Al Sud un'economia «segmentata»
E la forbice resta aperta anche per i consumi, con un valore medio pro-capite al Sud pari al 68,3% della media del Centro Nord. Si riduce invece il divario in termini di Pil pro-capite, che si stima potrà attestarsi nel 2005 al 58,8% (dal 58,5% del 2003), a causa della variazione demografica, della convergenza nella produttività e dei trend dell'occupazione: nel Mezzogiorno, infatti, la popolazione è diminuita di 70.000 unità rispetto all'aumento di 960.000 abitanti dell'Italia; il gap di produttività si è ridotto di 2,4 punti a causa del calo del Centro Nord, e l'occupazione mostra una dinamica (+0,9%) superiore alla media nazionale.
Proprio riguardo al lavoro, l'Eurispes stima una ulteriore contrazione del tasso di disoccupazione al Sud, che dovrebbe scendere al 17,2% nel 2004 e al 16,8% nel 2005 (4,6% e 4,4% le previsioni per il Centro-Nord).
Cè però da segnalare una forte differenziazione regionale, con l'Abruzzo che va ad una velocità convergente con il resto del Paese (5,6%) mentre Campania, Calabria e Sicilia superano il 20%.
Dove il Mezzogiorno mostra una netta rimonta è invece l'export, passato dall'8,7% del 92 al 10,7% del 2003. Per il biennio 2004 e 2005, inoltre, è prevista un'ulteriore ripresa con tassi di crescita stimati al 3,7% e al 6,6%, i più alti a livello nazionale.
Il Sud batte il Nord anche per le presenze turistiche (+1% contro un -1,6% del Centro Nord), che gli consente di raggiungere il 20,7% del totale nazionale, dato peraltro - sottolinea l'Eurispes - ancora insufficiente rispetto al potenziale di attrattive territoriali del Mezzogiorno, e che in qualche misura risente della differenza di ricettività tra le due ripartizioni: infatti, soltanto il 17,2% degli alberghi nazionali e il 5,8% delle strutture complementari è localizzato al Sud.
Nel Mezzogiorno, poi, e nonostante la stagnazione economica, cresce anche il terziario, soprattutto per la vivacità del comparto commerciale, che denota però una crescente polverizzazione e una crescita lenta della grande distribuzione. Resta invece aperta la sfida dell'internazionalizzazione: se infatti al Centro-Nord l'incidenza degli investimenti esteri diretti sul pil è inferiore a quasi tutti i Paesi della Ue (12,8% nel 2002), nel Meridione, scrive l'Eurispes, «le difficoltà si amplificano», e il peso delle partecipazioni estere detenute da imprese locali nel 2003 era pari al 3,6% del totale nazionale. Anche la capacità di attrarre investimenti produttivi risulta di gran lunga inferiore al resto del Paese, così che nel Sud è localizzato solo il 4,7% delle partecipate estere in Italia, a conferma di una marginalizzazione economica del Sud, dove si aprono stabilimenti per usufruire di eventuali benefici legislativi o fiscali, mantenendo però la sede legale nel Centro Nord.