criminalità

Cerignola, si è costituito il capo della banda delle auto cannibalizzate

redazione Foggia

S’è costituito in carcere Antonio Dimmito, 57 anni, di Cerignola, principale indagato del blitz “Redivivi imperium” sul riciclaggio di veicoli rubati

S’è costituito in carcere Antonio Dimmito, 57 anni, di Cerignola, principale indagato del blitz “Redivivi imperium” sul riciclaggio di veicoli rubati. Era sfuggito alla cattura il 10 dicembre nel blitz contrassegnato dall’emissione di 26 ordinanze cautelari. L’indagato, difeso dall’avv. Francesco Santangelo, è ritenuto insieme al concittadino Antonio Fiscaldi il capo della banda: risponde di associazione per delinquere quale promotore e 16 imputazioni di riciclaggio/ricettazione. L’inchiesta conta 29 indagati tra cui 13 cerignolani, 6 sanseveresi e 3 foggiani per associazione per delinquere, ricettazione e/o riciclaggio di auto, furgoni e veicoli vari per fatti avvenuti tra Cerignola, Orta Nova e San Severo tra l’ottobre 2021 e il dicembre 2022. Il gip Francesca Mannini in parziale accoglimento delle richieste del pm Miriam Lapalorcia ha firmato 26 ordinanze: 7 in carcere, 8 ai domiciliari, 10 obblighi di dimora, 1 obbligo di firma. In occasione del blitz ne furono eseguite 20: 4 in carcere, 8 ai domiciliari, 8 obblighi vari.

Secondo l’accusa “i veicoli rubati da varie batterie di auto venivano abbandonati per qualche giorno nelle campagne della Bat per accertare l’eventuale presenza a bordo di sistemi di localizzazione satellitare”, in modo da scongiurare l’intervento delle forze dell’ordine seguendo la traccia del gps. Se non succedeva, “i mezzi rubati venivano prelevati da alcuni gruppi di ricettatori di Foggia e di Torremaggiore che dopo averli sezionati, trasferivano i vari pezzi di ricambio ai cerignolani”. Al vertice di questa filiera investigatori, pm e gip pongono Antonio Dimmito. Lui e Fuscaldi, recita l’accusa di associazione per delinquere, avevano “funzioni di comando: dirigevano e coordinavano le decisioni più importanti del sodalizio; impartivano specifiche istruzioni sulle modalità di esecuzione dei reati fine, ossia numero, modello di auto da rubare, chi doveva provvedere allo smontaggio e all’eliminazione dei segni identificativi dei veicoli, dove condurli”; Dimmito avrebbe anche “gestito in prima persona le casse del sodalizio”. Gli elementi a carico del cerignolano emergono anche dalle telecamere installate nei pressi del parcheggio del “B&B Dimmito. “L’indagato ha dimostrato d’avere una straordinaria scaltrezza derivante dalle indagini che l’hanno coinvolto in passato. Per questi motivi” scrive il pm nella richiesta d’arresto accolta dal gip “non faceva uso dei cosiddetti telefonini ‘operativi’, ma utilizzava per parlare e dare indicazioni ai sodali telefonini ‘sporchi’ dei propri sottoposti, camuffando in alcuni casi la voce con appositi strumenti e ricorrendo a un linguaggio criptico”.

Dai vertici del clan dipendevano i collaboratori più stretti: responsabile dei tagliatori di Torremaggiore; il tagliatore di Foggia; un cerignolano addetto al magazzino dove stoccare i pezzi di ricambio. A loro volta i tagliatori davano ordini a vari subordinati per taglio delle auto, trasporto pezzi, gestione magazzino, vendita. Investigatori e pm ritengono che la banda fosse “capace di ricettare e riciclare più di un veicolo al giorno grazie a una compagnia organizzata di uomini e mezzi.

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