Il caso

Cerignola, scoperta banda di ricettatori: in tre vanno agli arresti domiciliari

Redazione Foggia

Recuperati pezzi di auto e strumenti da scasso

Concessi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a un cerignolano e 2 andriesi arrestati in flagranza in un garage di Ordona il 5 settembre per ricettazione di due auto, una Maserati e una Bmw serie 4 rubate a Pescara e Milano nel 2024: all’interno dei veicoli furono sequestrati radiocomandi per auto, radio portatili e attrezzi vari che fecero parlare il gip “di spaventoso quantitativo di arnesi da scasso e dispositivi elettronici per l’apertura a distanza di auto”. Il gip di Foggia Rita Benigno che dispose inizialmente il carcere, ha ora ritenuto attenuate le esigenze cautelari; accolto la tesi degli avv. Francesco Santangelo e Francesco Maria Santangelo; e mandato ai domiciliari Biagio Michele Nazareno Barrasso, quarantenne di Cerignola; e gli andriesi Riccardo Acquaviva e Riccardo Magno di 43 e 34 anni. Il giudice ha concordato con quanto sostenuto nelle istanze difensive, rimarcando sia il periodo di carcerazione sofferto sia “il collaborativo comportamento processuale assunto dagli indagati che hanno scelto di definire il procedimento con il rito abbreviato”.

I carabinieri di Bari nell’ambito di un’indagine su furti d’auto e assalti in Capitanata, Bat e Barese la mattina del 5 settembre si appostarono davanti a un garage di Ordona, avendo appreso che la sera prima alcune persone a volto coperto vi avevano parcheggiato una “Maserati Levante” e una “Bmw”, allontanandosi a bordo di una “Fiat Panda”. Utilitaria poi notata nella tarda mattinata del 5 settembre da cui scesero i 3 indagati per entrare nel garage; i carabinieri fecero irruzione, rinvennero Maserati e Bmw e arrestarono in flagranza Barrasso, Magno e Acquaviva dopo aver accertato che le due macchine erano state rubate tra maggio e giugno 2024. Nella “Maserati” c’erano 9 radiocomandi per auto, bobine di ferro filato, chiavi inglesi e cacciaviti: nella Bmw una pistola ad aria compressa, 5 radio portatili, lampeggianti, ricetrasmittenti, arnesi vari. Nella “Fiat Panda” con cui erano arrivati i tre indiziati c’erano mascherine chirurgiche, scaldacolli, radiocomandi.

I tre indagati si avvalsero della facoltà di non rispondere alle domande del gip che non convalidò gli arresti ritenendo insussistente la flagranza, ma dispose comunque il carcere per Barrasso, Magno e Acquaviva ponendo l’accento anche “sullo spaventoso” armamentario sequestrato che “unitamente agli indumenti idonei a travisare il volto, sono sintomatici di personalità allarmanti dei tre indiziati perché chiaramente indice di finalità illecite che di lì a poco tutti loro erano intenzionati a portare a compimento”.

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