BARI - Anche Alessandro Mannarini è da ieri agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti . La Guardia di Finanza ha notificato nei suo confronti l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Bari su richiesta del pm antimafia Giuseppe Scelsi.
Le dichiarazioni rese dal «terzo moschettiere» sulla pazza estate 2008, quella vissuta a stretto contatto con Gianpaolo Tarantini e Massimiliano Verdoscia non avrebbero convinto gli investigatori. Mannarini, leccese, non avrebbe detto tutto quello che sapeva sulla cocaina che serviva per allietare le feste vip in Costa Smeralda. Il 38enne, per parte di madre rampollo di un’antica famiglia magliese, era stato ascoltato nuovamente nei giorni scorsi dagli investigatori che hanno notato delle incongruenze nel suo racconto.
Nel mirino delle fiamme gialle, sembra, le diverse versioni sulla «cassaforte» al primo piano della villa in costa Smeralda. Mannarini ha sostenuto che solo Tarantini e la moglie di quest’ultimo potevano aprirla e prelevare le dosi di cocaina necessaria per la serata.
Un altro aspetto sul quale gli investigatori ritengono non abbia detto tutta la verità riguarderebbe il contenuto delle valigie che ha trasportato in un paio di viaggi da Bari in Sardegna. Il sospetto è che il quantitativo di cocaina che tutti gli indagati hanno ammesso di aver portato con sé sarebbe in realtà inferiore a quello effettivamente trasportato. Mannarini era l’unico dei «tre moschettieri» a non essere stato ancora arrestato.
Durante l’inchiesta Tarantini è stato fermato il 18 settembre scorso e posto ai domiciliari tre giorni dopo; prima di lui erano stati arrestati (il 7 agosto scorso) Stefano Iacovelli e Massimiliano Verdoscia, posti ai domiciliari dopo due settimane.
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