GALLIPOLI - Il senatore Vincenzo Barba doveva essere ucciso. Un agguato programmato, studiato, ma poi sfumato. Ed è «saltato» perchè chi avrebbe dovuto eseguirlo è poi finito in carcere. Si tratta dello stesso sicario che ha fatto fuori Salvatore Padovano, il vecchio boss della Sacra Corona. Stesso killer ed anche stesso mandante. Perchè a ordinare di uccidere il noto uomo politico sarebbe stato Rosario Padovano.
13 Novembre 2009
GALLIPOLI - Il senatore Vincenzo Barba doveva essere ucciso. Un agguato programmato, studiato, ma poi sfumato. Ed è «saltato» perchè chi avrebbe dovuto eseguirlo è poi finito in carcere. Si tratta dello stesso sicario che ha fatto fuori Salvatore Padovano, il vecchio boss della Sacra Corona. Stesso killer ed anche stesso mandante. Perchè a ordinare di uccidere il noto uomo politico sarebbe stato Rosario Padovano.
La rivelazione è contenuta nei verbali delle dichiarazioni di Carmelo Mendolia, il killer che nella scorsa primavera ha avviato la collaborazione con la magistratura ed ha svelato i retroscena dell’omicidio di Salvatore Padovano. E agli inquirenti ha raccontato anche il progetto di eliminare il senatore del Pdl.
Il pentito, nel racconto ai magistrati, non fa mai il nome di Barba. Ma i riferimenti non lasciano dubbi. Ecco uno stralcio del racconto del pentito: «Rosario mi aveva detto che doveva essere eliminato anche un politico di Gallipoli, una persona importante che si occupa di petroli ed altre attività commerciali, che ha un sacco di soldi e che paga i pescatori, proprietario di una casa nel centro di Gallipoli dove abita la madre e dove hanno sede le sue attività e che ha una villa a Rivabella».
L’agguato al politico, nelle intenzioni di chi lo avrebbe ideato e di chi lo avrebbe dovuto eseguire, non doveva sembrare un omicidio di mafia. L’obiettivo, infatti, era quello di farlo passare come un omicidio maturato nell’ambito di una rapina.
Il senatore Barba, rintracciato nel suo studio, cade letteralmente dalle nuvole. «Di tutta questa storia - dice - non so assolutamente nulla».
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