I giudici della I sezione penale della Corte d'appello hanno assolto ieri «perché il fatto non sussiste» Silvestro delle Foglie, di 65 anni e la moglie, Sabina Cirone, di 64 anni, i due amministratori unici dello stabilimento di Modugno (Bari) che produce fertilizzanti per l'agricoltura ottenuti mediante il trattamento di fanghi provenienti da depuratori pubblici. Erano accusati di aver mescolato i fanghi ai rifiuti solidi urbani triturati, smaltendo il tutto su terreni di proprietà della «Tersan» a Mariotto, frazione di Bitonto; inoltre, era contestata a entrambi la produzione di un compost destinato allo smaltimento che, invece - riteneva di avere accertato l'accusa - veniva venduto e utilizzato per uso agricolo e per l'agricoltura biologica
05 Maggio 2009
BARI - Cancellate le accuse alla presunta fabbrica dei veleni. I giudici della I sezione penale della Corte d’appello hanno assolto ieri «perché il fatto non sussiste» Silvestro delle Foglie, di 65 anni e la moglie, Sabina Cirone, di 64 anni, i due amministratori unici dello stabilimento di Modugno specializzato nella produzione di fertilizzanti per l’agricoltura ottenuti mediante il trattamento di fanghi provenienti da depuratori pubblici. La sentenza ribalta decisamente la statuizione del giudice di primo grado di due anni fa che aveva inflitto una condanna a un anno di reclusione a Delle Foglie e a un’ammenda di 16mila euro alla moglie, per violazione delle norme sul trattamento e sullo smaltimento dei rifiuti, dell’inquinamento atmosferico nonchè di frode nell’esercizio del commercio, riconoscendo il risarcimento in sede civile sia ai danni dei proprietari di alcune villette vicine allo stabilimento sia del Wwf e del comune di Modugno.
Il sostituto procuratore generale, nel corso della sua requsitoria, aveva chiesto l’estinzione del processo per intervenuta prescrizione, mentre le parti civili avevano insistito per la condanna in sede civile. La Corte di appello, invece, ha accolto la tesi dei difensori degli imputati, gli avvocati Francesco Paolo Sisto e Luigi Paccione, che hanno sempre ribadito l’infondatezza delle accuse in quanto - a loro dire - non supportate nè da analisi nè da elementi di prova circostanziati. Il verdetto di ieri ha revocato anche le statuizioni civili.
Secondo l’avvocato Sisto «al termine di un lungo e tormentato percorso giudiziario, la pacatezza del giudice di secondo grado ha consentito di allontanare completamente lo spettro della responsabilità penale che incombeva sulla Tersan Puglia. "Il fatto non sussiste" - aggiunge - è una formula che, in considerazione del fatto che i reati erano comunque prescritti, non lascia alcuno spazio ai detrattori della società Tersan, di qualsiasi genere essi siano».
In sostanza, Delle Foglie e Cirone, il primo amministratore unico della Tersan fino al 20 ottobre '99, l’altra dallo stesso giorno fino al termine delle indagini, sono accusati di avere trattato fanghi che, in base all’autorizzazione ricevuta dalla Provincia, non avrebbero potuto trattare perchè contenenti metalli pesanti (cadmio, cromo, zinco e altri); secondo l’accusa, avrebbero mescolato i fanghi ai rifiuti solidi urbani triturati ricevuti e avrebbero smaltito il tutto su terreni di proprietà della «Tersan » a Mariotto, frazione di Bitonto; inoltre, era contestata a entrambi la produzione di un compost destinato allo smaltimento che, invece - riteneva di avere accertato l’accusa - veniva venduto e utilizzato per uso agricolo e per l’agricoltura biologica. L’ultima accusa era di avere prodotto emissioni inquinanti.
Le risultanze processuali non hanno però convinto i giudici della Corte di appello che hanno emesso un verdetto di assoluzione ritenendo inesistente il reato. I fatti contestati fanno riferimento al periodo compreso tra settembre '98 e novembre 2003. La prescrizione del reato non avrebbe frenato il diritto al risarcimento delle parti civili. Con la sentenza di assoluzione di ieri, però, decade tutto.
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