Il caso
Banda della «marmotta»: sei condanne a 42 anni di carcere
Sono tutti di Orta Nova e Ordona, i colpi anche nel nord Italia
Sei condanne a complessivi 42 anni e 1 mese di reclusione nel processo abbreviato alla “banda della marmotta” accusata d’aver assaltato e fatto esplodere 17 bancomat e bancoposta tra il 14 agosto 2024 e il successivo 2 ottobre, colpendo nel Foggiano 5 volte, nel Barese, Basilicata, Campania, Lombardia e Piemonte: in una notte furono messi a segno 3 colpi. La sentenza è stata pronunciata dal gup Odette Eronia dopo oltre 3 ore di camera di consiglio; il giudice si è invece astenuto sulle proposte di patteggiamento di altri 2 imputati. Dei 17 colpi oggetto del processo 9 andarono a segno e fruttarono circa 290mila euro, 8 fallirono. Il blitz di Procura e carabinieri scattò il 17 dicembre 2024 con 8 fermi. Gli 8 imputati (un nono è sotto processo con rito ordinario davanti al Tribunale) sono accusati a vario titolo di 19 capi d’accusa: associazione per delinquere, furto e tentato furto, detenzione e porto illegale di esplosivo, ricettazione di una “Maserati”.
I 6 condannati - Tenuto conto della riduzione di un terzo della pena prevista dal rito abbreviato, il gup ha inflitto 9 anni a Angelo Pallotta, quarantaquattrenne di Orta Nova ritenuto il capo della banda (10 anni la richiesta del pm Alessio Marangelli); 7 anni, 1 mese e 20 giorni a Lorenzo Di Michele, ventottenne di Ordona (6 anni chiedeva il pm); 6 anni, 11 mesi e 10 giorni a Antonio Battaglini, trentasettenne ortese (9 anni e 4 mesi); 6 anni e 6 mesi al compaesano Domenico Di Leo, ventunenne (6 anni); 6 anni, 3 mesi e 20 giorni a Gabriele Bruno, ventenne anche lui ortese (6 anni); e infine 6 anni, 2 mesi e 10 giorni a Pasquale La Gioia, quarantaseienne anche lui di Orta Nova (6 anni la richiesta del pm). Il gup ha ritenuto sussistente il reato di associazione per delinquere, escludendo però l’aggravante della banda armata; ha assolto alcuni imputati per i 2 assalti falliti la notte del 14 settembre 2024 a bancomat di Ruvo di Puglia e Altamura, accogliendo la richiesta difensiva che parlava di colpi abortiti perché ci fu la rinuncia a agire degli imputati avendo notato la presenza di forze dell’ordine.
Sospesi 2 patteggiamenti - Il gup non si è invece pronunciato, astenendosi sulle proposte di patteggiamento concordate tra pm e difensori di Leonardo De Luca, cinquantaduenne di Ordona (3 anni, 7 mesi e 7 giorni) e Georgi Vasilev Ivanov, ventottenne bulgaro residente a Carapelle (3 anni, 10 mesi, 20 giorni). Essendosi pronunciata sulla posizione dei coimputati e avendo escluso la sussistenza dell’aggravante della banda armata, il gup si ritiene incompatibile a decidere sui patteggiamenti; ha così mandato gli atti al presidente del Tribunale perché valuti se accogliere la sua astensione e in tal caso nominare un altro gup che si pronunci sui patteggiamenti: o ritenere che non ci siano i presupposti. Gli 8 imputati sono difesi dagli avv. Francesco Americo, Rosario Marino, Luigi Sauro, Francesco Paolo De Santis, Antonio Attino, Giorgio De Laurentis.
17 assalti - Ecco i 17 furti col botto contestati dal pm. 14 agosto: Bper di San Nicandro Garganico, bottino 6360 euro; 28 agosto, Banca Popolare di Milano di San Nicandro, fallito per non essere riusciti a posizionare la marmotta; 4 settembre, Unicredit di Borgaretto (Torino), bottino 100mila euro; 11 settembre: Bcc di Flumeri, filiale di San Sossio Baronia vicino Avellino, fallito perché non c’erano soldi; 14 settembre, Bcc di Santeramo filiale di Ruvo di puglia, fallito; 14 settembre, Bpm di Altamura, fallito; 19 settembre Bando di Desio e della Brianza, filiale di Cassolnovo, vicino Pavia, fallito; stessa notte del 19 settembre San Paolo di Mortara, vicino Pavia, bottino 8585 euro; ancora 19 settembre Postamat di Gudo Visconti, in provincia di Milano, bottino 36630 euro; 25 settembre Bcc di Flumeri, filiale di Flumeri vicino Avellino, fallito per non essere riusciti a inserire la marmotta; stessa notte del 25 settembre, Bancoposta di Montaguto, vicino Avellino, fallito per lo stesso problema; 26 settembre, Bpm di San Marco in Lamis, fallito; stessa notte del 26 settembre Bpm di San Nicandro Garganico, fallito; 27 settembre, Bpm di Ascoli Satriano, bottino 58830 euro; 28 settembre, Bcc di Grottaminarda, filiale di Sturno, vicino Avellino, bottino 19160 euro; 30 settembre Intesa-San Paolo di Fele, vicino Potenza, bottino 120 euro; 2 ottobre Unicredit di Favria, in provincia di Trino, bottino di 53930 euro.
Il modus operandi – “L’indagine ha consentito di acquisire plurimi elementi e gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un pericoloso gruppo criminale che assaltava sportelli Atm utilizzando marmotte, ossia pale esplosive” scrisse il gip che dispose il carcere per gli allora indagati, spiegando il modus operandi. “Si effettuavano regolari operazioni di prelievo inserendo una carta, al fine di determinare l’apertura dello shutter dello sportello, in modo da inserire così la pala esplosiva nella fessura di comunicazione tra l’erogatore di banconote e la cassaforte. Veniva in tal modo innescata l’esplosione per aprire il battente della cassaforte, consentendo l’accesso ai cassetti di distribuzione delle banconote”. Colpi effettuati sempre di notte e agendo in pochissimi minuti, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine allertate dalle esplosioni.
Il capo, i complici – Pallotta è indicato dal pm quale capo della banda: “forniva la base operativa per incontri, pianificazione dei furti, preparazione del materiale occorrente; inoltre definiva i vari compiti, spartiva il bottino e/o lo reimpiegava”. Di Michele e Battaglini avrebbero agito in base “alle direttive di Pallotta, eseguendo i furti, individuando gli sportelli Atm e partecipando alle spese dell’organizzazione”; De Luca sarebbe stato l’esperto che preparava le marmotte; il bulgaro Ivanov avrebbe invece “procacciato le carte di credito prepagate intestate a terzi utilizzate per assicurarsi l’apertura delle bocchette di erogazione del denaro; Bruno in alcune occasioni avrebbe fatto “da palo e/o staffetta” mentre i complici erano all’opera.