Taranto, inchiesta «Matite doro» il conto del pm
di MIMMO MAZZA
TARANTO - Ordinarie forniture di cancelleria per gli uffici comunali pagate a peso d’oro. Il sostituto procuratore Remo Epifani, al termine della sua requisitoria, ha chiesto al tribunale (presidente Michele Petrangelo, giudici Simone Orazio e Agnese Di Battista) di condannare i cinque imputati nel processo denominato «matite d’oro». In particolare, il magistrato ha chiesto 9 anni e sei mesi di reclusione per Francesco Portone, patron della società «Nuova Promosport », 9 anni per l’ex dirigente della Direzione Risorse Finanziarie del Comune Luigi Lubelli, 5 anni e 3 mesi per l’ex dirigente dell’Ufficio Economato e Provveditorato Carlo Patella, 5 anni per l’ex funzionaria dell’Ufficio Economato Fernanda Prenna, e 2 anni per Tiziano D’Angiulli, collaboratore di Portone. Per tutti l’accusa è di peculato.
Secondo l’accusa, Portone avrebbe prodotto fatture false al Comune di Taranto per prestazioni di beni e servizi in cambio dei compensi e Lubelli, Patella e Prenna avrebbero disposto il pagamento illecito di quelle fatture, utilizzando somme provenienti da finanziamenti e mutui al posto dei fondi economali previsti dal Regolamento contabile comunale. Dagli atti acquisiti dagli agenti della Digos presso la Direzione Risorse Finanziarie del Comune sono emersi mandati di pagamento in favore della «Nuova Promosport» per quasi 7 milioni di euro nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2005. Il pubblico ministero, nel dettaglio, ha chiesto al tribunale di ritenere prescritte le contestazioni fatte a Portone, Lubelli, Prenna e Patella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso ideologico e di condannare gli stessi invece per i due capi di imputazione riguardante il peculato. Il primo, contestato a Lubelli, Portone e Patella, concerne un episodio avvenuto nel marzo del 2005, quando i tre imputati si sarebbero appropriati di materiale informatico pagato dal Comune di Taranto con circa 30mila euro e destinata originariamente ai comitati elettorali degli allora candidati alla carica di sindaco Rossana Di Bello, primo cittadino in carica, e Ludovico Vico, sostenuto dal centrosinistra.
L’altro, più complessivo, invece, riguarda invece l’appropriazione di di 5 milioni e 551mila euro che Portone, Lubelli, Patella e Prenna avrebbero compiuto attraverso il pagamento delle fatture presentate dalla Nuova Promosport per forniture mai realizzate oppure «gonfiate» nei confronti del Comune di Taranto. A D’Angiulli viene contestato la simulazione di reato, in concorso con Portone, per aver denunciato il furto di documentazione contabile dal furgone della Promosport che utilizzava per lavoro, e il favoreggiamento. Alla fine di giugno, scattò un nuovo maxi-sequestro di beni ai danni di Francesco Portone. Il tribunale, accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Massimo Saracino, legale di parte civile per conto del Comune di Taranto, dispose il sequestro conservativo di beni immobili ubicati tra Taranto e Milano, per un valore di circa 5 milioni di euro Portone, come dimostrato dal consulente di parte civile, avrebbe ceduto parte dei suoi beni, ad un prezzo nettamente inferiore a quello reale. Dunque, secondo il tribunale c’era il serio rischio per i futuri creditori di non poter contare su un patrimonio sul quale rivalersi.
Dopo il pubblico ministero, ieri hanno discusso l’avvocato Massimo Saracino (che per il Comune di Taranto ha chiesto 6 milioni di euro di danni), i legali difensori Francesca Conte, Domenico Di Terlizzi e Francesco Nevoli. Repliche e probabile sentenza a metà gennaio.
TARANTO - Ordinarie forniture di cancelleria per gli uffici comunali pagate a peso d’oro. Il sostituto procuratore Remo Epifani, al termine della sua requisitoria, ha chiesto al tribunale (presidente Michele Petrangelo, giudici Simone Orazio e Agnese Di Battista) di condannare i cinque imputati nel processo denominato «matite d’oro». In particolare, il magistrato ha chiesto 9 anni e sei mesi di reclusione per Francesco Portone, patron della società «Nuova Promosport », 9 anni per l’ex dirigente della Direzione Risorse Finanziarie del Comune Luigi Lubelli, 5 anni e 3 mesi per l’ex dirigente dell’Ufficio Economato e Provveditorato Carlo Patella, 5 anni per l’ex funzionaria dell’Ufficio Economato Fernanda Prenna, e 2 anni per Tiziano D’Angiulli, collaboratore di Portone. Per tutti l’accusa è di peculato.
Secondo l’accusa, Portone avrebbe prodotto fatture false al Comune di Taranto per prestazioni di beni e servizi in cambio dei compensi e Lubelli, Patella e Prenna avrebbero disposto il pagamento illecito di quelle fatture, utilizzando somme provenienti da finanziamenti e mutui al posto dei fondi economali previsti dal Regolamento contabile comunale. Dagli atti acquisiti dagli agenti della Digos presso la Direzione Risorse Finanziarie del Comune sono emersi mandati di pagamento in favore della «Nuova Promosport» per quasi 7 milioni di euro nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2005. Il pubblico ministero, nel dettaglio, ha chiesto al tribunale di ritenere prescritte le contestazioni fatte a Portone, Lubelli, Prenna e Patella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso ideologico e di condannare gli stessi invece per i due capi di imputazione riguardante il peculato. Il primo, contestato a Lubelli, Portone e Patella, concerne un episodio avvenuto nel marzo del 2005, quando i tre imputati si sarebbero appropriati di materiale informatico pagato dal Comune di Taranto con circa 30mila euro e destinata originariamente ai comitati elettorali degli allora candidati alla carica di sindaco Rossana Di Bello, primo cittadino in carica, e Ludovico Vico, sostenuto dal centrosinistra.
L’altro, più complessivo, invece, riguarda invece l’appropriazione di di 5 milioni e 551mila euro che Portone, Lubelli, Patella e Prenna avrebbero compiuto attraverso il pagamento delle fatture presentate dalla Nuova Promosport per forniture mai realizzate oppure «gonfiate» nei confronti del Comune di Taranto. A D’Angiulli viene contestato la simulazione di reato, in concorso con Portone, per aver denunciato il furto di documentazione contabile dal furgone della Promosport che utilizzava per lavoro, e il favoreggiamento. Alla fine di giugno, scattò un nuovo maxi-sequestro di beni ai danni di Francesco Portone. Il tribunale, accogliendo l’istanza presentata dall’avvocato Massimo Saracino, legale di parte civile per conto del Comune di Taranto, dispose il sequestro conservativo di beni immobili ubicati tra Taranto e Milano, per un valore di circa 5 milioni di euro Portone, come dimostrato dal consulente di parte civile, avrebbe ceduto parte dei suoi beni, ad un prezzo nettamente inferiore a quello reale. Dunque, secondo il tribunale c’era il serio rischio per i futuri creditori di non poter contare su un patrimonio sul quale rivalersi.
Dopo il pubblico ministero, ieri hanno discusso l’avvocato Massimo Saracino (che per il Comune di Taranto ha chiesto 6 milioni di euro di danni), i legali difensori Francesca Conte, Domenico Di Terlizzi e Francesco Nevoli. Repliche e probabile sentenza a metà gennaio.