BARI - Il Policlinico e l’Asl Bari non pagano le circa venti aziende che forniscono loro servizi. Una situazione che di fatto alimenta la crisi di liquidità e fa crescere la difficoltà di pagare gli stipendi ai dipendenti. Periodo molto critico per quelle società, piccole, medie e grandi, che stanno affrontando seri problemi. I ritardi sono in media di 7-8 mesi ma in certi casi superano anche i 13 mesi. • L'assessore alla Sanità vieta di sforare i tetti di spesa
22 Ottobre 2009
di Manlio Triggiani
BARI - Il Policlinico e l’Asl Bari non pagano le circa venti aziende che forniscono loro servizi. È crisi, quindi, per quelle società, piccole, medie e grandi, che stanno affrontando seri problemi di liquidità e fanno salti mortali per pagare gli stipendi ai lavoratori.
Infatti, i ritardi dei versamenti da parte di Policlinico e Asl Bari ammontano a 7-8 mesi e se si pensa che il flusso di cassa mensile solo del Policlinico è di circa 2 milioni al mese circa si può capire come la situazione sia critica.
Tutte le aziende stanno ancora pagando i dipendenti ma la situazione sta assumendo i contorni del dramma.
Riccardo Erbi, direttore commerciale dell’area Sud del Gruppo La Cascina afferma: «Per quanto riguarda l’Asl Bari non possiamo tanto lamentarci: i contratti prevedono 60-90 giorni di tempo per il pagamento delle forniture di pulizia e stiamo ottenendo i fondi “sforando” fino a 120-150 giorni. Per quanto riguarda il Policlinico abbiamo raggiunto un ritardo rilevante: addirittura di 13 mesi e negli ultimi 5 mesi stiamo facendo sforzi seri per far quadrare i conti. Del resto, immagino che anche loro abbiano situazioni di criticità. Comunque, abbiamo avviato delle transazioni sui crediti ormai scaduti e speriamo di risolvere».
Insomma, una situazione particolarmente critica se si pensa che per una piccola o media azienda questa realtà potrebbe significare anche il fallimento.
Un altro imprenditore, che ha richiesto l’anonimato, spiega la difficile condizione e ammette che fra un paio di mesi la situazione da difficile diverrà davvero critica. «Non so se potrò pagare gli stipendi. La mia è un’azienda di medie dimensioni, esiste da qualche decennio. Da 5 anni abbiamo varato una politica di espansione capillare e questo ha significato fare sforzi da affrontare con costi rilevanti, frutto di un’analisi del budget. Ma che è successo? Dai vari enti locali cui abbiamo fornito servizi abbiamo assommato un credito di ben 2 milioni e mezzo di euro. Alla Regione - spiega - hanno scialacquato i fondi, sappiamo bene degli scandali. Noi, invece, siamo in seria difficoltà: la nostra non è una società di fornitura di attrezzature. Noi forniamo mano d’opera e l’80 per cento del nostro costo è il personale. E quindi chi fornisce materiale o macchinari, può sospendere la fornitura. Noi no, per una questione di igiene o per una questione di ordine pubblico.
E così, per pagare gli stipendi, e il tfr, stiamo facendo salti mortali. Peraltro, per partecipare a questi bandi di gara e vincerli, i margini di lucro devono essere risicati, mentre i margini aziendali stanno andando in fumo. Noi dobbiamo ancora riscuotere fatture di gennaio. Il Policlinico ci ha pagati fino a giugno e poi il blocco. L’Asl Bari è il vero problema: là, per i macelli che ci sono stati, con i direttori generali cambiati l’uno dopo l’altro, nessuno sa chi deve firmare. Abbiamo problemi di accesso al credito e abbiamo 900mila euro fuori. Ma come si fa a fare l’imprenditore così? E la mia azienda è sana: ha fatto 36 assunzioni da aprile a oggi».
Un altro titolare di un’impresa osserva: «La Regione vuole “internalizzare” il personale perché con i privati il lavoro è troppo precario? Per forza, se la Regione paga con 7 mesi di ritardo le aziende private che forniscono servizi, è chiaro che i lavoratori sono precari! Presto potrebbero diventare anche disoccupati».
Il direttore generale del Policlinico, Vitangelo Datoli, spiega: «Ci sono ritardi, è vero, ma stiamo transando dando la priorità ai servizi di ristorazione, logistica, pulizia, energia, per i vecchi periodi cioè per i primi mesi. Per il resto stiamo fissando il pagamento a 90 giorni. Per i fornitori di attrezzature, è previsto il pagamento a 12 mesi. Ci stiamo sforzando di andare a due velocità, ma definiremo presto la questione».
Preoccupazione è stata espressa anche da fonti sindacali. Antonio Caprio, segretario provinciale Terziario dell’Ugl ha affermato: «Se a breve non viene sbloccata la situazione, avremo i lavoratori senza stipendio e in piazza. Se le aziende non possono fare il versamento per il Durc (Documento unico di regolarità contributiva Inps) non potranno neppure incassare. Il rischio - dice Caprio - è che fino alla prossima tornata elettorale tutto rimanga fermo. Per non parlare del rischio di fallimento per le aziende più piccole».
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