«Potenza, dormo sotto  ai tralicci e sento  la radio nel citofono»

di Massimo Brancati

POTENZA - Dorme all’ombra di sette antennoni. Quello che era un angolo di paradiso, un panorama mozzafiato è diventato un inferno elettromagnetico. Miria Lo Russo abita a Piani del Cardillo, una zona rurale alla periferia di Potenza, vera e propria terra di conquista per tralicci e ripetitori. Nell’area giganteggiano complessivamente dodici impianti di trasmissione ed è già attivata la procedura per costruirne un tredicesimo.

Miria - che dice di sentire la radio nel citofono e di vedere la televisione senza il bisogno di avere un’antenna - ha più volte segnalato il caso, evidenziando, tra l’altro, una forte incidenza di malattie - riconducibili, a suo dire, alla presenza degli antennoni - nella contrada potentina. «Mio marito, vegetariano, cultore del vivere sano - racconta - è morto stroncato da un tumore». A febbraio di tre anni fa Miria scrisse una lettera-aperta denunciando la «deregulation» che regna nel settore dei ripetitori, le autorizzazioni «facili» da parte dell’Arpab e la proliferazione di tralicci anche laddove c’è già una saturazione: «Ormai - sottolineò con ironia - qui facciamo la radioterapia gratis».

Tre anni dopo ci ritroviamo al punto di partenza. Le istituzioni, insomma, tergiversano e l’allarme lanciato dagli ambientalisti riecheggia nel deserto. Il Wwf Potenza e aree interne prova a dare una «scossa» al generale torpore mettendo a punto la campagna informativa (dal titolo «Io vivo qui. Ascoltami») su elettromagnetismo e qualità dell’aria.

L’iniziativa s’inserisce nel quadro della riorganizzazione territoriale dell’associazione ambientalista che prevede una maggiore autonomia delle sezioni. Quella di Potenza, promotrice della campagna informativa, è presieduta da Franco Vomero, Daniela Galasso (vice presidente), Lucia Restaino (responsabile dell’archivio), Nicola Magnella (responsabile coordinamento attività). Del gruppo fa parte anche Miria Lo Russo che porta in dote la sua (infelice) esperienza con gli antennoni. L’obiettivo del progetto - è stato spiegato ieri nel corso di una conferenza stampa - è quello di acquisire informazioni e conoscenze sull’elettromagnetismo anche grazie a un comitato scientifico costituito da esperti e docenti universitari. «Vogliamo promuovere - ha detto Daniela Galasso, responsabile del progetto - un percorso scientifico di analisi delle criticità ambientali indotte da fattori di rischio quali la variazione non misurata del campo elettromagnetico di base e l’emissione incontrollata di sostanze tali da compromettere la qualità dell’aria. Ci impegneremo a produrre materiali informativi attraverso i quali dialogare con le amministrazioni e le popolazioni».

Il Wwf Potenza e aree interne, dunque, prova a colmare il vuoto che aleggia sullo sviluppo di ripetitori e antenne. Ancora oggi spuntano come funghi. Senza regole. E con gli accordi tra i vari gestori sullo scambio di postazioni la situazione è ulteriormente sfuggita di mano. La Basilicata (non solo Potenza) è invasa da antenne, tralicci e impianti di trasmissione sistemati in un regime di «deregulation» che non può non preoccupare. Non solo perché viene completamente disattesa una legge regionale, la n. 30 del 5 aprile 2000 (che prevedeva piani di localizzazione e un catasto degli impianti): ciò che preoccupa maggiormente i cittadini è il livello di elettrosmog. Si dirà: non si deve fermare il progresso, occorre offrire ai cittadini una gamma di servizi a valore aggiunto come la telefonia mobile, la ricezione dei programmi radio televisivi, la fornitura dell’energia elettrica. È vero, ma si deve tutelare, in via prioritaria, la salute della popolazione e questo lo si fa adottando tutte le precauzioni necessarie. Nella comunità scientifica si dibatte da tempo circa la pericolosità delle onde elettromagnetiche. Molti studi sono stati fatti, molti altri sono in corso, un verdetto definitivo non è stato ancora emesso, forse ci vorranno ancora molti anni prima che il mondo scientifico si pronunci in maniera chiara e definitiva. Qualche esperto esclude problemi sulla salute umana, ma altri ricercatori indipendenti insistono sul fatto che i Cem (Campi elettromagnetici) hanno un alto rischio cancerogeno e producono discontinue alterazioni del Dna e delle membrane cellulari. In attesa di capire chi ha ragione è opportuno cautelarci. Come? Fissando delle regole, stabilendo dove e come sistemare i vari tralicci (tra antennoni e impianti di trasmissione radiotelevisiva). Regole che sono già state scritte, come dicevamo, dalla Regione ben 11 anni fa, ma in Basilicata nessun comune si è dotato di un piano di localizzazione. Tra le eccezioni c’è Tricarico dove, però, si è alzato un polverone di polemiche dopo la decisione del Comune di bocciare la richiesta di una compagnia telefonica e di promuovere quella per l’installazione di un impianto di trasmissione radiotelevisivo.

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