Processo «Sed»
Traffico di droga da Foggia all’Abruzzo: 17 condanne per complessivi 119 anni
19 imputati per lo più di Foggia accusati a vario titolo di traffico di cocaina e 198 episodi di spaccio nel nord Barese e Abruzzo per fatti datati agosto 2020/aprile 2021.
Due assoluzioni e 17 condanne per complessivi 119 anni, 10 mesi e 20 giorni con pene oscillanti da 2 anni e 8 mesi sino a 18 anni e 2 mesi, nel processo “Sed” a 19 imputati per lo più di Foggia accusati a vario titolo di traffico di cocaina e 198 episodi di spaccio in città, provincia, nord Barese, e Abruzzo per fatti datati agosto 2020/aprile 2021. Un’officina alla periferia del capoluogo gestita da padre e figlio sarebbe stata la base dello smercio di ingenti quantitativi di droga. Per altri 7 imputati minori ci sono proposte di patteggiamento per singoli episodi di spaccio.
Nel doppio blitz di Direzione distrettuale antimafia e Direzione investigativa antimafia del 23 settembre e 2 ottobre 2024, denominato Sed perché in alcune intercettazioni così veniva chiamata la cocaina, furono eseguite 27 ordinanze cautelari firmate dal gip di Bari: 14 in carcere, 7 ai domiciliari, 5 obblighi di dimora, 1 divieto di dimora. La sentenza di primo grado è stata pronunciata ieri dal giudice per le udienze preliminari di Bari Antonella Cafagna, con pene ridotte di un terzo per la scelta del rito.
Il pubblico ministero Ettore Cardinali nell’udienza del 7 luglio chiese 19 condanne per complessivi 166 anni e 4 mesi di carcere. I difensori sollecitavano assoluzioni e/o condanne al minimo della pena, con assoluzione dalla più grave imputazione di traffico di droga contestata a 10 persone; 4 le persone assolte limitatamente a questa accusa.
La pena più dura - 18 anni e 2 mesi a fronte dei 20 chiesti dall’accusa - è stata inflitta a Leonardo Bruno, 37 anni, carrozziere foggiano ritenuto al vertice del clan di trafficanti di cocaina, insieme al padre Giuseppe unico dei 27 imputati complessivi dell’inchiesta ad aver optato per il processo in aula in corso da mesi davanti alla sezione collegiale del Tribunale dauno. Nell’ottica accusatoria che ha sostanzialmente retto al vaglio del giudice di primo grado la base operativa del clan era la carrozzeria “Safety car” di via Manfredonia gestita dai Bruno, padre e figlio che si sarebbero occupati di approvvigionamenti della cocaina, cessioni, fissazioni del prezzo a grossisti e pusher, talvolta negando anche di rifornire alcune piazze per garantirsi situazioni di monopolio. Davanti all’officina la Dia nascose una telecamera filmando per mesi incontri in cui sarebbe stato pianificato il traffico di chili di sostanza stupefacente.
Stando all’atto di accusa basato essenzialmente su video e intercettazioni cui aggiungere le dichiarazioni Carlo Verderosa ex affiliato alla “Società foggiana” pentitosi a dicembre 2019, negli 8 mesi di indagini nel capoluogo furono smerciati 20 chili di cocaina, pari a 83 mila dosi per un valore di oltre 6 milioni. All’inchiesta Sed sono infatti collegati una serie di arresti in flagranza di attuali imputati con sequestri di cocaina: 4 chili a Vincenzo Piccirilli il 16 ottobre 2020; altri 4 chili il successivo 18 novembre a Daniele Delli Carri; mezzo chilo a Francesco Racano il 10 febbraio 2021; 50 grammi a testa a Giuseppe Bruno e Giovanni Sinesi il 17 febbraio e 19 aprile 2021.
Secondo la Direzione distrettuale antimafia Giacomo Mastrapasqua (inflitti 8 anni) di Bisceglie era uno dei fornitori di Giuseppe e Leonardo Bruno. Daniele Delli Carri (condannato a 15 anni e 10 mesi) avrebbe aiutato padre e figlio nell’acquisto e trasporto della droga, distribuendola ai grossisti che rifornivano a loro volta i pusher di Foggia, Lucera, Serracapriola, Volturino e Pescara. Piccirilli (9 anni e 10 mesi) avrebbe custodito la cocaina aiutando Daniele Delli Carri nella distribuzione; dopo l’arresto in flagranza di quest’ultimo, il compito di custode della cocaina sarebbe stato assunto da Giovanni Sinesi (8 anni per spaccio, assolto dalla più grave accusa di traffico di droga) nipote del boss Roberto Sinesi. Cupo (11 anni e 4 mesi) nell’organigramma della Dda è ritenuto uno degli “stabili acquirenti” della cocaina distribuita in città. Come avrebbe fatto Marianna Bruno (condannata a 6 anni per spaccio, assolta dal traffico); e Oto Raffa (5 anni e 10 mesi per spaccio, assolto dal traffico di droga) quest’ultimo sulla piazza di Serracapriola. Racano avrebbe collaborato con Cupo nello smercio della cocaina: anche per lui assoluzione dalla più grave accusa di traffico di droga, mentre gli sono stati inflitti 4 anni per spaccio in continuazione con un’altra condanna.