Bari, fisco e controlli Evasori in abito blu traditi da un «rigo»

di Nicola Pepe

BARI - Un anno fa l’hanno sperimentata a Roma «ed è andata bene». Il fisco affila le armi contro gli evasori e sguinzaglia gli 007 dell’Agenzia delle entrate. Un nuovo sistema di individuazione delle «dichiarazioni taroccate» ha consentito agli ispettori fiscali della sede di Bari, guidata dal dott. Francesco Paolo Chimienti, di stampare una lista di 3mila nominativi di altrettanti professionisti la cui dichiarazione non sarebbe in regola. Un accertamento di una semplicità estrema, ma di una efficacia tale da produrre gettito immediato perchè chi è pizzicato paga subito. Finora, di questa «black list» sono stati emessi poco meno di 500 avvisi di verifica. Si tratta di quei cosiddetti controlli analitici, sostanziali e parziali previsti dall’art. 41 bis del testo unico delle imposte dei redditi. Per farla breve, è quell’accertamento in cui non basta la classica «pezza giustificativa» ma è indispensabile spiegare una serie di «perché».

il rigo galeotto Vediamo di che si tratta. La platea nel mirino è quella dei professionisti, una categoria «accusata» di nascondere molto sommerso. Il «tocco» magico sarebbe un numero scritto all’interno di un rigo della dichiarazione dei redditi: si tratta della voce «altre spese documentate» in cui si può far rientrare di tutto. Nella gran parte dei casi accertati, gli importi scritti sono fasulli, cioè non sono accompagnati da documenti. Si tratta, insomma, di un numero (20-30mila euro o anche 40mila) che cambia radicalmente la carta di identità del contribuente. Chi sviluppa un volume di affari di 100mila euro, ad esempio, si ritrova a 60, oltre alle altre spese documentate «inerenti» l’attività professionale (spese personale, affitto, studio, telefono, consumi vari, ecc.). E proprio l’inerenza di questi «altri costi documentati» riserva non poche sorprese. Infatti, sovente capita di ritrovarsi pezze giustificative che hanno davvero poco a che fare con l’attività professionale. Ovviamente, le rigorose norme di rispetto della privacy impongono il massimo riserbo sull’identità di questi evasori tipo, ma tra quei 3mila nominativi nel mirino ci sarebbero - giurano i bene informati - diversi commercialisti. Sul punto va detto che il sistema informatico - nel quale si inseriscono alcuni dati - va ad estrapolare quei nominativi che presentano alcune situazioni anomale. A titolo di esempio, quelle da cui figura un rapporto tra costi e ricavi che in alcuni casi raggiunge il 70% del fatturato. E ancora: all’interno della voce costi, quelli considerati «farlocchi» (le altre spese documentate) rappresentano la voce più significativa. Un invito a cena per il Fisco.
Quali rimedi? Cominciamo col dire che la procedura prevede l’invio al domicilio del professionista di un questionario al quale l’interessato deve rispondere fornendo una serie di documenti. Chi non lo fa si becca l’accertamento automatico, chi lo fa deve sperare in una archiviazione, cioè che le «giustificazioni» sono stat dichiarate esauienti.

i redditi incriminati Attualmente, l’Agenzia delle entrate sta inviando atti per i redditi del 2008 in quanto ormai definitivamente chiusi; per legge, infatti, il fisco consente il «ravvedimento» non oltre un anno dopo la chiusura. Quindi, oggi si potrebbe fare il 2009 e - per chi volesse cambiare idea e decidere di devolvere un «obolo» in più al fisco - entro il mese di settembre per le dichiarazioni del 2010.
Ma non è tutto. Chi scherza col fisco, rischia di compromettersi fino in fondo. Premettendo che tali accertamenti pur se «parziali» possono essere estesi anche a tutta la dichiarazione, va aggiunto che tali verifiche possono avere un’influenza sugli studi di settore attraverso la riclassificazione di tutti gli importi relativi alla propria posizione, andando ad alterare un equilibrio fiscale. In pratica verrebbe ridisegnato il proprio profilo fiscale, il che si traduce in una lievitazione delle voci di reddito soggette a tassazione. Come già detto, a una prima raffica di questionari, è seguita una corsa a «definire» la lite con il fisco, sanando la propria posizione, cioè pagando. In tema di lotta all’evasione fiscale, nei primi otto mesi di quest’anno l’Agenzia delle entrate di Bari ha recuperato oltre 70 milioni di euro di gettito sommerso.

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