Interni La mancanza del numero legale ha «sepolto» la Mitrokhin
ROMA - Chiude senza un voto sulla relazione presentata dal presidente Paolo Guzzanti (Fi) la commissione di inchiesta sul dossier Mitrokhin che aveva l'incarico di far luce sulla querelle nata dalla fuga dell'ex archivista del Kgb con un ricco dossier sull'attività del servizio sovietico in Occidente. Uno stallo frutto della mancanza del numero legale: due voti in meno del quorum di 21 necessari per approvare il documento finale. L'organismo parlamentare d'inchiesta chiude così i battenti in un clima di forti polemiche e contestazioni che fa dire all'Unione che mai si era raggiunto un livello così basso nel Parlamento italiano.
In apertura di seduta, era stato il senatore a vita Giulio Andreotti a proporre di non passare al voto ma di rinviare tutto ad una eventuale nuova commissione che approfondisca nella prossima legislatura quanto di utile (ma non concluso) si è accumulato negli archivi di San Macuto. Ma la proposta aveva ricevuto un sostanziale no da parte di Forza Italia e, quando al sette volte presidente del Consiglio si è fatto notare che non vi erano dei precedenti, Andreotti ha risposto con una delle sue fulminanti battute: «Anche la morte non ha precedenti prima che accada».
Il dibattito si è protratto perchè la maggioranza cercava di raggiungere il quorum utile. Constatato che ciò non era possibile, si è arrivati al dunque con la verifica della mancanza del numero legale e quindi la chiusura dei lavori. Subito dopo si è riunito l'ufficio di presidenza che ha deciso di creare l'ufficio stralcio per gestire la pubblicazione dei documenti dell'archivio della commissione.
«Me l'aspettavo - ha detto Paolo Guzzanti - perchè quando si vota dopo la presentazione delle liste elettorali è chiaro che la questione risente dei malumori di chi non è stato ricandidato». Guzzanti, che scriverà un libro sui lavori della commissione, ha anche annunciato che si farà promotore, se sarà rieletto, di una iniziativa di legge per ricostituire la Mitrokhin. L'opposizione, che proprio oggi ha presentato, «in zona Cesarini», il suo documento finale, ha bollato in modo durissimo la guida, il metodo e il merito dei lavori della commissione d'inchiesta. «E' uno dei punti più bassi raggiunti dal Parlamento italiano», si legge nel documento dell'Unione. La commissione «non ha apportato verità ma ha aumentato la confusione; non ha definito gli ambiti di conoscenza ma ha insinuato; non ha ricercato con spirito libero e scevro da pregiudizi ma ha riempito di pregiudizi e strumentalità ogni suo passo. Essa ha posto al livello del più irresponsabile giornale scandalistico una Commissione del nostro Parlamento, ferendone così il prestigio». Guzzanti è definito dal centrosinistra il «perno della strategia dell'infondatezza». Duramente criticata è la sua scelta di presentare una denuncia nei confronti dei vertici dei governi e dei servizi segreti che hanno gestito il dossier Mitrokhin, denuncia che il presidente ha tratto dall'elaborato del giudice Cordova, consulente della commissione. Forti critiche anche per i diversi filoni di indagine - dall'attentato al Papa al caso Moro, dalla strage di Bologna alla strategia del Kgb in Italia - che hanno seguito «esigenze occasionali e varie opportunità, difficilmente conciliabili con la ricerca della verità».
Paolo Cucchiarelli
Il dibattito si è protratto perchè la maggioranza cercava di raggiungere il quorum utile. Constatato che ciò non era possibile, si è arrivati al dunque con la verifica della mancanza del numero legale e quindi la chiusura dei lavori. Subito dopo si è riunito l'ufficio di presidenza che ha deciso di creare l'ufficio stralcio per gestire la pubblicazione dei documenti dell'archivio della commissione.
«Me l'aspettavo - ha detto Paolo Guzzanti - perchè quando si vota dopo la presentazione delle liste elettorali è chiaro che la questione risente dei malumori di chi non è stato ricandidato». Guzzanti, che scriverà un libro sui lavori della commissione, ha anche annunciato che si farà promotore, se sarà rieletto, di una iniziativa di legge per ricostituire la Mitrokhin. L'opposizione, che proprio oggi ha presentato, «in zona Cesarini», il suo documento finale, ha bollato in modo durissimo la guida, il metodo e il merito dei lavori della commissione d'inchiesta. «E' uno dei punti più bassi raggiunti dal Parlamento italiano», si legge nel documento dell'Unione. La commissione «non ha apportato verità ma ha aumentato la confusione; non ha definito gli ambiti di conoscenza ma ha insinuato; non ha ricercato con spirito libero e scevro da pregiudizi ma ha riempito di pregiudizi e strumentalità ogni suo passo. Essa ha posto al livello del più irresponsabile giornale scandalistico una Commissione del nostro Parlamento, ferendone così il prestigio». Guzzanti è definito dal centrosinistra il «perno della strategia dell'infondatezza». Duramente criticata è la sua scelta di presentare una denuncia nei confronti dei vertici dei governi e dei servizi segreti che hanno gestito il dossier Mitrokhin, denuncia che il presidente ha tratto dall'elaborato del giudice Cordova, consulente della commissione. Forti critiche anche per i diversi filoni di indagine - dall'attentato al Papa al caso Moro, dalla strage di Bologna alla strategia del Kgb in Italia - che hanno seguito «esigenze occasionali e varie opportunità, difficilmente conciliabili con la ricerca della verità».
Paolo Cucchiarelli