Campi di girasole a distesa per produrre bio-diesel
ROMA - Il nostro Paese deve correre rapidamente ai ripari per rientrare nei parametri di Kyoto dai quali siamo ancora lontani. L'impegno si è fatto sempre più oneroso visto che invece di ridurre le emissioni del 6,5% c'è stato un incremento di circa il 13%.
Tra i numerosi progetti che stanno prendendo piede in Italia, la Regione Toscana, in questi giorni, ne ha lanciato uno riguardante i biocarburanti chiamato Voice (Vegetable oil initiative for a cleaner environment) che si inserisce perfettamente nel quadro generale della politica energetica del nostro Paese, data la necessità di sviluppare interventi nel settore delle fonti rinnovabili di energia.
Il progetto è stato presentato dal David Chiaramonti del Crear (Centro interdipartimentale di ricerca e energie alternative e rinnovabili dell'Università degli Studi di Firenze). «L'olio vegetale puro, di girasole o di colza - afferma Chiaramonti - è la materia prima utilizzata per la produzione di biodiesel tramite un processo di 'esterificazionè che avviene in impianti dedicati e che ne modifica le caratteristiche chimico fisiche, rendendo questo biocombustibile simile al gasolio tradizionale e compatibile, in miscela al 5%, con gli impianti di distribuzione ed i motori convenzionali».
L'olio vegetale puro ad alta qualità, può però essere utilizzato anche tal quale in motori e turbine per la generazione di energia elettrica, o in motori diesel per la trazione, purchè questi sistemi vengano opportunamente adattati e convertiti. Quali possono essere i vantaggi? «Uno dei principali vantaggi dell'utilizzo dell'olio puro è quello di poter essere prodotto e utilizzato in loco dagli agricoltori, realizzando la cosiddetta filiera corta, che risultano quindi i beneficiari principali del valore aggiunto finale del prodotto», spiega Chiaramonti. Con il biodiesel, vista la complessità del processo, gli agricoltori partecipano a questa filiera solamente come fornitori, sostenendo la concorrenza di oleaginose provenienti da Paesi quali Malesia, dove la materia prima (ad esempio olio di palma) viene prodotta a costi decisamente inferiori rispetto a quelli europei e nazionali ma senza alcun controllo sulla sostenibilità della coltivazione stessa.
«Da un punto di vista ambientale - conclude Chiaramonti - l'utilizzo di olio vegetale puro al posto dell'equivalente energetico di 1 kg di diesel, consente di evitare l'emissione di circa 1.8 kg di CO2 con una riduzione pari a circa il 50 % A questo si aggiungono benefici in termini di emissioni pressochè nulle di ossidi di zolfo, una significativa riduzione di emissioni di particolato e la totale biodegradabilità del combustibile stesso».
Inoltre il progetto coglie i mutamenti che sono in atto nel settore agricolo con la riforma della politica agricola comunitaria, che sta aprendo la porta a nuove soluzioni alternative alle classiche produzioni alimentari, in cui la produzione di biomassa per la generazione di agro-energia rappresenta una interessante opportunità.