Il giudice a un tranese: hai un'altra chance sennò "lavori forzati"

di ANTONIO GALIZIA
CONVERSANO - Da Conversano una storia molto simile a quella di Everett Ulysse McGill, il galeotto condannato ai lavori forzati. È il protagonista del film «Fratello dove sei?» dei fratelli Cohen. La stessa sorte potrebbe toccare a G.D., classe 1961, un senza dimora di Trani, tossicodipendente con problemi con la giustizia, che vive da un anno e mezzo a Conversano, in una comunità terapeutica. Per il suo carattere «difficile», è stato allontanato dal centro, dove avrebbe assunto atteggiamenti conflittuali nei confronti degli operatori e degli altri ospiti, pregiudicando il suo e i percorsi terapeutici altrui.

È stato quindi processato in Tribunale a Bari, per «violazione della libertà vigilata» impostagli. Il passo successivo, cioè l’aggravamento della libertà vigilata, sarebbe la «colonia agricola», in pratica uno o due anni da trascorrere in un campo di lavoro in Sardegna o in Emilia Romagna. 

Non sono certo i lavori forzati a spaccare pietre lungo le rive del Mississippi, come raccontano i fratelli Cohen nel film. «Ma è comunque una forma di lavori forzati», dice l'avvocato Luciano Caramia, difensore di G.D., che è riuscito a scongiurare la possibilità vedendosi riconoscere dal giudice di sorveglianza del Tribunale di Bari, Giuseppe Mastropasqua, la conferma della libertà vigilata e la necessità di proseguire il programma terapeutico di recupero, spesso interrotto da periodi in carcere. Il giudice, riconoscendo che l’aggravamento della misura in corso avrebbe potuto sortire un ulteriore danno, essendo l’uomo senza dimora e senza una famiglia che può accoglierlo, ha dato a G.D. una nuova possibilità, assegnandolo a un’altra comunità, stavolta di Sannicandro. Ma un’ulteriore possibilità non ci sarà: se il 49enne ripeterà le intemperanze, la zappa e la vanga saranno dietro l’angolo.
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