Puglia, mistero dell’arte «pubblica» scomparsa mancano 38 quadri Tela rubata nel '94 e trovata a Montecarlo non tornerà più

ENRICA SIMONETTI
BARI - Ne mancano ben 38. Quasi quaranta quadri «scomparsi» in Puglia e nascosti chissà dove, forse venduti all’estero, forse finiti in casa di qualche collezionista. È il destino della copiosa collezione d’arte che fa parte del patrimonio dell’ex «Ept», l’Ente provinciale del Turismo, poi divenuto «Apt» e infine confluito in «Pugliapromozione». Un patrimonio che appartiene a tutti i cittadini della regione, essendo stato acquisito con soldi pubblici dagli anni Sessanta in poi, quando Bari organizzava un premio ambito come il «Maggio di Bari» e quando le casse di Regione, Provincia e Comuni permettevano di acquisire opere destinate alla fruizione e musealizzazione.

E invece il destino di queste opere d’arte nei decenni è diventato amaro: molti dei quadri sono chiusi al sicuro in un caveau (altro che musealizzazione!) e una parte, ben 38, è mancante. Un furto avvenuto nel 1994 nella sede di piazza Moro a Bari in cui si trovava l’Ente, ha «scippato» quest’arte ai pugliesi. Ieri abbiamo pubblicato la notizia del primo ritrovamento, grazie al blitz dei Carabinieri del Nucleo Patrimonio artistico: una delle tele sottratte, la Finestra Marina di Bruno Cassinari (datato 1955) è stata recuperata grazie ad una delicata operazione che ha seguito tutto l’iter del quadro, venduto prima a San Marino, poi a Montecarlo e infine messo in vendita da una casa d’aste. Una buona notizia, perché il quadro in questione è tornato a casa, immediatamente sequestrato a Montecarlo, dove era finito in un elegante salotto. E la notizia è buona anche perché i carabinieri fanno capire di essere sulle tracce di altre opere (appartenenti allo stesso lotto?), come spiega, con le dovute riserve del caso, il capitano Michelangela Stefano, la quale non può dire di più, ma fa sapere genericamente che «i siti di e-commerce e tanti altri vengono monitorati giorno e notte, in modo da scoprire eventuali “mosse” di chi ha in mano opere d’arte rubate».

Insomma, s’indaga. Ma la realtà è che dal furto sono passati ben 21 anni e quindi la prescrizione dei reati - per chi volesse capire come andrà a finire - è ormai una realtà. Ma non solo. Chi ha rubato queste opere e chi non ha sorvegliato perché ciò non accadesse, ha procurato un danno enorme a tutta la Puglia, perché - ironia della sorte - si rischia che anche le tele eventualmente recuperate, come questa ultima del pittore Bruno Cassinari appena ritrovata, non tornino più a casa. E infatti: se chi ha comprato, mostra la sua buona fede e prova incofutabilmente di aver acquistato rispettando la legalità, potrebbe vedersi restituire l’opera con tante scuse per il sequestro. Ad esempio, il dipinto ritrovato in questi giorni ha molte probabilità di non rientrare mai più nelle «casse» dei pugliesi, dato che il proprietario attuale è in buona fede.

È proprio vero che «l’arte è fragile», così come lo sono gli artisti. In Puglia, il caso dei quadri «nascosti e scomparsi» diventa sempre più intricato. Non vedremo quelli rubati, non vedremo quelli chiusi a chiave, monitorati di recente dal presidente di «Pugliapromozione» Giancarlo Piccirillo e ora custoditi al sicuro per evitare nuovi scempi.

Per motivi di sicurezza e per non intralciare le indagini, non elenchiamo le tele preziose mancanti, ma si sappia che in quelle decine ci sono autori importanti, sui quali i «furbi» hanno messo le mani. Ieri abbiamo ricevuto in redazione una bella lettera, firmata dall’artista Annamaria Di Terlizzi e da Nico Veneziani, i quali ricordano - sottolineando l’importanza della battaglia della «Gazzetta» - che Vito A. Melchiorre, storico locale e per decenni funzionario del Comune di Bari, aveva nel suo ufficio accanto alla stanza del sindaco, «una cassetta di legno con le schede relative ai quadri vincitori delle varie edizioni del maggio di Bari e dei successivi acquisti. Con la particolare cura che poneva anche ai dettagli, aveva annotato, per ognuna tela la sua temporanea collocazione presso uffici pubblici. Intendeva: Comune, Provincia, Camera di Commercio, Prefettura. Quando abbandonò la sua stanza portò via solo ciò che era suo: la cassettina la dimenticò. La mattina dopo tornò per riprenderla e amareggiato disse di non averla più trovata. Mai più». Dispersa con la sua mole di informazioni preziose, che oggi ci direbbero quanti quadri sono rimasti negli uffici, quanti sono nel caveau e quanti altri «dispersi». Arte fragile, appunto.
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