I bambini pugliesi piccoli «schiavi» della televisione
di ENRICA SIMONETTI Un rapporto masochistico lega gli italiani all’amato-odiato televisore: tutti si lamentano di quanto siano scadenti i programmi e tutti stanno lì ore e ore, fedeli allo schermo come se fosse una religione da praticare. Tra i più «fedeli» e quindi tra i più masochisti, ci sono purtroppo i bambini pugliesi, che insieme ai laziali stazionano davanti alla televisione circa 2 ore al giorno, 24 minuti in più della media dei loro coetanei nelle altre regioni
25 Luglio 2009
di ENRICA SIMONETTI
Un rapporto masochistico lega gli italiani all’amato-odiato televisore: tutti si lamentano di quanto siano scadenti i programmi e tutti stanno lì ore e ore, fedeli allo schermo come se fosse una religione da praticare. Tra i più «fedeli» e quindi tra i più masochisti, ci sono purtroppo i bambini pugliesi, che insieme ai laziali stazionano davanti alla televisione circa 2 ore al giorno, 24 minuti in più della media dei loro coetanei nelle altre regioni. Il dato emerge da u n’indagine della Swg svolta per «Moige » e divulgata in occasione della presentazione dell’Osservatorio Tv e minori della Regione Lazio. Secondo lo studio condotto su un campione di cinquemila genitori con figli minori di 12 anni, è emerso che i bambini italiani dedicano mediamente alla tv un’ora e 36 minuti e allo sport 45 minuti al giorno. I maschi sono ancora più teledipendenti delle femmine.
E non basta. Nonostante tutte le polemiche sulla tv spazzatura e sull’enor me quantità di violenza che il video ci rigurgita in casa, emerge che il 54,6% dei ragazzi guarda la televisione soprattutto in orari serali, solo il 40% nella fascia protetta (dalle 15 alle 19) e il 5,4% addirittura prima di andare a scuola (ma quale disturbo alla concentrazione!). Insomma, le chiacchiere e i buoni propositi sono tanti, ma gli italiani conducono sempre più un’esistenza da teledipendenti, tra l’altro senza poter godere tutti di film o programmi in lingua con sottotitoli, come avviene negli altri Paesi del mondo, in cui i piccoli teledipendenti almeno imparano le lingue vedendo cartoons. Gli italiani invece sono affezionati alla loro storica «mamma-tv».
Ci sono persone che in questi giorni tempestano i centralini degli uffici Rai per conoscere le novità sui vari sistemi digitali in arrivo; per non parlare della quantità di canali satellitari e decoder che ingombrano ormai le case, come se in una giornata di 24 ore si possano vedere tre film bellissimi, un documentario sugli animali, 18 telegiornali e 2700 programmi comici. Lo schermo si fa aitante, sottile (e al plasma) e la gente è sempre più pronta a ingoiare ore e ore di talk show, grandi fratelli, isole dei famosi e quiz demenziali. Inutile negare quanta compagnia sappia fare la tv: immaginiamo di entrare nella calura estiva della casa di un anziano e lo troveremo in compagnia di una tele-velina. O di un comico che lo farà sorridere. Certo, che problema è, in un mondo che lascia soli i vecchi. E i bambini? Quelli che in piena estate sono davanti alla tv e non invece all’aria aperta perché non hanno di meglio da fare? Sono figli non di genitori degenerati, ma di una società intera che ha perso la battaglia contro la Noia.
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