Il caso

Dress-code alle corsiste: confermati i domiciliari a ex giudice Bellomo

Redazione online

È stato arrestato lo scorso 9 luglio per presunti maltrattamenti su 4 donne

Resta agli arresti domiciliari l’ex giudice barese del Consiglio di Stato Francesco Bellomo, arrestato lo scorso 9 luglio per presunti maltrattamenti su quattro donne, tre ex borsiste e una ricercatrice della sua Scuola di Formazione per la preparazione al concorso in magistratura, ed estorsione ad un’altra ex corsista per averla costretta a lasciare il lavoro in una emittente locale. Il gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna, che dieci giorni fa aveva firmato l’ordine di arresto e dinanzi alla quale martedì scorso Bellomo ha respinto le accuse in quasi nove ore di interrogatorio, ha rigettato l’istanza di revoca della misura cautelare fatta dai difensori, gli avvocati Beniamino Migliucci e Gianluca D’Oria.

Stando alle indagini dei Carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi e dal sostituto Daniela Chimienti, Bellomo avrebbe vessato alcune corsiste della sua Scuola in cambio di borse di studio. Alle donne, con le quali aveva anche relazioni intime, avrebbe imposto rigidi codici di comportamento e dress code, fino a controllarne profili social e frequentazioni. Bellomo aveva negato i maltrattamenti e dopo l’interrogatorio la difesa aveva depositato anche una memoria con la quale l’ex consigliere di Stato, destituito nel gennaio 2018, documentava con mail ed sms che i racconti di alcune sue presunte vittime «non rispondeva alla realtà dei fatti». Il gip sottolinea che, non essendo stati trascritti integralmente, «non è apprezzabile l’esatta portata dei messaggi di testo».

Dando parere negativo alla revoca dell’arresto, la Procura ha inoltre depositato nuovi atti, sulla base dei quali il gip ritiene «attuali e concrete» le esigenze cautelari e «idonea» la misura domiciliare «considerato il disvalore delle condotte e dell’intensità del dolo». Nel provvedimento di rigetto, il gip dà comunque atto che «l'indagato ha risposto alle domande in maniera articolata, ampia, in rapporto anche alle singole vicende» ma tali «ampie dichiarazioni rese, appaiono allo stato mere asserzioni difensive» e quindi «non idonee - conclude il giudice - a scalfire la complessiva consistenza della piattaforma indiziaria». I difensori hanno comunque già presentato ricorso al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca dell’arresto. L’udienza è fissata per il 26 luglio.

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