In Puglia e Basilicata
25 Agosto 2009
I reati ipotizzati nel provvedimento di sequestro firmato dal gip di Brindisi Antonia Martalò, su richiesta del pm Adele Ferraro, sono abuso d’ufficio, falso in atto pubblico e violazione della normativa edilizia.
Le indagini della procura – a quanto si è saputo – avrebbero accertato che il complesso turistico sia frutto di accordi illeciti e collusioni tra i tre funzionari e gli imprenditori che stavano realizzando la struttura, usufruendo peraltro di finanziamenti pubblici per 1,3 milioni di euro. In particolare, il funzionario della Regione, nel corso della prima conferenza dei servizi, aveva espresso parere negativo al progetto, definito ad alto impatto ambientale ed ubicato in zona agricola, quindi inedificabile. Poi, però, lo stesso funzionario ha cambiato idea, forse nel momento in cui – fanno notare gi investigatori – il Comune di Villa Castelli gli ha dato un incarico professionale nell’ambito dello stesso progetto.
Il Comune, per superare il 'nò della Regione, presentò un piano di marketing che dimostrava la ricettività del territorio che, però – secondo l’accusa – si è poi rivelato un falso perchè copiato interamente da un piano marketing del Comune di Potenza.
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