Gorbaciov e la Perestroika, 20 anni fa la riforma che cambiò il mondo

TORINO - Fu chiamata anche «la controrivoluzione sovietica», ma è nota e riconosciuta nei capitoli dei libri di storia contemporanea come «Perestroika», la grande riforma che fece voltare pagina al mondo, nella fase finale del secolo scorso.
Dall'avvio di quella storica fase, che avrebbe portato in pochi anni al crollo dell'Unione Sovietica, sono passati esattamente vent'anni, e per ricordarne il periodo e fare il punto della situazione dopo due decenni, si sono radunati in questo week-end a Torino circa duecento, tra ex ministri, ambasciatori, politici di ieri e di oggi, storici ed economisti, nonché 120 giornalisti provenienti da ogni angolo d'Europa. E tra di loro, spicca naturalmente la figura di Mikhail Gorbaciov, che della Perestroika ne è il padre e il suo strenuo sostenitore.
In gran forma, accompagnato dalla figlia Irina, Gorbaciov è in questi giorni a Torino per un convegno dal titolo «I vent'anni che hanno cambiato il mondo 1985-2005» (ospitato presso la Scuola d'Applicazione Militare che si trova nel suggestivo Regio Arsenale di Torino), che fa parte del programma del «World Political Forum», presieduto da Gorbaciov e diretto da Rolando Picchioni.

«Molti passi in avanti con questo forum sono stati fatti proprio qui in Italia e in Piemonte - ha detto Gorbaciov all'apertura del convegno - con una iniziativa che già la prima volta ad Alessandria ebbe un inizio importante. Sono grato alle autorità del Piemonte nel volerci ospitare ancora».
«La Perestroika dopo vent'anni? Resta una grande vittoria, perché ha consentito di uscire dal totalitarismo del paese - ci spiega Gorbaciov - ed ha portato al pluralismo politico in Russia, guardando alla democrazia. Grazie a noi finì la guerra fredda, finì l'ansia della guerra nucleare e ideologica, cominciammo a stabilire rapporti importanti con Stati Uniti ed Europa. I problemi successivi? Sono stati la conseguenza inevitabile di un cambiamento radicale».
«Sarebbe stato importante se molti altri paesi, cogliendo la nostra iniziativa, avessero avviato una propria Perestroika», aggiunge il padre della grande riforma russa, senza dimenticare i drammatici giorni del colpo di stato dell'agosto 1991 che lo videro protagonista con la moglie Raissa.

Tra i presenti anche l'ex presidente polacco, Woijciek Jaruzelski che ricorda: «Con Gorbaciov ci incontrammo nel 1985 a Varsavia, poco dopo la sua nomina a capo dell'Urss. Capii subito che mi trovavo di fronte ad una persona che avrebbe cambiato molte cose, anche nella nostra nazione: discorsi come i suoi non li avevo mai sentiti prima da un leader russo. Tra di noi si stabilì subito un ponte intellettuale ed emotivo».
«Quella seconda rivoluzione russa - aggiunge Jaruzelski - aprì le porte ad una evoluzione nella storia del mondo. Uno strumento fondamentale fu la Glasnost, la trasparenza che permise gradualmente di cancellare il velo di falsità storica, aprendo una breccia nel pensiero democratico».

«Con la Perestroika le Chiese ebbero piena libertà di pensiero religioso, e assieme ad esse fu un grande contributo alla pace dei popoli» - sottolinea invece il Cardinale Achille Silvestrini, ricordando lo Spirito di Assisi che fu avviato dal Pontefice.
Presente oggi al convegno anche un altro importante leader polacco di allora, Lech Walesa, che ha ricordato quegli anni, il periodo di Solidarnosc, e ha posto l'accento sul fatto che nella mattinata d'apertura non è stato messo in risalto l'importante ruolo del Papa per concretizzare la Perestroika e abbattere i regimi dell'Est.
Tutti i grandi protagonisti del convegno, hanno posto sotto la luce dei riflettori su una Torino «che è un gran cantiere», come ha fatto notare anche l'astronomo americano Tom Gehrels. I relatori dibatteranno fino a domenica sulla fine della guerra fredda, ma anche sugli importanti problemi attuali. Tra gli altri, anche primi ministri quali Helmut Kohl, l'ex presidente ceko Milos Zeman, il rumeno Ion Iliescu e l'ungherese Gyula Horn, e molti di coloro che all'epoca erano i consiglieri per la sicurezza nazionale di Ronald Reagan. Tra gli italiani, Giulio Andreotti, Gianni De Michelis, Rocco Buttiglione, Giulio Tremonti, Enzo Ghigo e Gustavo Selva.
Una curiosità torinese. Il noto poeta russo Ievtushenko ha detto ieri: «Torino è una bella città, e la gente è un po' fredda, ma molto gentile. Stamani mi sono perso e degli sconosciuti mi hanno accompagnato e aiutato senza sapere chi fossi».

Antonio Lo Campo
Privacy Policy Cookie Policy