poi, nell’aprile del 1973, Vito Laterza spostò la sede legale nella Capitale per ragioni di opportunità aziendale poiché nella Bari di allora era più complesso intrattenere rapporti fecondi e quotidiani con gli autori nonché gestire l’attività editoriale. La sua fu dunque una vita faticosa, divisa, da perenne viaggiatore in un contesto in cui i trasporti non erano certo quelli di oggi. Ma nonostante l’ovvietà della decisione, in tantissimi si esercitarono su di essa, inseguendo ed abbozzando ipotesi decisamente fantasiose. Cerchiamo di non ripetere anche adesso, nel 2016, il medesimo errore».

Infine, cambiamo scenario pur continuando a rimanere in bilico fra due città: stavolta Milano e Torino che si contendo il Salone del Libro. Le esternazioni del senatore Pd Stefano Esposito che ha parlato dichiaratamente di «sconfitta di Torino» e quelle di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, che ha accusato gli editori di «non avere la «cabeza» (la testa), hanno rilanciato il dibattito. Lei cosa ne pensa?

«Ognuno può dire ciò che vuole, ci mancherebbe. Ma credo che tali affondi servano soltanto ad inasprire il clima e a trasformare il dibattito in una lite da pollaio animata da ragioni di condominio. Anche perché, qui, non sono in ballo soltanto valutazioni di carattere squisitamente economico ma anche percorsi di altro genere come, ad esempio, quello legato alla promozione della lettura che non mi pare irrilevante. Dunque, bisogna attendere le risultanze e le indicazioni dell’incontro convocato dal ministro Franceschini e solo dopo si avrà un quadro più chiaro su cui ragionare».

Privacy Policy Cookie Policy