BARI - Il gip del tribunale di Bari ha convalidato il fermo del pluripregiudicato Giovanni Cassano, di 37 anni, fratellastro del giocatore di calcio Antonio Cassano, accusato di essere uno dei componenti del commando che la notte tra il 26 e il 27 settembre scorsi si introdusse nella villetta di un imprenditore edile di Noicattaro (Bari) per una rapina durante la quale l'imprenditore uccise un presunto rapinatore. A Giovanni Cassano, fermato il 3 ottobre dai carabinieri, è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentativo di rapina e per la ricettazione dell'autovettura rubata utilizzata per compiere l'assalto.
07 Ottobre 2009
BARI - Il gip del tribunale di Bari ha convalidato il fermo del pluripregiudicato Giovanni Cassano, di 37 anni, fratellastro del giocatore di calcio Antonio Cassano, accusato di essere uno dei componenti del commando che la notte tra il 26 e il 27 settembre scorsi si introdusse nella villetta di un imprenditore edile di Noicattaro (Bari) per una rapina durante la quale l'imprenditore uccise un presunto rapinatore. A Giovanni Cassano, fermato il 3 ottobre dai carabinieri, è stata notificata un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentativo di rapina e per la ricettazione dell'autovettura rubata utilizzata per compiere l'assalto.
Durante l'irruzione nella villa uno dei componenti il commando, Luigi Bartoli, di 45 anni, fu ucciso con un proiettile sparato dall'imprenditore, Giuseppe Difino. Quest'ultimo, che era nella villetta insieme con la sua compagna, si accorse che c'erano estranei in casa: dal letto della sua stanza, la cui porta era chiusa a chiave, sparò due colpi. I proiettili perforarono la porta: uno si conficcò nel muro del corridoio, l'altro colpì Cassano al deltoide destro, uscì dalla spalla e si conficcò nel cuore di Bartoli, che era dietro di lui. Subito dopo gli intrusi fuggirono dall'abitazione; il cadavere di Bartoli fu abbandonato davanti all'ospedale San Paolo di Bari.
Secondo le indagini, Cassano è stato ferito mentre forzava la porta della camera da letto di Difino con un cacciavite. Il Dna ricavato dalle tracce di sangue trovate nell'abitazione è ritenuto altamente compatibile con il suo. Così come il foro dell'arma nella porta della stanza e la posizione dell'uomo.
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