Cura di zinco e rame «Un farmaco israeliano per contrastare la Xylella»

di Daniela Pastore

LEVERANO - Un «aerosol» di idracido di zinco e rame, per ridare vigore agli ulivi rinsecchiti da Xylella fastidiosa. «Manca ancora la prova scientifica dell’efficacia della cura», avverte lo stesso autore della ricerca sperimentale sul campo, il batteriologo Marco Scortichini. Che ieri ha però voluto presentare in un convegno a Leverano (nella sede della Banca di credito cooperativo), coordinato dall’agroecologo Gianluigi Cesari, i primi incoraggianti rilievi in merito all’utilizzo di un agrofarmaco brevettato in Israele e già utilizzato con successo per le batteriosi del nocciolo e del kiwi e per la rogna dell’ulivo. Farmaco che sembrerebbe giovare anche alle piante compromesse dalla «fastidiosa».Per Scortichini, 58 anni, romano, da tre decadi nei laboratori del Crea (il centro di ricerca nazionale della frutticoltura) Xylella fastidiosa è una vecchia conoscenza: 25 anni fa, per conto del ministero dell’Agricoltura, fu inviato come batteriologo in Georgia per un allarme xylella sulla vite, mentre dieci anni fa ha contribuito a redigere il protocollo per la diagnosi di xylella per conto dell’Unione europea. Alla luce di questa pluriennale esperienza non nasconde la soddisfazione per le prime evidenze rilevate dopo dieci mesi di sperimentazioni in tre uliveti della «zona infetta», a Veglie, Galatone e Galatina. I pazienti speciali sono decine di «ogliarole» e «celline di Nardò», le cultivar autoctone del Salento, che sono state trattate con l’agrofarmaco a base di zinco e rame, un corroborante fogliare.

Gli ulivi sono stati sottoposti inizialmente ad endoterapia: una sorta di flebo applicata nel tronco, «più che altro per verificare la capacità dell’agrofarmaco di andare in circolo nella pianta, di essere assorbito e distribuito in tutta la chioma», spiega Scortichini. Superato il primo step, la sperimentazione è stata poi effettuata attraverso nebulizzazioni del prodotto su tutto l’apparato fogliare. La sorpresa positiva, spiega il batteriologo, «è stata constatare che dopo un’estate torrida, con temperature spesso superiori ai 40 gradi, gli alberi trattati sino a giugno con nebulizzazioni di idracido di zinco e rame stanno molto meglio di quelli che non hanno avuto questo tipo di cura: sono più vigorosi, più verdi, e non presentano i sintomi di disseccamento che invece colpiscono le piante non trattate». «Speravamo in un’estate calda - confida - per valutare la reazione delle piante stressate dal calore a questo tipo di terapia. E devo dire che le prime osservazioni ci fanno ben sperare».

Scortichini presenterà alla Regione un dossier con i primi risultati della ricerca. «Abbiamo anche rilevato - aggiunge - che la nebulizzazione sembra essere più efficace sugli alberi potati, laddove cioè l’inoculo del batterio è stato abbattuto».

La sperimentazione in campo, assicura Scortichini, continuerà anche nei prossimi mesi. E a garantire l’impegno della Regione nel tentare ogni strada per salvare gli ulivi salentini è stato lo stesso governatore nella giornata inaugurale della Fiera del Levante. «La lotta alla Xylella attraverso la ricerca di una cura - ha ribadito Emiliano - può diventare un grande investimento, perché ovunque nel mondo questa malattia fa danni enormi senza che esistano ancora rimedi efficaci».

Il convegno di ieri a Leverano, dal titolo «Esperienze di contenimento del disseccamento rapido dell’ulivo da xylella fastidiosa», sarà replicato oggi ad Oria, alle 18, nel teatro seminario «Madre Teresa» e domani a Galatone, alle 19, nel Chiostro dei Domenicani.
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