L'intervista

Nuoto, la benedizione del presidente Barelli: «Puglia, terra di talenti»

patrizia nettis

Il numero uno della Federazione italiana nuoto parla anche dei Giochi del mediterraneo: «La Puglia ha insistito tanto per averli devono servire a dotare Taranto e tutto il territorio di un impianto efficiente»

Il pass olimpico per alcuni atleti, tra cui il pugliese Marco De Tullio, la grave situazione delle società sportive e degli impianti in ginocchio per la pandemia e per i pochi ristori governativi. Ma anche uno sguardo al futuro con tanti applausi alla Puglia. Pensieri in libertà di Paolo Barelli, il numero uno della Federazione italiana nuoto. Fresco di riconferma alla guida della Len (Ligue européenne de natation), la federazione continentale europea di governo e coordinamento degli sport acquatici nuoto, nuoto sincronizzato, tuffi e pallanuoto, Barelli è il «presidentissimo» della Fin, rieletto a settembre con un plebiscito (oltre il 70% dei consensi).

Presidente, è stato appena rieletto alla guida della Len.
«Un successo di tutto il nuoto italiano. Siamo una delle federazioni europee impegnate in tutte le discipline, al top insieme alla Russia, questo è la nostra giusta collocazione al vertice dell’Europa».

La proposta di Butini: pass olimpico per cinque azzurri, tra cui Marco De Tullio. Cosa farà il Consiglio federale?
«Dal direttore tecnico della Nazionale sono state delle indicazioni. Credo e penso che tutti questi atleti dimostreranno sul campo di fare il tempo che loro meritano e quindi non ci sarà bisogno di queste attenzioni che sono ugualmente corrette perché noi come federazione dobbiamo tutelare coloro i quali per il dramma del virus non sono stati bene e non si sono potuti allenare e magari coloro i quali potrebbero incappare in seguito».

La Pellegrini ringrazia, ma rifiuta, dicendo che il pass lo conquisterà sul campo.
«Credo che nessuno abbia mai messo in dubbio che Federica a marzo possa nuotare 1.56.09».

Lei ha partecipato a due Olimpiadi: come avrebbe reagito a questa decisione?
«Io non avrei mai potuto ambire ad avere tali riconoscimenti (ride, ndr) perché in questo caso stiamo parlando di Pellegrini e di atleti che vincono medaglie. Io dovevo farmi il segno della croce e pregare per entrare in semifinale».

Quanto reggeranno le società in queste condizioni?
«È una situazione drammatica in tutto il Paese. Penso che non ci sia stata e non ci sia ancora un’attenzione corretta da parte del Governo, che, nei decreti fatti a sostegno delle attività economiche e imprenditoriali, si è completamente dimenticato che esiste la realtà di impianti sportivi, gestiti per lo più da società private deboli al cospetto di questa crisi. Non c’è stato un intervento meritevole, solo mini interventi che non solo non hanno risolto nulla, ma nemmeno hanno affrontato i problemi. I nostri sport, che vanno “ad acqua calda” e quindi per questo costosi, soffrono più di altri. Questa è una denuncia che io e tutta la federazione stiamo facendo da mesi, da aprile. Però finora tutti hanno fatto orecchie da mercanti».

I ristori per le società. Si dice che qualche grosso club stia per dichiarare bancarotta…
«Questo purtroppo è ovvio. Già in condizioni normali gli equilibri di bilancio sono difficili da mantenere, oggi sono pochissimi a potersi permettere di mantenere un impianto aperto per 20-30 atleti. Io ritengo che in una realtà come quella della Puglia dove ci sono tanti campioni che rendono onore alla Puglia stessa, ci debba essere intervento forte della Regione. Tanti governatori si lamentano perché hanno complicazioni con gli sport invernali della neve, la Puglia si occupi delle attività acquatiche, da cui sta traendo un grande beneficio in termini di immagine. La Regione sostenga queste attività non con le chiacchiere, ma nei fatti».

Gli 800 euro per i collaboratori sportivi assegnati a pioggia, cioè senza tener conto delle effettive ore di lavoro. Che ne pensa?
«In un momento così disagiato non posso essere contro ad emolumenti anche se dati a pioggia, ma questo non risolve la situazione. Anzi così non si va al cuore del problema. Se falliscono le società chi li pagherà poi? Addirittura adesso il ministro allo Sport propone una riforma del lavoro sportivo che è inattuabile».

A proposito, la nuova contrattualistica che riguarderà i tecnici. Come faranno le società a reggere le spese dei vincoli di dipendenza?
«Chi non è d’accordo a dare paracadute sociali ai collaboratori dello sport? Tutti siamo favorevoli, io per primo. Ma il problema è: chi paga? Le società anche in epoca di normalità sono entità fragili perché sono per lo più gestite da volontari. Ora siamo di fronte a una situazione disperata, come è possibile pensare che le società che sono sull’orlo di un fallimento, se non già fallite, possano avere ulteriori costi? Ripeto, le società sono in crisi e, senza aiuti concreti da parte del Governo, falliranno. Dare a una grande società 2-3mila euro di ristoro è ridicolo e basta, forse, solo per comprare qualche rotolo di carta igienica».

La Federazione cosa chiederà al Governo per aiutare gli impianti italiani?
«Il governo che finora ha rivolto le attenzioni ai mandati dei presidenti e alle incompatibilità, concentri ora tutte queste attenzioni ai poveri impianti sportivi e alle società che, di fatto, oggi non hanno ricevuto il becco di un quattrino. Sui soldi può intervenire solo il Governo e quindi le Regioni, e quindi le autorità locali: solo le Regioni possono offrire elementi di certezza e, insieme al Governo, dovrebbero fare quello che finora non hanno fatto e cioè sostenere le attività sportive che gestiscono gli impianti».

I giochi del Mediterraneo a Taranto: meglio realizzare una piscina olimpionica ex novo o è preferibile puntare sulla ristrutturazione dello stadio del nuoto di Bari, e quindi sulla vasca da 50 metri, già esistente per realizzare un centro federale?
«La Puglia ha insistito tanto per questi giochi che devono servire a dotare Taranto e tutto il territorio di un impianto efficiente. La piscina di Bari deve tornare allo splendore e se tutto questo avviene con la collaborazione del comitato regionale se ne possono addirittura fare due di centri. Ma ci deve essere la volontà delle istituzioni locali. Mi auguro che dal sindaco di Bari, presidente Anci e dalla Regione venga la spinta per creare supporto a sport acquatici in una regione particolarmente avvezza all’acqua».

Secondo lei dove sta il segreto di questa Puglia che è cresciuta così tanto a livello nazionale nonostante tutte le difficoltà di impiantistica?
«C’è evidentemente un patrimonio genetico particolarmente favorevole e una passione per le discipline acquatiche che poi esplode anche con queste prestazioni grazie al grande lavoro dei tecnici con il supporto del comitato regionale. Per questo la Regione deve investire sulle eccellenze».
Gli Assoluti di Riccione a dicembre hanno senso considerato che tanti atleti non si stanno allenando o si stanno allenando poco?
«Certo che hanno senso: un segnale di speranza».

Un messaggio in questo difficile momento?
«Bisogna resistere. La federazione fa quello che può con gli aiuti per affiliazioni, tesseramenti e tasse gare oltre che accollandosi spese dei tamponi per tutti gli atleti e gli accompagnatori alle gare. Rimbocchiamoci le maniche e esperiamo di salvarci tutti».

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