Giustizia svenduta

Lecce, magistrati arrestati torna a parlare Nardi: «Miei figli minacciati di morte»

Redazione online

L'ex gip, in carcere dal 14 gennaio 2019, lamenta lunga detenzione e respinge accuse

LECCE - Ha respinto tutte le accuse a suo carico, ha detto di temere per l’incolumità dei suoi figli, minacciati su Facebook di essere bruciati vivi, ed ha lamentato la lunga detenzione a cui è sottoposto da oltre un anno.

Sono, in sintesi, le dichiarazioni rese al Tribunale di Lecce, dinanzi al quale è in corso il processo a suo carico, dal magistrato tranese Michele Nardi e che il presidente della sezione giudicante ha deciso di trasmettere alla Procura generale presso la Corte d’appello di Lecce.

Nardi è in carcere dal 14 gennaio 2019 con le accuse di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari, falso ideologico e materiale. Il magistrato, che è a giudizio con rito ordinario, fu arrestato assieme al collega ex pm tranese Antonio Savasta (a giudizio con rito abbreviato) con l'accusa, contestata ad entrambi, di aver garantito esiti processuali favorevoli in diverse vicende giudiziarie e tributarie in favore degli imprenditori coinvolti nelle indagini in cambio di ingenti somme di danaro e, in alcuni casi, di gioielli, diamanti e varie utilità.

Assieme ai due magistrati fu arrestato l’ispettore di Polizia Vincenzo Di Chiaro, a giudizio dinanzi al Tribunale assieme a Nardi e ad altre due persone. Le accuse risalgono al periodo compreso tra il 2014 e il 2018. Al momento dell’arresto Savasta e Nardi erano in servizio al Tribunale di Roma. Successivamente Savasta si è dimesso dalla magistratura.

Nardi, che era collegato in videoconferenza dal carcere di Matera, dov'è detenuto, ha lamentato la lunga detenzione a cui è sottoposto ritenendola «ingiustificata» se paragonata a quella degli altri colleghi coinvolti nell’inchiesta, e forse giustificata - a suo dire - dal non appartenente alla corrente giusta, facendo riferimento al caso Palamara.

Il riferimento alla detenzione dei magistrati era a Savasta, che è stato detenuto in carcere ed è da tempo ai domiciliari, e all’ex pm tranese Luigi Scimé che è imputato a piede libero nel processo con rito abbreviato.

Durante l’udienza è stata ascoltata Maria Grazia Caserta, il giudice che ha denunciato e fatto condannare Nardi per calunnia.

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