In Puglia e Basilicata
25 Aprile 2009
di CARLO STRAGAPEDE
BARI - Michelangelo Stramaglia, 49 anni, presunto boss di Valenzano, è stato ucciso con un colpo di pistola all’addome, ieri sera, intorno alle 21,30. Il ferimento è avvenuto a Valenzano, precisamente in via Capurso. Poi, secondo una ricostruzione ancora tutta da verificare, Stramaglia è stato caricato - forse dagli stessi killer? - su un’auto di passaggio, una «Lancia K» guidata da un uomo che presumibilmente si è diretto verso l’ospedale «Di Venere».
Probabilmente lo stesso conducente dell’auto, divenuto soccorritore per forza, ha telefonato al 118. In effetti, arrivata a Ceglie, in piazza Vittorio Emanuele, la «Lancia K» grigio metallizzato, con Stramaglia sanguinante a bordo, ha incrociato l’ambulanza. Gli uomini del 118 hanno tentato di salvare Stramaglia ma non c’è stato nulla da fare.
Ai primi testimoni che si sono radunati nella piazza quadrangolare, si è presentata questa scena: il cadavere del presunto boss valenzanese era adagiato sul marciapiedi, parallelamente alla strada, davanti ad alcune case «a ringhiera», a pochi passi da una salumeria. Un cerotto su un braccio e la maglia nera tagliata testimoniava il tentativo - purtroppo vano - dei sanitari del 118 di strapparlo alla morte. A un metro dal cadavere, la «Lancia K». Il conducente dell’auto è stato subito ascoltato, e fino a notte fonda, dai Carabinieri del comando provinciale e della compagnia «Bari San Paolo», che conducono le indagini, coordinate dalla Direzione antimafia.
In pochi minuti, sul posto sono arrivati i familiari di Michelangelo Stramaglia. E, in un tam tam fulmineo, centinaia di curiosi. Testimoni, loro malgrado, della disperazione della moglie, Anna Pietrantonio - un ragazzo e una ragazza i figli nati dal loro matrimonio -, della sorella Chiara e di numerosi altri parenti.
Chi era Michelangelo Stramaglia? Era ritenuto dagli investigatori al vertice dell’omonimo clan di Valenzano. Una organizzazione specializzata - secondo fonti investigative - nel traffico di droga. Proprio a questioni legate alla gestione degli affari illeciti del gruppo criminale sarebbe ascrivibile il duplice delitto avvenuto il 13 gennaio dell’anno scorso, presso un bar del paese. Sotto i colpi di un killer caddero Michele Buscemi, nipote di Stramaglia, personaggio noto, e il suo amico Daniele Di Mussi, un bancarellaio incensurato. Per il duplice omicidio, il 19 febbraio successivo, venne arrestato dai carabinieri Luigi Spinelli, di 28 anni, acquavivese.
Stramaglia, anni fa, era ritenuto vicino al clan Parisi del quartiere Japigia ed era noto a Valenzano perché gestiva un’attività di sfasciacarrozze. Quanto al possibile movente del delitto, si potrebbe inquadrare - il condizionale è quanto mai d’obbligo - nella faida fra i clan Stramaglia e Di Cosola. È troppo presto per dire se l’assassinio di ieri sera possa ricollegarsi in modo sia pure larvato alla recente scarcerazione dei 21 picciotti del clan Strisciuglio.
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