Campi di girasole a distesa per produrre bio-diesel

ROMA - Il nostro Paese deve correre rapidamente ai ripari per rientrare nei parametri di Kyoto dai quali siamo ancora lontani. L'impegno si è fatto sempre più oneroso visto che invece di ridurre le emissioni del 6,5% c'è stato un incremento di circa il 13%.
Tra i numerosi progetti che stanno prendendo piede in Italia, la Regione Toscana, in questi giorni, ne ha lanciato uno riguardante i biocarburanti chiamato Voice (Vegetable oil initiative for a cleaner environment) che si inserisce perfettamente nel quadro generale della politica energetica del nostro Paese, data la necessità di sviluppare interventi nel settore delle fonti rinnovabili di energia.

Il progetto, del costo di circa 3,4 milioni (di cui 1,7 concessi dal programma Life-Ambiente che finanzia progetti innovativi), in concreto, vedrà la coltivazione di numerosi ettari del territorio toscano a girasole alto oleico, sperimentando diverse varietà e tecniche colturali. La scelta del girasole non è casuale. Infatti, questo fiore offre maggiori potenzialità rispetto alla colza e nel 2005 vi erano già 26.937 ettari coltivati a girasole a fronte di 835 ettari coltivati a colza.

Il progetto è stato presentato dal David Chiaramonti del Crear (Centro interdipartimentale di ricerca e energie alternative e rinnovabili dell'Università degli Studi di Firenze). «L'olio vegetale puro, di girasole o di colza - afferma Chiaramonti - è la materia prima utilizzata per la produzione di biodiesel tramite un processo di 'esterificazionè che avviene in impianti dedicati e che ne modifica le caratteristiche chimico fisiche, rendendo questo biocombustibile simile al gasolio tradizionale e compatibile, in miscela al 5%, con gli impianti di distribuzione ed i motori convenzionali».
L'olio vegetale puro ad alta qualità, può però essere utilizzato anche tal quale in motori e turbine per la generazione di energia elettrica, o in motori diesel per la trazione, purchè questi sistemi vengano opportunamente adattati e convertiti. Quali possono essere i vantaggi? «Uno dei principali vantaggi dell'utilizzo dell'olio puro è quello di poter essere prodotto e utilizzato in loco dagli agricoltori, realizzando la cosiddetta filiera corta, che risultano quindi i beneficiari principali del valore aggiunto finale del prodotto», spiega Chiaramonti. Con il biodiesel, vista la complessità del processo, gli agricoltori partecipano a questa filiera solamente come fornitori, sostenendo la concorrenza di oleaginose provenienti da Paesi quali Malesia, dove la materia prima (ad esempio olio di palma) viene prodotta a costi decisamente inferiori rispetto a quelli europei e nazionali ma senza alcun controllo sulla sostenibilità della coltivazione stessa.
«Da un punto di vista ambientale - conclude Chiaramonti - l'utilizzo di olio vegetale puro al posto dell'equivalente energetico di 1 kg di diesel, consente di evitare l'emissione di circa 1.8 kg di CO2 con una riduzione pari a circa il 50 % A questo si aggiungono benefici in termini di emissioni pressochè nulle di ossidi di zolfo, una significativa riduzione di emissioni di particolato e la totale biodegradabilità del combustibile stesso».
Inoltre il progetto coglie i mutamenti che sono in atto nel settore agricolo con la riforma della politica agricola comunitaria, che sta aprendo la porta a nuove soluzioni alternative alle classiche produzioni alimentari, in cui la produzione di biomassa per la generazione di agro-energia rappresenta una interessante opportunità.

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