L'Ilva versa 65 milioni all'erario per una maxi-evasione fiscale Cambia la legge, assolto Gruppo Riva

MILANO – Il gruppo Ilva ha versato circa 65 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate a conclusione di un accertamento su una presunta maxi-evasione fiscale. E’ quanto è emerso in relazione al procedimento che vede imputati per frode fiscale il patron del colosso siderurgico Emilio Riva, 2 ex dirigenti del gruppo e un manager della filiale di Londra di Deutsche Bank. Oggi il pm di Milano Stefano Civardi ha ribadito la richiesta di processo e il gup deciderà il 13 febbraio.  

Secondo la ricostruzione dell’ accusa, infatti, il colosso del settore metallurgico avrebbe indicato nella dichiarazione dei redditi del 2008 elementi passivi fittizi per poter poi pagare meno tasse al fisco italiano. Il pm Civardi, del dipartimento coordinato dal procuratore aggiunto Francesco Greco, ha contestato, in particolare, una presunta maxi evasione fiscale da 52 milioni di euro che risale al 2007.

Oltre a Emilio Riva la richiesta di processo riguarda Mario Turco Liveri e Agostino Alberti, in qualità all’epoca rispettivamente di responsabile finanziario e componente del cda e responsabile fiscale del gruppo Ilva e Angelo Mormina, managing director di Deutsche Bank Londra. Come si legge nell’imputazione, i quattro, in violazione dell’articolo 3 della legge 74/2000, “al fine di evadere le imposte sui redditi, sulla base di una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie e avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei a ostacolarne l’accertamento”, avrebbero portato avanti una complessa operazione di finanza strutturata, all’unico scopo di consentire alla consolidata Ilva spa l’abbattimento del reddito, “mediante l’utilizzazione di elementi passivi fittizi” per quasi 160 milioni di euro “e conseguentemente per la consolidante Riva Fire spa (...) una pari riduzione della base imponibile e un’evasione di imposta Ires pari a 52.463.213 euro”.

Secondo le indagini della Procura, attraverso una serie di contratti, tutti economicamente collegati tra di loro e sottoscritti, alcune società del gruppo e dell’istituto di credito tedesco, gli utili fatti dall’Ilva in Italia sarebbero stati trasferiti all’estero (senza intaccare quelli del gruppo) per sfruttare un regime fiscale più favorevole e, nel contempo, sarebbero state fatte figurare perdite in Italia per pagare meno tasse in Italia.
Oggi davanti al gup di Milano Anna Maria Zamagni hanno discusso il pm e le difese e il giudice deciderà se rinviare a giudizio o meno gli imputati, il prossimo 13 febbraio. Intanto, da quanto si è saputo, il gruppo al termine del contenzioso fiscale relativo alla maxi-evasione ha versato all’Agenzia delle Entrate circa 65 milioni di euro.
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