Regione Puglia

Liste d'attesa, dopo sms di Emiliano a non votare, sotto accusa Procacci

Il governatore, tramite il suo consigliere, ha invitato via whatsapp i capigruppo del centrosinistra a votare «no» al provvedimento

BARI - Volano gli stracci nella maggioranza sulla legge contro le liste d’attesa che sarà discussa martedì in Consiglio. Fabiano Amati, autore della proposta, attacca infatti il presidente Michele Emiliano, per il tramite del suo consigliere Giovanni Procacci che - come ha raccontato la «Gazzetta» ieri - tramite Whatsapp ha invitato i capigruppo del centrosinistra a votare «no» al provvedimento.

Ieri sui gruppi Whatsapp della maggioranza Procacci era impegnato a cercare chi avesse fatto trapelare alla stampa i contenuti del suo appello a votare «no». «Un colpo basso», lo definisce Amati: «Se Emiliano ha un consigliere che si chiama Procacci - dice - è normale che si metta a procacciare i voti dei consiglieri regionali. Ma è discutibile se questo viene fatto per assecondare pochissimi medici che temono, peraltro infondatamente, di subire un danno al reddito, mettendo così in secondo piano le file dei cittadini al Cup e tutti i dati statistici in possesso della Regione».

Nel merito, la contrarietà di Emiliano è motivata con le perplessità sollevate dai medici: lo stop all’attività intra-moenia - previsto dalla legge Amati quando c’è un forte disallineamento con le attese per ottenere le prestazioni in regime istituzionali - è considerato «non risolutivo» e anche «dannoso». «La legge italiana - ribatte Amati - non consente che i tempi d’attesa dell’attività istituzionale non siano allineati a quelli per l’attività a pagamento. Nel corso di questi mesi, ho evidenziato quello che succede in Puglia, senza mai avere la soddisfazione di una risposta nel merito. I dati pugliesi evidenziano una notevole differenza nei tempi d’attesa per prestazioni istituzionali e a pagamento, a parità di prestazioni, personale ed ore di lavoro. A questo punto, non è possibile non intervenire con un rimedio meramente attuativo. E non è possibile che molte Asl non pubblichino su Internet nemmeno i dati obbligatori sulle attività a pagamento. I tempi di attesa rientrano nei Livelli essenziali di assistenza, e invece vengono subordinati a un possibile danno economico per pochissimi medici».

Dal centrodestra arrivano stilettate. «Il Che Guevara di Puglia - dice il capogruppo Dit, Ignazio Zullo, riferendosi ad Amati -, pur non essendo grillino ma piddino fa demagogia in stile Cinque Stelle: colpevolizza il medico, mentre chi veramente toglie è il suo partito, la sua maggioranza e il suo presidente Emiliano. Il Pd la smetta con le pagliacciate, giocando con la salute dei pugliesi». [m.s.]

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