L'intervista

Emiliano, «Nessun accordo con i grillini La destra? Vota già per me»

Michele De Feudis

Il governatore pugliese: «Più dei conservatori, temo la sindrome autodistruttiva della sinistra»

BARI - «In Umbria ha vinto il centrodestra, ma noi andremo al voto con la ‘coalizione dei pugliesi’». Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia per il centrosinistra, a latere dell’evento dell’Ansa al Petruzzelli commenta con la Gazzetta gli scenari in divenire dopo le regionali umbre.

Governatore, si aspettava il successo del centrodestra in Umbria?
«Dopo 50 anni di governo progressista nella Regione, non c’è da meravigliarsi: il presidente dem si era dimesso prima del tempo, le grandi città, da Terni a Perugia, erano passate tutte a destra. E così alla fine si perde. In Puglia invece…».

Che succede?
«Qui avviene il contrario: non avevamo mai vinto a Lecce, la capitale residua della vecchia destra tradizionale, e abbiamo conquistato la città. Oltre a governare Bari, Barletta, Trani, Brindisi e Taranto».

Il patto giallorosso Pd-M5S nelle regioni funziona?
«Le alleanze devono partire dal basso, perché in caso contrario diventano “di convenienza”. Se non si deve trattare di un matrimonio, ci deve essere affetto e rispetto reciproco. In Umbria non c’è stato il tempo per consumare un rapporto duraturo».

Sul piano elettorale?
«Nel sistema a turno unico delle regionali, una struttura tripolare avvantaggia il centrosinistra, minoritario in Italia e al Sud: andare all’uno contro uno è molto rischioso. Chi non condivide il candidato della “coalizione della Puglia” può votare il M5s e viceversa. Solo dopo, chi vince, può costruire una alleanza».

All’inizio della passata legislatura lei aveva offerto ai grillini degli assessorati…
«Lo statuto prevedeva la differenza di genere, dovevo provare ad avere assessori metà uomini e metà donne. Nella giunta due erano esterne, le altre tre le indicai dall’interno, per evitare che qualcuno potesse impugnare le mie nomine. Il mio lavoro nei confronti del M5S è stato incessante in questi anni. Ho cercato in tutti i modi di far comprender loro che si poteva collaborare».

Adesso non c’è spazio per nuove intese?
«Sia la ‘coalizione per la Puglia’ e che i 5Stelle la pensano alla stessa maniera. Il discorso è chiuso e superato. Avevo avuto l’impressione che qualcuno spingesse su questa alleanza - parlo di esponenti del centrosinistra - per rendere più contendibile la leadership della coalizione per la Puglia».

Non lo è?
«Ci sono le primarie. I pugliesi sono ormai abituati a scrivere il programma e scegliere il candidato governatore dal basso».

Accordi giallorossi nelle regioni, dopo il flop umbro, sono quindi archiviati.
«SkyTg24 mi ha definito un governatore indipendente di centrosinistra. E indipendente lo sono sempre stato, anche quando nel Pd non stavo nelle correnti e facevo arrabbiare - sempre con garbo - D’Alema, Renzi e Bersani. Sono stato sempre fedele ai pugliesi».

Allergico alle logiche di partito?
«Anche Vendola faceva arrabbiare i romani, persino Fitto faceva arrabbiare Berlusconi. I pugliesi sono così: quelli che stanno a Roma non ci aiutano».

A cosa si riferisce in particolare?
«Il M5S diceva che ci voleva aiutare a sistemare Ilva e Taranto, ad evitare il gasdotto Tap. Ha vinto le politiche con i nostri voti e poi ha tradito questo programma. Noi vogliamo fare gli interessi della Puglia, non quelli del Nord e della Lega Nord né di chi ci sacrifica sull’altare del governo».

Presidente ha parlato di “coalizione dei pugliesi”. Come la si può definire?
«Noi vogliamo candidare “la Puglia” alle prossime elezioni. Andremo oltre quello che abbiamo già visto e cambieremo in meglio questa regione. Tutti sono convocati in questa “nazionale pugliese” che si deve opporre al degrado del Sud mettendo al primo posto i numeri della qualità di una regione che in 15 anni è decollata, per indicatori economici e turistici, come ci è riconosciuto da tutto il mondo».

Eppure soffia in Italia un forte vento di destra.
«La Puglia ha una antica tradizione di destra. Alle politiche ha sempre votato per i conservatori mentre ha mostrato discontinuità nelle regionali e nei Comuni: è una terra poco ideologica, molto pragmatica, dove l’elettorato di centrodestra ha premiato il centrosinistra. Le nostre idee devono essere sobrie, di lunga durata: noi non ci chiediamo da dove vieni ma dove vogliamo andare insieme».

Questo è lo «schema Emiliano».
«Quando dicono che sono trasversale perché ho tanti amici che vengono dal centrodestra, replico che questo è il segreto della Puglia. L’elettore di destra, quando è ben governato, può votare un candidato non della sua parte, perché lo riconosce come un bravo amministratore. I pugliesi vogliono sapere i nomi dei candidati, non affidano le chiavi di casa a chi si mette una maglietta di un partito qualsiasi. Vogliono sapere “a chi appartieni”. Sono prudenti e indipendenti. Noi non abbiamo la categoria amico/nemico: se sei nato in Puglia prima hai interesse per il tuo territorio e poi viene il partito…».

La campagna elettorale del 2020 si avvicina.
«Sarà dura, la Puglia e l’Emilia-Romagna sono la linea del Piave. Mi auguro che ci sia un sostegno da parte di tutti. Non ho paura dell’elettorato di centrodestra che normalmente ha votato per noi; temo quelli che a sinistra possono innescare procedure di autodistruzione. Le critiche più forti non le ricevo da destra, ma da esponenti del centrosinistra».

Prima ha citato Vendola e Fitto…
«Nichi potrebbe rientrare in campo alla grande. Per Fitto vale la stessa cosa: non ho condiviso le sue idee di governo, ma l’ho rispettato. Le sue sconfitte sono state figlie di un tempo in cui la nostra proposta più moderna travolgeva un sistema antiquato. Ora è possibile che i ko lo abbiano rilanciato verso la modernità. Fitto è passato da essere il campione del cattolicesimo democratico a leader della destra post-tatarelliana. Pinuccio sarebbe sconcertato nel vedere chi è ora il suo erede. Se sarà il nostro sfidante, ci impegneremo per batterlo con ancora maggiore intensità».

Privacy Policy Cookie Policy