Il caso
Processo Ilva, la Regione costretta a «sfiduciare» un suo assessore
Emiliano deve decidere quali conclusioni presentare come parte civile: dovrà chiedere un risarcimento a Pentassuglia
BARI - E adesso cosa farà la Regione? A partire da lunedì, nell’udienza del processo Ilva, saranno le parti civili a presentare le proprie conclusioni. La posizione più delicata, e non per motivi giudiziari, è proprio quella del presidente Michele Emiliano: un ordigno che rischia di scoppiargli in mano.
Tra gli imputati del processo Ilva c’è infatti il suo predecessore, Nichi Vendola, contro cui l’accusa ha chiesto 5 anni per concussione.
E insieme agli allora collaboratori di Vendola c’è pure Donato Pentassuglia, attuale consigliere e assessore all’Agricoltura, nei cui confronti la Procura ha chiesto 8 mesi per favoreggiamento. Dal punto di vista della Regione, la questione non è tanto giudiziaria quanto politica, perché rischia di scatenare un ginepraio di polemiche dovendo chiedere la condanna di un ex presidente, nonché alleato, e di un proprio assessore: e tutto questo senza considerare i profili umani di cui pure si è discusso in alcune delle ultime riunioni di giunta.
Nel processo di Taranto la Regione è allo stesso tempo danneggiata (la rappresenta l’avvocato Salvatore Daluiso) e responsabile civile (con l’avvocato Alessandro Amato). Le conclusioni di norma - per le condanne penali - vanno in adesione a quelle della pubblica accusa: per questo regolarsi diversamente rischierebbe di aprire un incidente diplomatico con la Procura di Taranto. Nel momento in cui si costituisce parte civile, la parte privata deve presentare la richiesta di risarcimento altrimenti decade. Ma se poi l’amministratore pubblico dovesse essere condannato, allora interverrebbe la Corte dei conti... Un ginepraio.
E dunque? Il tema nei giorni scorsi è stato al centro di una riunione. A quanto sembra la decisione verrà presa in prima persona dal presidente Emiliano (che è titolare dell’azione civile, in quanto legale rappresentante dell’ente): sarà lui a siglare le conclusioni, e probabilmente sarà anche presente in Tribunale. Qualunque richiesta presentata nei confronti di Vendola avrà, ovviamente, un valore politico in senso lato, ma qualunque richiesta nei confronti di Pentassuglia rischia di averne uno anche immediato: l’assessore all’Agricoltura è titolare di delega del presidente, lo stesso presidente che gli chiede un risarcimento per le conseguenze di un fatto illecito... Insomma, un cortocircuito.
La materia sul punto è complessa, in più la Puglia - come sempre - si distingue per le norme più assurde e complicate d’Italia. L’unica certezza è che, in ogni caso, Pentassuglia non rischia la decadenza. All’epoca dei processi per la Sanitopoli pugliese, la Regione (giunta Vendola) dovette decidere di non costituirsi parte civile nei confronti dell’allora consigliere regionale Antonio Decaro (poi assolto con formula piena) perché altrimenti lo avrebbe fatto decadere. Stessa cosa accadde poco dopo per l’allora consigliere Gerardo Degennaro (sempre del Pd): gli fu mandata solo una raccomandata per interrompere i termini di prescrizione. Tuttavia nel 2010 sono state emanate nuove norme con una modifica alla legge elettorale: da allora è previsto che la costituzione di parte civile nel processo penale «non costituisce causa di incompatibilità».
È per questo che l’allora vicepresidente Angela Barbanente ha potuto firmare la costituzione contro Vendola nel processo Ilva senza farlo decadere. Ma adesso la materia trascende le aule di giustizia: Emiliano rischia di essere costretto a «sfiduciare» un proprio assessore, pur non volendolo fare.