«Family life Tv» Atella, ha il cancro le tagliano lo stipendio
di FABIO AMENDOLARA
«Sono vittima delle richieste di Pietro e Giulia Graziano». La gola profonda che ha svelato agli investigatori della Guardia di finanza cosa accadeva nella sede di Family life tv ad Atella è un tecnico di produzione televisiva. Aveva un contratto a tempo indeterminato e ha denunciato di essere stato costretto a vivere sotto la continua minaccia di licenziamento. Per evitarlo? «Firmavo una busta paga da 1.500 euro e ne restituivo la metà». E ha riferito quello che accadeva a una donna, una sua collega, dipendente della tv, che era assente dal lavoro perché malata di cancro. Anche a lei è stata alleggerita la busta paga. Gli investigatori giovedì scorso hanno arrestato Pietro e Giulia Graziano, padre e figlia, e notificato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a Gerardo Graziano (leader lucano del movimento politico «Io Sud») e all’avvocato Michele Dario Manfreda. I quattro sono accusati di truffa. Pietro e Giulia sono accusati anche di estorsione.
IL RACCONTO DEL TESTIMONE - Secondo il tecnico di produzione televisiva «le richieste provenivano proprio da Pietro e Giulia Graziano». Cosa chiedevano? Spiega la vittima: «La restituzione di una cospicua parte della remunerazione riconosciutagli per la mensilità di gennaio del 2012». Ed è «da queste dichiarazioni - scrivono gli investigatori (l’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Francesco Diliso, magistrato della Procura di Melfi che ha vietato alla Guardia di finanza di diffondere la notizia degli arresti) in un documento dell’inchiesta che la Gazzetta ha potuto consultare in esclusiva - che emerge il palese coinvolgimento di Giulia Graziano nella condotta delittuosa di natura estorsiva tenuta dal proprio genitore».
CONDOTTA DISDICEVOLE - Per il giudice Amerigo Palma - il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Melfi che ha privato della libertà gli indagati e che ieri pomeriggio ha confermato le misure cautelari, rigettando le richieste degli avvocati - «appare particolarmente disdicevole, nel racconto dei testimoni, la condotta tenuta da Pietro Graziano nei confronti di una dipendente che, nonostante fosse assente dal lavoro per sottoporsi alle terapie necessarie per curare un cancro che le era stato diagnosticato, era comunque assoggettata a un’arbitraria decurtazione della retribuzione, peraltro già verosimilmente ridotta in via del tutto legittima a causa della prolungata assenza per malattia».
NON SI FERMAVANO - Secondo il gip «l’opera di sistematico taglieggiamento dei propri dipendenti è proseguita anche e nonostante l’inizio delle investigazioni intraprese dalla Guardia di finanza».
INCASTRATI - «La prova documentale », la chiama il gip. Per incastrare i suoi capi una delle vittime è andata a lavorare con un registratore. Le voci impresse sul file digitale sono di Pietro e Giulia Graziano. La richiesta è di poche centinaia di euro. Ma per gli investigatori è la prova che incastra gli indagati.
«Sono vittima delle richieste di Pietro e Giulia Graziano». La gola profonda che ha svelato agli investigatori della Guardia di finanza cosa accadeva nella sede di Family life tv ad Atella è un tecnico di produzione televisiva. Aveva un contratto a tempo indeterminato e ha denunciato di essere stato costretto a vivere sotto la continua minaccia di licenziamento. Per evitarlo? «Firmavo una busta paga da 1.500 euro e ne restituivo la metà». E ha riferito quello che accadeva a una donna, una sua collega, dipendente della tv, che era assente dal lavoro perché malata di cancro. Anche a lei è stata alleggerita la busta paga. Gli investigatori giovedì scorso hanno arrestato Pietro e Giulia Graziano, padre e figlia, e notificato un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari a Gerardo Graziano (leader lucano del movimento politico «Io Sud») e all’avvocato Michele Dario Manfreda. I quattro sono accusati di truffa. Pietro e Giulia sono accusati anche di estorsione.
IL RACCONTO DEL TESTIMONE - Secondo il tecnico di produzione televisiva «le richieste provenivano proprio da Pietro e Giulia Graziano». Cosa chiedevano? Spiega la vittima: «La restituzione di una cospicua parte della remunerazione riconosciutagli per la mensilità di gennaio del 2012». Ed è «da queste dichiarazioni - scrivono gli investigatori (l’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Francesco Diliso, magistrato della Procura di Melfi che ha vietato alla Guardia di finanza di diffondere la notizia degli arresti) in un documento dell’inchiesta che la Gazzetta ha potuto consultare in esclusiva - che emerge il palese coinvolgimento di Giulia Graziano nella condotta delittuosa di natura estorsiva tenuta dal proprio genitore».
CONDOTTA DISDICEVOLE - Per il giudice Amerigo Palma - il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Melfi che ha privato della libertà gli indagati e che ieri pomeriggio ha confermato le misure cautelari, rigettando le richieste degli avvocati - «appare particolarmente disdicevole, nel racconto dei testimoni, la condotta tenuta da Pietro Graziano nei confronti di una dipendente che, nonostante fosse assente dal lavoro per sottoporsi alle terapie necessarie per curare un cancro che le era stato diagnosticato, era comunque assoggettata a un’arbitraria decurtazione della retribuzione, peraltro già verosimilmente ridotta in via del tutto legittima a causa della prolungata assenza per malattia».
NON SI FERMAVANO - Secondo il gip «l’opera di sistematico taglieggiamento dei propri dipendenti è proseguita anche e nonostante l’inizio delle investigazioni intraprese dalla Guardia di finanza».
INCASTRATI - «La prova documentale », la chiama il gip. Per incastrare i suoi capi una delle vittime è andata a lavorare con un registratore. Le voci impresse sul file digitale sono di Pietro e Giulia Graziano. La richiesta è di poche centinaia di euro. Ma per gli investigatori è la prova che incastra gli indagati.