le indagini

Schianto dell’elicottero sul Gargano, la procura chiede l’archiviazione: «È stata una tragica fatalità»

Ci furono sette morti, ma mancano indizi che giustifichino un processo

L’elicottero non aveva problemi, essendo adeguatamente equipaggiato e manutenuto. Sì, non era dotato del “sistema di avviso di prossimità al suolo”, né di “registratori di dati, voci e rumori in volo”, ma sono strumentazioni non previste. Pilota e copilota erano esperti e qualificati. Furono le condizioni meteo avverse con forti raffiche di vento e nebbia, a causare la tragedia perché il radar altimetrico segnalò che il velivolo era pericolosamente vicino al suolo meno di 3 secondi prima dell’impatto. “In conclusione, dalle indagini non si rivelano elementi indiziari sulla cui scorta sia possibile ravvisare sicure responsabilità colpose rilevanti per causare il disastro, a carico dei vari soggetti a vario titolo interessati dal volo” (piloti, proprietari del mezzo, manutentori) “per cui si ritiene estremamente improbabile che un qualsiasi giudizio penale possa concludersi con condanne”. Su queste basi il pm Matteo Stella chiede al gip di archiviare l’inchiesta a carico di ignoti sull’incidente avvenuto alle 9.30 del 5 novembre 2022, quando l’elicottero dell’Alidaunia con 7 persone a bordo precipitò sui cieli di Apricena mentre dalle Isole Tremiti era diretto a Foggia. Persero la vita il pilota Luigi Ippolito, 60 anni, foggiano; il copilota Andrea Nardelli, 39 anni, e 5 passeggeri: il medico sanseverese Maurizio De Girolamo, 64 anni; la famiglia slovena in vacanza: Bostjan Rigler, 54 anni, la moglie Mateja Curk-Rigler, 44 anni; i figli Jon e Liza di 14 e 13 anni.

Adesso parola al gip per decidere se accogliere l’istanza della Procura, dopo aver valutato eventuali opposizioni dei familiari delle parti offese. L’ipotesi di reato è disastro colposo e omicidio colposo plurimo. La Procura per ricostruire cos’abbia causato l’incidente s’è affidata a 3 consulenti (due ufficiali dell’aeronautica militare e un docente universitario di strutture aeronautiche), che hanno lavorato a stretto contatto con gli ispettori dell’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo.

“Da quanto è stato possibile accertare, al netto della mancanza di talune informazioni e del danneggiamento di alcune componenti, è emerso che l’elicottero” ricostruisce il pm “dopo aver sorvolato la terraferma per poco meno di 3 minuti e mezzo, ha inizialmente urtato col ventre la cima di alcuni alberi, successivamente ne ha impattato altri con le pale del rotore. Senza il rotore di coda, è diventato totalmente ingovernabile ed è precipitato al suolo in una radura rocciosa, in località Castelpagano in agro di Apricena. L’ultima comunicazione tra il mezzo e il centro informazioni di volo di Brindisi avvenne alle 9.27, cioè 3 minuti prima dell’incidente; e non furono evidenziate avarie o variazioni al piano di volo stabilito, comunicando che l’arrivo a Foggia era previsto alle 9.40”.

Dalle indagini sono emerse “alcune criticità nella normativa sul volo per trasporto passeggeri con elicottero”, tanto che l’Ansv ha raccomandato che diventi obbligatorio “l’utilizzo di sistemi di tracciamento del volto e anticollisione con il terreno per mitigare i rischi di incidenti durante il volo manuale”. Ma “non sono emersi” rimarca il pm “profili di responsabilità colposa a carico di nessuno”. Il disastro “sarebbe stato determinato da una convergenza di molteplici fattori, tra cui spiccano quello meteorologico e quello normativo, ciascuno dei quali non sarebbe stato sufficiente a causarlo senza il concorso di ognuno degli altri”.

Per quanto ricostruito da esperti e inquirenti, “il principale fattore sarebbe stato quello meteo: forti raffiche da ovest/nord-ovest che avrebbero determinato uno scostamento di circa 10 gradi verso est della rotto di ritorno, facendo puntare l’elicottero in direzione dei rilievi del Gargano anziché verso la piana di Apricena. Dapprima la mancanza di punti di riferimento durante il sorvolo del mare; e successivamente le condizioni ridotte di visibilità sulla terraferma potrebbero aver impedito” (ai piloti) “di percepire tale scarroccio” (ossia spostamento trasversale) “e di apportare correzioni per riportare il velivolo in direzione di Apricena. Di sicuro c’è che durante l’ultima comunicazione radio non sono emerse evidenze che l’equipaggio si fosse accorto della deviazione. E’ probabile che l’elicottero abbia incontrato condizioni non compatibili con il volo a vista, mentre erano sufficienti per intraprenderlo al momento del decollo da San Domino”.

Così sintetizza il pm l’esito delle consulenze. “L’elicottero era adeguatamente equipaggiato, e le manutenzioni erano state effettuate secondo normativa. L’assenza di sistema di avviso di prossimità al suolo; di registratori di dati, voci e rumori; di tracking gps, ossia la capacità di trasmettere la propria posizione a terra e quindi il monitoraggio in tempo reale di posizione e rotta seguita, sono conformi alla normativa nazionale che non prevede requisiti aggiuntivi e più stringenti di quella europea. I piloti erano qualificati e abilitati solo sull’elicottero A109E: non è dimostrabile con certezza che l’impiego di un mezzo diverso avrebbe evitato l’incidente”. Da qui la richiesta di archiviazione dell’indagine per mancanza di indizi che giustifichino un processo.

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